«È un mistero grande quello che oggi celebriamo. È il
mistero di Maria, ma è anche il mistero di tutti noi, anzi il mistero stesso
della storia. Infatti, sulla via dell’assunzione aperta da Maria si incamminano
anche i passi di tutti coloro che legano la loro vita a Gesù come Maria legò a
lui la sua». Così l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, nel
corso del pontificale che sabato 15 agosto ha presieduto nella Basilica
cattedrale di Spoleto, ha parlato della solennità dell’Assunta.
Con il Presule hanno concelebrato alcuni Canonici
della Cattedrale; molti i fedeli presenti e numerose le autorità civili e
militari, tra cui il vice sindaco di Spoleto Maria Elena Bececco; la liturgia è
stata animata nel canto dalla Cappella musicale del Duomo.
«Sull’esempio di Maria – ha proseguito il Presule
nell’omelia - la Chiesa è chiamata a generare Cristo nel mondo in cui si trova
a vivere, un mondo da sempre percorso dalla lotta tra bene e male. Per questo
essa non cessa di ripetere le parole di Gesù e di rinnovare sacramentalmente
i suoi gesti che danno la salvezza. Per questo - memore della parola del suo
Fondatore: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non
sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccator” (Mc 2, 17) - la
Chiesa non si stanca di rivolgere a tutti gli uomini, senza distinzione,
l’invito a cambiare vita, allontanando il male e scegliendo il bene. Per
questo, quale madre attenta e premurosa, allarga le braccia e non esclude
nessuno dalla sua accoglienza e dalla sua attenzione, anche colui che si possa
essere macchiato del più grave peccato, anche l’omicida e il traditore, il
mafioso e il razzista, l’usuraio e il violento, il prevaricatore e il
menzognero...Nessuno, proprio nessuno, deve sentirsi estraneo o rifiutato:
Gesù ha sempre combattuto e condannato il peccato, mai il peccatore. E la
Chiesa, come ogni madre, confida sempre nel piccolo seme di bene insito nel
cuore dell’uomo, di ogni uomo, e custodisce la fiducia che anche in quello più
indurito dal male e dall’egoismo possa nascere una risposta generosa
all’appello di Gesù: “Convertiti, e credi nel vangelo” (cf Mc 1, 15).
Al termine della Messa, Arcivescovo, sacerdoti e vice
sindaco sono saliti sulla loggia centrale della Cattedrale: recitata la
preghiera dell’Angelus, mons. Boccardo ha benedetto i fedeli adunati in Piazza
Duomo e l’intera Città di Spoleto.
La sera precedente, il 14 agosto, si è tenuta sempre
Spoleto, dalla Basilica di S. Gregorio a quella Cattedrale, la processione
dell’Assunta presieduta dall’arcivescovo Boccardo. Come da antichissima
tradizione, è stata portata nelle strade della città l’immagine venerata ed
amata della Santissima Icone che, ancora una volta, ha visitato il suo popolo,
elargendo a tutti luce e grazia. Questa immagine è stata donata a Spoleto da
Federico Barbarossa nel 1185 in segno di pace. Da allora, in ogni stagione, gli
spoletini hanno guardato ad essa come alla loro Signora, alla loro sicura
difesa, al loro bellissimo vanto.
Giunti in Cattedrale, l’Arcivescovo ha pronunciato,
inginocchiato dinanzi alla Santissima Icone, una supplica alla Vergine Maria,
implorando per la gente di Spoleto e di tutta la Diocesi il dono prezioso di
una fede libera, forte, gioiosa ed operosa e di uno sguardo limpido e vero sulla
realtà. In un passaggio mons. Boccardo ha fatto riferimento al momento di
confusione e precarietà che stiamo vivendo: «Si sono bruciati – ha detto -
molti degli ideali nobili e generosi che hanno un tempo infiammato i cuori e le
fantasie: l’ideale di una Patria resa grande dalla concorde passione dei
cittadini; l’ideale di una società dove le riforme delle strutture riescano a
debellare l’egoismo dei privati e ad instaurare finalmente la giustizia;
l’ideale di una convivenza umana senza squilibri, senza miseria, senza
disperazione. Siamo – ha proseguito - continuamente sollecitati dalla ricerca
di una “libertà senza verità”, che insidia l’uomo nella sua stessa dignità e
persino nella sua sopravvivenza: le fantasie genetiche, il crollo della
natalità, il disprezzo della vita umana dal suo concepimento fino al suo
termine naturale, l’introduzione subdola di falsi criteri per definire
l’identità sessuale della persona, la corrosione dell’istituto della famiglia e
della sua espressione comunitaria, generativa e formativa, il permissivismo
dilagante, l’indifferenza pratica di fronte a esodi di disperati costretti da
persecuzione, guerra e miseria a cercare fortuna altrove, definiscono
tragicamente il momento che viviamo. Tutta l’eredità del Vangelo – ha concluso il
Presule - viene progressivamente ripudiata dalle legislazioni, irrisa da quanti
gestiscono la pubblica informazione, scalzata a poco a poco dalle coscienze. In
un momento tanto segnato da confusione e precarietà, fissiamo nel tuo sguardo
materno i nostri occhi di figli e, come negli occhi dolci delle nostre mamme,
cerchiamo indicazione, consolazione e speranza».
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