Il
santuario dell'Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi ha ospitato
l'ultimo incontro preparatorio dei delegati delle otto Diocesi umbre al
prossimo Convegno ecclesiale nazionale "In Gesù Cristo il nuovo
umanesimo”, in programma a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015.
L'incontro
ha affrontato gli aspetti legati al trapasso culturale e sociale
contemporaneo, che incide sempre più nella mentalità e nel costume delle
persone sradicando a volte principi e valori fondamentali per l’esistenza
personale, familiare e sociale, calandoli nella realtà dell’Umbria. A declinare
i vari contesti è stato Marco Tarquinio direttore di «Avvenire», il quotidiano
cattolico nazionale che è un importante osservatorio per quanto accade non solo
nel mondo, ma anche in Italia e nella Chiesa.
Ad aprire
l'incontro, presieduto da mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello
e delegato della Conferenza episcopale umbra (Ceu) al Convegno di Firenze, è
stato padre Giulio Michelini membro del Comitato preparatorio del Convegno
stesso, che ha illustrato i vari ambiti di lavoro ai quali saranno chiamati a
dare anche il loro contributo i rappresentanti delle Diocesi umbre. Al centro
dei lavori l'umanesimo inteso come “lo stare accanto all'uomo per abitarne le
varie realtà: cultura, famiglia, lavoro, società, creato”. Hanno partecipato
all’evento anche i vescovi di Orvieto-Todi, mons. Benedetto Tuzia, e di Gubbio,
mons. Mario Ceccobelli.
Mons.
Domenico Cancian ha aggiornato i presenti sulle ultime fasi dei lavori
preparatori del Convegno, che vedrà l'intervento di papa Francesco per l'intera
giornata del 10 novembre, per poi proseguire, nei giorni successivi, con le
relazioni del teologo Giuseppe Lorizio e del sociologo Mauro Magatti e con i
gruppi di lavoro.
«In
Umbria abbiamo avuto l'importante testimonianza di san Francesco e san
Benedetto, due grandi umanizzatori dei tempi passati, che ancora oggi segnano
profondamente la nostra realtà – ha detto mons. Cancian –. L'umanizzazione
significa raccogliere le sfide del mondo di oggi secondo l'esperienza cristiana,
tenendo presenti altri due importanti orizzonti che sono il Sinodo della
famiglia e il Giubileo della Misericordia. L'Umbria può essere un piccolo
laboratorio dell'umano, per superare le tante esclusioni in atto, per abitare
la trascendenza e dare concrete proposte pastorali che possano essere condivise
da tutte le nostre Diocesi e portare un innovativo cambiamento delle comunità».
Tante
sono state le argomentazioni, legate all'attualità e ai segni dei tempi,
proposte da Marco Tarquinio nel suo intervento, che è stato un' interessante ed
esaustiva lettura della società contemporanea, in ottica cristiana. Una visione
dell’umano che viene dal Vangelo, di una comunità cristiana presente e viva,
che sappia dare un contributo di riflessione e di azione alle dinamiche che
tendono al spersonalizzare e isolare. «La
società attuale vede sempre più prevalere forme di isolamento,
autoreferenzialità, incattivimento dei rapporti – ha detto Tarquinio –.
Situazioni che richiedono un cambiamento radicale a cominciare dal tipo di
testimonianza valoriale che i cristiani riescono a dare».
Immigrazione,
accoglienza, guerra, terrorismo sono alcune delle situazioni che creano
isolamento, odio, che innalzano muri, mentali e relazionali, tra le persone,
che generano separazioni e paura dell'altro. «I cristiani non possono
sottostare a queste situazioni – ha sostenuto Tarquinio – proprio perché sono
portatori di valori che costituiscono quell'alfabeto dell'uomo che consente di
dialogare con tutti. Il cristiano è un uomo politico che può rendere più
inclusive le città in cui vive e opera».
Un
isolamento che non è solo nei confronti dell'immigrato o del diverso, ma che
spesso è nelle famiglie, nelle comunità, nel lavoro e nell'economia, in tutte
quelle realtà che non consentono di vivere il tempo e la condivisione:
«Togliere il tempo è una delle maggiori povertà che ci circondano – ha aggiunto
Tarquinio – che porta ad isolamento, impoverimento e criticità nelle
relazioni».
A questo
si ricollega la crisi della famiglia, della natalità e del ricorso a pratiche
per avere figli da parte di coppie omosessuali o eterosessuali non più giovani,
la triste condizione della donna nei Paesi poveri, il cui corpo viene molte
volte utilizzato per la riproduzione a pagamento. «Sono situazioni che mostrano
l'insterilimento delle nostre capacità di essere innanzitutto uomini solidali e
fraterni, capaci di avere uno sguardo compassionevole, che non significa
giustificare tutto, ma portare le proprie ragioni e testimonianza – ha
evidenziato il direttore di Avvenire –. La famiglia cristiana deve avere il
coraggio di mostrarsi tale, vivere la propria essenza nella quotidianità, nella
testimonianza di vita, nel rispetto e nella comprensione». E infine un pensiero
per l'Umbria, sua terra di origine: «E’ una delle regioni più vecchie
demograficamente – ha commentato – per questo deve ricominciare a credere nella
vita che è fonte di grande ricchezza». Facendo riferimento quindi ai problemi
più strettamente legati a questioni economiche, di denaro e di legalità, Marco
Tarquinio ha invitato a dare una testimonianza forte contro la criminalità
organizzata che si sta diffondendo anche in Umbria: «la comunità cristiana deve
dare testimonianza nel rispetto di tutte le regole che sono la misura della
nostra socialità, fare effetto sul territorio, essere modello di esemplarità
per cui vita e fede diventano attraenti per tutta la società».
Com.
stampa a cura di Elisabetta Lomoro /
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