Vi
giunga, amichevole e rispettoso, il mio saluto, in rappresentanza della
comunità cristiana di questa diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino,
mentre siete alle ultime battute della campagna elettorale.
1. Quale che sia la
vostra parte politica, desidero innanzitutto esprimervi la stima della Chiesa.
E’ opinione corrente che la politica sia una cosa sporca. Ma essa è piuttosto
una grande forma di “carità”, come ci ricorda anche papa Francesco. Naturalmente
a condizione che sia svolta con spirito
di servizio e interamente rivolta al “bene comune”. Se tanti cittadini sono
tentati di astensionismo – e non è cosa
buona! – purtroppo qualche ragione c’è.
Troppi interessi personali, troppa corruzione, troppo sperpero di danaro pubblico,
mentre una crisi economica getta lavoratori, disoccupati, giovani e famiglie in
preda all’angoscia. È insopportabile. Tocca ai “reggitori dei popoli” – come vi
chiamerebbe San Francesco – dare un segnale. Un primo segnale, concreto ed
eloquente, potrebbe essere quello di cominciare il vostro mandato, se sarete
eletti, con l’autoriduzione dei vostri stipendi e simili privilegi. Si può
certo comprendere che l’attività elettorale e politica comporti spese
aggiuntive. Ma che gli emolumenti dei politici, a parità di condizioni, si
stacchino vistosamente dalla remunerazione media di tanti cittadini, è
inaccettabile. Forse un segnale come
questo sarebbe importante per restituire credibilità a una politica
boccheggiante.
2. Appena eletti, vi
ritroverete a gestire, nei parlamenti regionali – il discorso è analogo per
quello nazionale – la dialettica maggioranza-opposizione. La politica è anche
arte di mediare. Per questo la Chiesa
non sceglie a priori nessuna “parte”, tanto meno interferisce nelle dinamiche
elettorali. Al tempo stesso non si lascia “zittire” da un discutibile senso della
“laicità”, che, ben compresa, è valore anche per noi cristiani. La Chiesa non
può non avere a cuore la “polis”, perché ha a cuore l’uomo. Lo fa soprattutto
con il suo compito educativo, offrendo momenti formativi, come qui ad Assisi,
presso l’Istituto Serafico, con la Scuola di formazione socio-politica
intitolata a Giuseppe Toniolo. Nelle contingenze elettorali la Chiesa vi segue
soprattutto con la preghiera, lasciando ai singoli laici la responsabilità
delle scelte concrete. È giusto anche che, una volta in Parlamento, non vi
sentiate soli. La comunità cristiana desidera stabilire con voi un contatto,
perché il discernimento sulle diverse problematiche possa avvantaggiarsi della
comune riflessione.
3. Se tante cose di cui
vi occuperete sono opinabili, c’è però un ambito etico fondamentale che precede la politica, e che la politica
semplicemente deve riconoscere, salvaguardare e promuovere. La politica non è
Dio! Per questo San Francesco, nella lettera ai Reggitori dei popoli, con linguaggio “diretto” ammoniva: “Considerate e
vedete che il giorno della morte si avvicina. Vi supplico perciò, con tutta la
reverenza di cui sono capace, di non dimenticare il Signore assorbiti come
siete dalle cure e preoccupazioni di questo mondo, e di non deviare dai suoi
comandamenti”. Una deriva della politica è la tendenza a fare dei parlamenti il
luogo in cui si legifera anche a dispetto della legge di Dio, ad esempio in
tema di rispetto della vita. Mettersi al posto di Dio è l’inizio della fine. I
comandamenti di Dio non sono materia di discussione. Essi sono inscritti nella
nostra coscienza, e vi restano incisi anche quando non riconosciamo più la
presenza di Dio o non lo chiamiamo più con questo nome.
4. Per questo vi auguro
di andare in parlamento non lasciandovi intrappolare da schemi di “geometria”
parlamentare. Parlare di “destra” o
“sinistra”, di progressismo o tradizionalismo, di “laico” o di “cattolico”,
quando sono in gioco valori riguardanti la vita dell’uomo, la sua dignità, la
famiglia, la pace, il lavoro, è linguaggio ambiguo che rischia di ingabbiare le
coscienze in schemi non adeguati alla posta in gioco. Che significa porre il
marchio di “sinistra” o di “progressista”, a chi si batte per il lavoro e la
sua dignità, per il rispetto e
l’accoglienza degli immigrati, per la pace e la non proliferazione delle armi,
e mettere il marchio di destra e di
tradizionalista a chi si batte perché i bimbi non siano uccisi prima ancora di
nascere, perché la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna sia
rispettata come cellula fondamentale della società evitando la confusione con
altri tipi di unione, perché l’identità maschile e femminile sia preservata
dalla confusione di matrice ideologica, perché
il rispetto dell’essere umano giunga fino all’estremo limite della sua
vita? Questi temi sono tutti intrecciati. Un filo unico li tiene: è la dignità
della persona umana, l’unica dignità di ogni uomo e di ogni donna, di qualunque
età e condizione. Questi valori dovrebbero essere il fondamento di ogni
politica degna di questo nome, l’orizzonte ideale di una democrazia non ridotta
a giochi formali. L’auspicio è che i vostri rapporti con gli elettori o con le
lobbies e gli interessi di parte non vi leghino anche la coscienza.
5. Papa Francesco ha gridato contro la corruzione e ci ha invitato ad
alzare la voce su questo tema. Ha però anche spiegato che essa non si riduce al
deprecabile fenomeno delle tangenti. Su questo – va da sé – occorre fare passi
in avanti, creando una legislazione e una cultura che costituiscano l’antidoto
ad ogni tipo di mafia, di illegalità, di evasione fiscale. Ma corruzione è
anche quel sottile avvelenamento delle coscienze e delle relazioni, che si
realizza per vie mediatiche e persino legislative, quando si stravolgono valori
fondamentali di solidarietà e di rettitudine, ad esempio lasciando via libera
alle valanghe di pornografia e di pornoprassi che riempiono i nostri video e
corrompono i rapporti sociali e familiari.
Come difendere i bambini? E come non indignarsi di fronte alla
strumentalizzazione commerciale del corpo? E quanto ancora dobbiamo crescere
nel senso del rispetto delle donne e del riconoscimento del loro ruolo
sociale? Se dobbiamo tutti riscoprire il
dovere di custodire il creato con le sue bellezze materiali, fronteggiando
vigorosamente ogni attacco agli equilibri della natura, non meno ci dobbiamo
preoccupare della deriva morale che travolge le persone e le famiglie. Non basta
scandalizzarsi davanti a casi clamorosi di perversione e di violenza. I valori
fondamentali sono un tessuto unitario. Lacerarlo in un punto significa
compromettere il tutto. Una società ormai afflitta vistosamente dalla denatalità, minata dalla
corruzione e incapace di tenere in piedi il vincolo familiare si candida
all’estinzione. È ora che prendiamo coscienza di quello che sta accadendo. Una
alleanza tra soggetti educativi (famiglia, Chiesa, scuola), adulti responsabili
di qualunque fede religiosa, politici che ascoltano la propria coscienza prima
che le sirene del potere, è necessaria per arginare la frana. Il Signore vi
doni di prepararvi al vostro mandato, di governanti o di oppositori, mettendovi
davanti agli occhi la situazione dei giovani, dei lavoratori, dei disoccupati,
delle famiglie, degli immigrati, degli anziani e dei malati. Ripartiamo dalla
fragilità per metterla al centro e non alla periferia dell’azione politica. In
modo particolare adoperiamoci per il superamento della crisi economica,
coltivando una visione dell’economia
che ponga al centro l’uomo e non lo stritoli negli ingranaggi di una ricerca
senza scrupoli del solo profitto. Nella menzionata lettera ai reggitori dei
popoli San Francesco ricordava loro la verità, valida per tutti, che “quando
verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di possedere
saranno loro tolte”. A me piace concludere in positivo: per noi credenti c’è un principio di “risurrezione” che è
stato posto nella storia da quando Gesù è risorto. Non c’è situazione grave da
cui, con l’aiuto di Dio, non si possa risorgere.