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  04/10/2019 13:33


Assisi: festa di San Francesco la visita dei vescovi della Toscana in diocesi e il saluto del vescovo Sorrentino dalla loggia di San Francesco



Clicca sulla foto per ingrandirla ! I vescovi toscani, guidati dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo metropolita di Firenze, hanno visitato giovedì 3 ottobre, il Santuario della Spogliazione. Durante la breve introduzione nella chiesa di Santa Maria Maggiore il vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino ha spiegato che il Santuario della Spogliazione è il luogo dove il giovane Francesco, davanti al vescovo Guido e al padre Pietro di Bernardone, fece il gesto profetico di spogliarsi di tutti i suoi beni fino alla nudità. Il vescovo si è poi soffermato sul forte legame che ha legato Francesco e il vescovo Guido dal quale si sentì “accolto e accompagnato. Una bellissima storia di accompagnamento spirituale. Siamo di fronte – ha detto monsignor Sorrentino - all’esperienza della radicalità e alla testimonianza dell’ecclesialità. Francesco che si sentiva familiare del vescovo, in fondo volle imitare Gesù Cristo. In questa chiesa, antica cattedrale di Assisi, abbiamo il punto centrale del Santuario”. I vescovi dopo aver reso omaggio alla tomba del venerabile Carlo Acutis, giovane milanese morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante, posta all’interno della chiesa, hanno raggiunto la Sala della Spogliazione dove è seguita la lettura delle Fonti Francescane e un momento di raccoglimento e preghiera. “Pensare che questo è avvenuto qui – ha detto il vescovo riferendosi al gesto della spogliazione – è il motivo per cui mi sembra che sia un’ispirazione dall’Alto l’avere pensato che questo Vescovado meriti di essere riscoperto anche nel suo profilo storico. Di fatto vedo la forza che hanno queste pietre quando da questo racconto e da questa meditazione passiamo nei luoghi che risuonano di storia. Per essere ambienti antichi sono quelli che ti fanno rivivere quasi fisicamente il contatto con l’evento. Sta dentro questo percorso ideale e se lo ritrova anche con le pietre del tempo dicendo ‘è avvenuto dove sto io’. C’è una forza e una grazia. Noi crediamo quello che predichiamo che la grazia non ha tempo e intride anche le nostre vite, le nostre pietre”. Monsignor Sorrentino ha infine guidato i vescovi toscani nel luogo dove Francesco espresse, col gesto eclatante e profetico del “denudarsi”, la sua scelta di vita e, successivamente, nei locali sotterranei dove è allestito il “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” che racconta la grande opera di salvezza degli ebrei a cui prese parte anche il “toscanaccio” Gino Bartali, di cui il Museo conserva la sua cappellina privata.


IL SALUTO

Cari fratelli e sorelle della Toscana

Ottant’anni fa,  Pio XII, proclamando san Francesco di Assisi patrono d’Italia, insieme con la vostra corregionale Caterina da Siena, accoglieva la proposta  di  un grande vescovo di Assisi monsignor Giuseppe Placido Nicolini, che spicca nella storia soprattutto per aver sottratto alla persecuzione e  alla morte centinaia  di ebrei rifugiati in questa Città negli anni bui della shoah, aiutato in quest’opera anche dal  grande campione toscano Gino Bartali. Due santi – Francesco e Caterina - e due grandi della solidarietà  - Nicolini e Bartali -  che uniscono le nostre regioni.

Oggi voi siete qui a dire quanto fosse lungimirante l’intuizione del vescovo Nicolini di proporre Francesco di Assisi non solo allo sguardo dei credenti, ma a quello dell’intera nazione.   Intuizione che rimane valida  anche nella società italiana ormai sempre più multiculturale e multireligiosa. Un patrono celeste come san Francesco di Assisi è un valore aggiunto per tutti!.

Il motivo di questo valore, va cercato, in ultima analisi, nel coraggio che Francesco ebbe nello  spogliarsi fino in fondo di sé per darsi i lineamenti di Cristo e vivere secondo il vangelo. Ravvivava così, nel cuore del medioevo, le radici di una cultura cristiana che ha dato alla storia non soltanto un nuovo senso di Dio, ma anche un nuovo senso della persona umana, della famiglia, della società e dell’ambiente, ponendo tutto questo nell’ottica della fraternità.  

 Un’ottica che, se compresa e vissuta, può assicurare al nostro mondo, al di là delle distinzioni di culture, religioni e interessi, una prospettiva di solidarietà e di pace. Non a caso, mentre lo stesso mercato globale è attraversato da venti di guerra, pendolando tra un liberismo selvaggio che fa strage dei più deboli e chiusure nazionalistiche che ripropongono assurdi muri e nuove cortine di ferro, papa Francesco ha lanciato l’iniziativa del grande evento del marzo del prossimo anno – Economy of Francesco –,   convocando in questa città le energie più fresche e promettenti dell’economia mondiale per riflettere su come costruire, anche sul terreno spinoso del confronto tra ricchi e poveri, un umanesimo della fraternità. Questo tema di un nuovo umanesimo è così caro alle nostre due regioni. Tra  Toscana e Umbria, terre di cultura, di arte e di santità, c’è un vincolo che va ben oltre  la vicinanza geografica.

Grazie dunque per essere venuti, cari fratelli e sorelle della Toscana. Questo incontro nella festa di San Francesco risvegli nelle coscienze  il desiderio sempre pacifico e accogliente, ma anche vigile e geloso, di non farci rubare le radici che hanno fatto gloriosa la nostra storia e hanno ancora tutta la vitalità per contrastare una cultura della guerra e della morte, per una civiltà che abbia i lineamenti e il sapore della   fraternità, quella che Francesco di Assisi applicò a tutte le cose, da fratello sole e sorella luna fino a sorella morte. Alla Toscana Francesco ha consegnato episodi chiave della sua santità. Fu proprio nella vostra regione,  alla Verna, che egli ne mostrò il culmine,  configurandosi persino fisicamente a Cristo crocifisso. Mostrò nella sua carne quanto il crocifisso sia ben più di un simbolo di civiltà,  certo non un simbolo divisivo, ma il segno di un mistero capace non solo di esprimere l’amore di Dio, ma anche   di dare voce a tutti i crocifissi della storia. Ci aiuti san Francesco a ritrovare, anche nella nostra vita sociale e politica, la via di un dialogo costruttivo. Ma soprattutto ci insegni la via della PACE.




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