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  12/09/2014 17:49


«A scuola con la mela di san Tommaso». A tre giorni dall’inizio del nuovoAnno Scolastico l’editoriale del direttore de «La Voce», mons. Elio Bromuri,dedicato al «luogo privilegiato (non il solo) in cui si costruisce il futuro di una società»



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«La scuola muove persone e famiglie, giovani e anziani, ricchi e poveri, promuovendo una circolazione vitale di persone ed energie. L’importanza maggiore della scuola nella società, tuttavia, è data dal suo compito di informazione e formazione delle giovani generazioni: un compito che ha a che fare con l’intelligenza, la coscienza, la memoria, il carattere, la volontà, i comportamenti e in generale tutti gli aspetti della vita delle persone». A scriverlo è mons. Elio Bromuri, direttore del settimanale umbro «La Voce», nell’editoriale del numero in edicola questo fine settimana e consultabile anche sul sito www.lavoce.it , in occasione dell’imminente inizio (lunedì 15 settembre) del nuovo Anno Scolastico. E’ un contributo di riflessione sulla valenza formativa della scuola e sull’azione che docenti e studenti possono mettere in campo sinergicamente affinché la scuola torni ad essere un luogo vero di crescita personale e sociale.«Nella scuola – prosegue mons. Bromuri – si costruisce il futuro di una società: luogo privilegiato (non il solo) in cui avviene la trasmissione degli orizzonti e delle prospettive del cammino umano. Gli studenti, a loro volta, con il loro slancio vitale, insieme ai loro insegnanti - educatori assumono nuove abilità mentali e pratiche, ed elaborano processi di innovazione nei vari ambiti del sapere umano. La scuola diventa così l’anima di una società decisa a non morire, a non marcire nella palude della noia esistenziale». Il direttore de «La Voce» conclude il suo editoriale soffermandosi sul relativismo e, nel contempo, ricordando un episodio eloquente di san Tommaso d’Aquino. «Un esempio di relativismo e confusione mentale – scrive mons. Bromuri – si può esemplificare attraverso la sorte che sta avendo - in molte correnti di pensiero debole e post-moderno e anche post-umano, e quindi nei mass media - il termine “natura, naturale”. Ad Assisi un appello per la famiglia “naturale” ha suscitato critiche e polemiche. Non si può dire che una cosa è “naturale”, perché tutto appartiene ed è sottomesso alla “cultura” fabbricata liberamente dai singoli individui. Forse a chi chiede una bottiglietta d’acqua non si potrà più domandare: “Naturale o gassata?” E invece, forse sarebbe utile per tutti, e un compito per la scuola e tutti gli educatori, fare i conti con la realtà. La verità si ha quando la mente coglie la realtà, la bellezza, la bontà, l’utilità delle cose. A tale proposito si racconta che san Tommaso d’Aquino, all’inizio del corso di lezioni, era solito portare in classe una mela. La mostrava agli studenti dicendo: “Chi pensa e dice che questa non è una mela, esca pure, perché io non potrei insegnargli proprio niente”. Mi domando quanta gente oggi dovrebbe uscire dalla classe».




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