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  23/06/2011 18:24


PERUGIA: 13° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL SERVO DI DIO VITTORIO TRANCANELLI. L’ARCIVESCOVO MONS. BASSETTI: «LA FAMA DELLA SUA SANTITA’ E’ ORMAI DIFFUSA, UNA SANTITA’ ACCOMPAGNATA DALL’ESPERIENZA DELLA CARITA’»



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Il Servo di Dio Vittorio Trancanelli, medico chirurgo perugino sul quale nel 2006 è stato avviato il “Processo informativo diocesano sulle virtù umane e cristiane”, è stato ricordato con una S. Messa nella chiesa parrocchiale di Cenerente di Perugia nel pomeriggio del 23 giugno, alla vigilia del 13° anniversario della morte, avvenuta dopo una grave malattia, il 24 giugno 1998, giorno della festa liturgica di san Giovanni Battista. A Cenerente, Trancanelli fondò insieme alla moglie Rosalia Sabatini e ad alcuni amici l’Associazione Alle Querce di Mamre”, un’opera di carità aperta a famiglie con minori in particolari difficoltà, che oggi opera in stretto rapporto con la Caritas diocesana.

L’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti, nella sua omelia, ha detto: «Oltre ad onorare san Giovanni Battista, noi questa sera vogliamo ricordare anche la felice memoria del Servo di Dio, dott. Vittorio Trancanelli: uomo mite e generoso, amante della famiglia e della professione di medico, accogliente verso tutti. A tredici anni dalla morte il suo ricordo è ancora molto vivo tra noi; nella sua famiglia, coraggiosamente seguita oggi dalla moglie Lia; nella comunità cristiana di Perugia. Egli, con la testimonianza del suo lavoro, serio e discreto; con la testimonianza della sua vita, moralmente ineccepibile, e con la sua carità, ha lascito un ricordo indelebile e molti uomini e donne a Perugia, come in Italia e in diverse parti del mondo, si rivolgono a lui con fiduciosa preghiera, perché lo sanno ormai presso Dio, nel regno dell’intercessione. Di recente, mi è giunto un messaggio mail da una parrocchia del Texas negli Stati Uniti d’America: chiedevano un’immagine del Servo di Dio e una breve biografia. La fama della sua santità è ormai diffusa».

«Vittorio, fin dalla giovinezza – ha proseguito l’arcivescovo –, si era rifugiato in Dio; aveva riposto la sua speranza in Colui che poteva liberarlo da ogni male, specie quando la malattia sembrava non dare più speranze. Si è trovato spesso di fronte alla morte, con grande fortezza d’animo, ha gettato in Dio tutti gli affanni; ha invocato l’Altissimo come difensore della sua causa ed è stato esaudito. Anche nei giorni tristi dell’ultima Via Crucis ospedaliera, prima che il tumore ponesse fine alla sua vita terrena, egli dava a tutti l’esempio di come si comporta un cristiano di fronte alla sofferenza e alla morte. Pur nel dolore, restava sereno, confortava gli altri, rassicurava tutti nei riguardi della infinita bontà e misericordia di Dio, che è Padre e ben conosce il patire dei sui figli. Nei suoi occhi e nelle sue parole c’era sofferenza, ma non strazio, non disperazione! La sua fiducia era nel Signore. Chiamò intorno al suo letto tutti i figli e li benedisse, come usavano fare gli antichi Patriarchi. Per lui i figli (quasi tutti adottivi) erano lo scopo della sua vita, il consistente capitale che lo arricchiva davanti a Dio».

«Uomo schivo e di poche parole – ha evidenziato mons. Bassetti –, Vittorio sapeva trasmettere fiducia e coraggio a quanti lo avvicinavano. I colleghi medici, i pazienti, gli amici, i figli si sono affidati spesso al suo consiglio, alla sua parola saggia e discreta. Con la sua famiglia e un gruppo di amici ebbe l’idea di fondare questa “casa famiglia” ove accogliere persone sole e bambini abbandonati. L’Associazione “Alle Querce di Mamre” prosegue oggi il compito affidatogli da Vittorio più di quindici anni fa. Qui trovano rifugio mamme sole con bambini. Qui si sperimenta la fraternità cristiana e l’amore di Dio si fa segno concreto e palpabile. Memori della parola di Gesù sulle rive del Lago di Tiberiade: “qualsiasi cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avrete fatto a me!”. Chi fa l’esperienza dell’amore di Dio si sente portato a comunicare questo amore agli altri, specie ai più bisognosi. Si può dire che non ci sia esperienza mistica che non sia accompagnata da esperienze di carità. Questa è la storia di tutti i santi».




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