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  15/08/2015 18:08


Spoleto: celebrata la solennità dell’Assunta. L’arcivescovo Boccardo: «La Chiesa, quale madre attenta e premurosa, allarga le braccia e non esclude nessuno dalla sua accoglienza e dalla sua attenzione»



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«È un mistero grande quello che oggi celebriamo. È il mistero di Maria, ma è anche il mi­stero di tutti noi, anzi il mistero stesso del­la storia. Infatti, sulla via dell’assunzione aperta da Maria si in­camminano anche i passi di tutti coloro che legano la loro vita a Gesù come Maria legò a lui la sua». Così l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, nel corso del pontificale che sabato 15 agosto ha presieduto nella Basilica cattedrale di Spoleto, ha parlato della solennità dell’Assunta.

Con il Presule hanno concelebrato alcuni Canonici della Cattedrale; molti i fedeli presenti e numerose le autorità civili e militari, tra cui il vice sindaco di Spoleto Maria Elena Bececco; la liturgia è stata animata nel canto dalla Cappella musicale del Duomo.

«Sull’esempio di Maria – ha proseguito il Presule nell’omelia - la Chiesa è chiamata a generare Cristo nel mondo in cui si trova a vivere, un mondo da sempre percor­so dalla lotta tra bene e male. Per questo essa non cessa di ri­pe­tere le parole di Gesù e di rinnovare sacramentalmente i suoi gesti che danno la salvezza. Per questo - memore della parola del suo Fondatore: “Non sono i sani che hanno bisogno del me­dico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccator” (Mc 2, 17) - la Chiesa non si stanca di rivolgere a tutti gli uomini, senza distinzione, l’invito a cambiare vita, allontanan­do il male e scegliendo il bene. Per questo, quale madre attenta e premurosa, allarga le braccia e non esclude nessuno dalla sua accoglienza e dalla sua attenzione, anche colui che si pos­sa essere macchiato del più grave peccato, anche l’omicida e il traditore, il mafioso e il razzista, l’usuraio e il violento, il preva­ri­catore e il menzognero...Nessuno, proprio nessuno, deve sen­­tirsi estraneo o rifiutato: Gesù ha sempre combattuto e con­dannato il peccato, mai il peccatore. E la Chiesa, come ogni ma­dre, confida sempre nel piccolo seme di bene insito nel cuo­re dell’uomo, di ogni uomo, e custodisce la fiducia che anche in quello più indurito dal male e dall’egoismo possa nascere una ri­sposta generosa all’appello di Gesù: “Convertiti, e credi nel vangelo” (cf Mc 1, 15).

Al termine della Messa, Arcivescovo, sacerdoti e vice sindaco sono saliti sulla loggia centrale della Cattedrale: recitata la preghiera dell’Angelus, mons. Boccardo ha benedetto i fedeli adunati in Piazza Duomo e l’intera Città di Spoleto.

La sera precedente, il 14 agosto, si è tenuta sempre Spoleto, dalla Basilica di S. Gregorio a quella Cattedrale, la processione dell’Assunta presieduta dall’arcivescovo Boccardo. Come da antichissima tradizione, è stata portata nelle strade della città l’immagine venerata ed amata della Santissima Icone che, ancora una volta, ha visitato il suo popolo, elargendo a tutti luce e grazia. Questa immagine è stata donata a Spoleto da Federico Barbarossa nel 1185 in segno di pace. Da allora, in ogni stagione, gli spoletini hanno guardato ad essa come alla loro Signora, alla loro sicura difesa, al loro bellissimo vanto. 

Giunti in Cattedrale, l’Arcivescovo ha pronunciato, inginocchiato dinanzi alla Santissima Icone, una supplica alla Vergine Maria, implorando per la gente di Spoleto e di tutta la Diocesi il dono prezioso di una fede libera, forte, gioiosa ed operosa e di uno sguardo limpido e vero sulla realtà. In un passaggio mons. Boccardo ha fatto riferimento al momento di confusione e precarietà che stiamo vivendo: «Si sono bruciati – ha detto - molti degli ideali nobili e generosi che hanno un tempo infiammato i cuori e le fantasie: l’ideale di una Patria resa grande dalla concorde passione dei cittadini; l’ideale di una società dove le riforme delle strutture riescano a debellare l’egoismo dei privati e ad instaurare finalmente la giustizia; l’ideale di una convivenza umana senza squilibri, senza miseria, senza disperazione. Siamo – ha proseguito - continuamente sollecitati dalla ricerca di una “libertà senza verità”, che insidia l’uomo nella sua stessa dignità e persino nella sua sopravvivenza: le fantasie genetiche, il crollo della natalità, il disprezzo della vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale, l’introduzione subdola di falsi criteri per definire l’identità sessuale della persona, la corrosione dell’istituto della famiglia e della sua espressione comunitaria, generativa e formativa, il permissivismo dilagante, l’indifferenza pratica di fronte a esodi di disperati costretti da persecuzione, guerra e miseria a cercare fortuna altrove, definiscono tragicamente il momento che viviamo. Tutta l’eredità del Vangelo – ha concluso il Presule - viene progressivamente ripudiata dalle legislazioni, irrisa da quanti gestiscono la pubblica informazione, scalzata a poco a poco dalle coscienze. In un momento tanto segnato da confusione e precarietà, fissiamo nel tuo sguardo materno i nostri occhi di figli e, come negli occhi dolci delle nostre mamme, cerchiamo indicazione, consolazione e speranza».




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