«Quando
ho sentito il presidente Sergio Mattarella, nel discorso di fine
anno, fare un parallelo tra i giovani nati nel 1999, che tra poco
andranno a votare per la prima volta, e “i ragazzi del ’99” che
più di cent’anni fa partirono per la guerra — molti senza
tornare — ho avuto un sussulto». Inizia con queste parole l’ultimo
articolo del cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve
Gualtiero Bassetti intitolato «Alla sorgente della fede» e
pubblicato, nella rubrica Dialoghi de Il
Settimanale de
«L’Osservatore Romano», in edicola il 5 gennaio e consultabile
online
all’indirizzo: http://www.osservatoreromano.va/vaticanresources/pdf/ITA_2018_001_0401.pdf
Don
Facibeni: un gigante della carità.
«Il
mio primo pensiero – ha continuato il presule – è andato subito
a un grande sacerdote italiano che, con la sua preziosa eredità,
tiene assieme questo complesso secolo di storia. Mi riferisco a don
Giulio Facibeni, di cui il 2 giugno ricorreranno i sessant’anni
della morte. Don Facibeni era solito definirsi un “povero facchino
della Provvidenza” ma fu un vero e proprio gigante della carità».
Don Facibeni, scrive Bassetti, i giovani li conobbe realmente: «in
guerra come cappellano militare», «nel periodo convulso dei primi
anni venti», e infine conobbe «i bambini e i ragazzi abbandonati
dal sanguinoso conflitto».
L’Opera
Madonnina del Grappa alla base di una tradizione del cattolicesimo
fiorentino che vive tutt’ora.
«Nel
1924, nella Pieve di Rifredi, a Firenze, realizzò la sua missione
più importante, viva tuttora: l’Opera madonnina del Grappa. Nel
nome riecheggia, ovviamente, l’esperienza tragica della guerra. E
infatti l’Opera fu, prima di tutto, un rifugio per gli orfani e i
bambini soli». Ma poi anche un luogo di «educazione cristiana della
gioventù con asilo, dopo scuola, scuole serali, ricovero di bambini
abbandonati e assistenza ai poveri» e «un’autentica scuola di
vita, il cui motto, Et nos credidimus caritati, ne
sintetizza il significato e la missione storica, con una “fede
incrollabile” nella Provvidenza». «L’eredità di Facibeni è
vasta – scrive Bassetti – e la sua esperienza di fede si pone
alla base di una lunga stagione del cattolicesimo fiorentino» che
passa dal cardinal Dalla Costa, arriva a La Pira e «questa
tradizione vive ancora oggi».
Giovani
di ieri e di oggi: la stessa sete d’infinito.
L’articolo
si conclude con una riflessione piena di speranza che riprende le
parole del Presidente Mattarella. «Sono apparentemente molto diversi
i giovani di oggi — che hanno quasi tutto per possibilità, ma
vivono in un deserto di valori — e quelli di ieri, chiamati a
bagnare con il proprio sangue la loro maggiore età. In realtà,
questi giovani di due diverse epoche storiche hanno alcuni importanti
elementi in comune. Hanno la stessa voglia di futuro, come
evidenziava il presidente della Repubblica italiana, e hanno
quell’identica sete d’infinito che caratterizza le giovani
generazioni di ogni epoca. Una sete d’infinito che viene spesso
corrotta da falsi idoli — ieri la nazione sacralizzata, oggi un
benessere nichilista — che può essere saziata solo da una fonte
antica: la sorgente della fede. E don Facibeni è stato un testimone
autentico di questa sorgente».
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