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  08/04/2015 18:51


Il crocifisso trasmette un messaggio-monito universale: l’uomo non commetta violenza!



Ha sorpreso l’enfasi con la quale alcuni media umbri hanno trattato durante la Settimana Santa, quando i cristiani celebrano il mistero della Croce, la notizia della mancata rimozione del crocifisso dalle aule di una scuola statale, “stimolando” nuove polemiche su una vicenda che viene riproposta con periodicità anche in Umbria. E quando ciò accade il pensiero va a quel passato che la società odierna non merita più: alle lotte tra “anticlericali” e “clericali” superate da tempo, anche per aver ammesso gli errori e chiesto scusa. I media, pur mettendo in risalto la notizia del provvedimento adottato dalla dirigenza scolastica nei confronti di un docente contrario all’esposizione del crocifisso, di fatto hanno richiamato l’attenzione sul simbolo per eccellenza della religione cristiana, “causa” del provvedimento stesso, in un periodo dell’anno vissuto con particolare intensità spirituale da numerosi credenti: la rievocazione della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo. E questo è avvenuto in un difficile momento internazionale, che vede l’acuirsi delle persecuzioni contro chi professa la fede cristiana in diverse parti del mondo, mentre papa Francesco si appella alla comunità internazionale affinché «non resti inerte». Il diritto all’informazione, sancito dall’articolo 21 della Costituzione, è sacrosanto, ma perché enfatizzare una notizia?

Chi scrive non vuole contestare delle scelte redazionali, che rispetta pur non condividendole, ma richiamare l’attenzione sul fatto che il simbolo per eccellenza della fede cristiana, prima di essere tale, trasmette un messaggio-monito universale. Quale? Non commettere violenza nei confronti di altri uomini fino ad ucciderli in croce, come avveniva nell’Impero Romano. Tant’è vero che è Cristo il primo ad insegnare i valori attraverso i quali l’uomo è posto oggi al centro della società, mettendo in crisi il sistema di potere che non considerava gli uomini tutti uguali. E questo Cristo è riuscito a farlo nel momento in cui ha sacrificato se stesso per riscattare-salvare, anche a livello sociale, i più deboli, emarginati ed indifesi. Il crocifisso è anche simbolo per eccellenza di sacrificio e condivisione delle sofferenze del prossimo. Il crocifisso rappresenta quell’umanità che appartiene a tutto il mondo.

I moniti a non commettere violenza e a sacrificare la vita per la difesa della giustizia, che giungono senza equivoci da quell’uomo messo in croce, raramente vengono colti dai media nell’affrontare la questione “crocifisso sì, crocifisso no”. Solo chi ignora la storia bimillenaria del cristianesimo può pensare che se il suo simbolo viene esposto negli edifici pubblici, non si ha rispetto delle persone di altre fedi religiose o non credenti, mettendo così a repentaglio la laicità dello Stato.

Sia consentita un’ultima considerazione verso chi teme per le sorti dello Stato laico messo in “pericolo” dai simboli e segni religiosi (inclusa la benedizione nei luoghi pubblici). I difensori della laicità siano coerenti fino in fondo, ad esempio si battano per lavorare nei giorni delle festività religiose e riposare non la domenica. E’ una “posizione forte”, che farebbe notizia su tutti i media.

Riccardo Liguori - coordinatore Commissione regionale per le comunicazioni sociali della Ceu 




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