Il
14 gennaio 1956 Giunio Tinarelli moriva nel suo letto nel quale era
immobilizzato da oltre vent’anni per una grave malattia. Aveva appena 44 anni e
una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Il suo è stato un
esempio immenso di vocazione alla sofferenza. Per commemorarlo, l’Unitalsi e il
Centro Volontari della Sofferenza, come ormai da diversi anni, promuovono nel
sessantesimo anniversario della morte, dal 14 al 18 gennaio varie iniziative di
riflessione, preghiera e incontro nel nome del venerabile Giunio.
Il
14 gennaio alle ore 15.30 al Museo diocesano si terrà la commemorazione di
Giunio Tinarelli con la presentazione del libro "L'Unitalsi a Terni dal
1948 ad oggi" di Francesco Zen. Alle ore 17,30 in Cattedrale solenne
Concelebrazione Eucaristica.
Il
15 gennaio alle ore 21 in Cattedrale concerto vocale e strumentale
dell'Istituto Giulio Briccialdi.
Il
16 gennaio alle ore 16,30 in Cattedrale "Con Maria, Madre della
Misericordia, nell’anno giubilare della Misericordia” con il rosario meditato e
la Santa Messa.
Il
17 gennaio sarà la giornata dedicata al Giubileo dei malati e degli operatori
del volontariato: alle ore 16,00 incontro presso la Chiesa di S. Pietro e
processione verso la Cattedrale e alle ore 16,30 Messa solenne presieduta da
Mons. Giuseppe Piemontese Vescovo di Terni- Narni- Amelia.
Giunio
Tinarelli, che morì ad appena 44 anni di cui venti trascorsi nell’immobilità, è
stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza, di una fede
incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Una vocazione che ha segnato
la vita del giovane operaio delle Acciaierie, sempre presente tra i suoi
coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e
spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al
giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a
Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a
Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede
agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i
suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo
andava a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante
illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la
felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma
che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri.
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