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  11/07/2014 13:29


Assisi: i ragazzi dell’Istituto Serafico testimoni di umanità in un mondo sempre più individualista



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«Ci troviamo in un luogo che potrebbe sembrare di sofferenza e, quindi, da isolare; invece, attraverso i nostri ragazzi possiamo capire come la pienezza della vita sia sempre possibile, anche quando la persona porta sul proprio corpo le piaghe della sofferenza». Lo dice in un video sul canale YouTube dell’agenzia di stampa «Sir» Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi.

«Una società che mette al bando la sofferenza - chiarisce - è irragionevole e disumana. Della ferita non si deve aver paura, va accolta. Questi ragazzi ci testimoniano la nostra umanità. L’unica cosa di cui hanno veramente bisogno è la relazionalità, lo stare con l’altro, senza il quale non potrebbero sopravvivere».

Di Maolo, quindi, ricorda che «il beato Ludovico da Casoria, che sarà presto santo, volle istituire quest’opera proprio per prendersi cura di bambini e ragazzi piagati dalla disabilità. Lo fece il 17 settembre 1871, il giorno in cui san Francesco ricevette le sacre stimmate, quelle stesse che, secondo la visione del beato Ludovico, avrebbero sempre protetto questi ragazzi. Noi crediamo sempre di più che dall’esperienza della sofferenza possa essere ripensata una società più umana sotto ogni punto di vista. Bisognerebbe ogni tanto rimanere in silenzio in ascolto della sofferenza di questi ragazzi, vedendo ciò che loro hanno da testimoniare».




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