Alle
7.41 di lunedì 30 ottobre a Norcia, in Piazza S. Benedetto, intorno alla statua
del Santo patrono d’Europa si è tenuto un momento di preghiera per ricordare,
ma soprattutto per non dimenticare il violentissimo terremoto che un anno fa
alla stessa ora distrusse Norcia, Cascia e Preci e altri centri Valnerina,
causando danni anche nello spoletino e nel folignate. Ha presieduto
l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra
mons. Renato Boccardo, insieme al parroco di Norcia don Marco Rufini, ai monaci
benedettini e agli sacerdoti del territorio. Tra le autorità c’erano: il
presidente della Giunta regionale dell’Umbra, Catiuscia Marini, il presidente
del Consiglio regionale dell’Umbria, Donatella Porzi, il sindaco di Norcia,
Nicola Alemanno, rappresentanti dei Vigili del Fuoco col comandate regionale
dell’Umbria Raffaele Ruggiero, della Protezione Civile e delle forze militari.
La campana posizionata in una torre di legno dinanzi la concattedrale di S.
Maria ha richiamato il silenzio alle 7.41; quindi i monaci benedettini hanno
avviato la preghiera col canto del Veni Creator; poi, la lettura del Vangelo
della casa costruita sulla roccia, l’omelia di mons. Boccardo, le preghiere dei
fedeli e ancora i monaci benedettini col canto del Te Deum.
Nella
sua riflessione l’Arcivescovo ha indicato tre verbi che aiutano a cogliere il
senso di questo momento: ricordare, sognare, imparare. «Ricordare – ha detto il
Presule - non significa semplicemente richiamare alla memoria una parola o un
avvenimento lontani nel tempo; significa anche e soprattutto rivivere, rendere
attuale, rinnovare. E tutti noi conserviamo davanti agli occhi la scena della
mattina del 30 ottobre 2016, quando tutto tremava e crollava, e la gente di
Norcia, impaurita e disorientata, si raccoglieva in questa piazza e, in
ginocchio, guardava la facciata della Basilica di San Benedetto e pregava.
Quelle immagini hanno fatto il giro del mondo... Qui abbiamo fatto esperienza
della nostra fragilità e della nostra impotenza davanti alle forze della
natura. Ricordare significa ancora celebrare la vicinanza, la solidarietà,
l’aiuto, che in questi dodici mesi ci ha circondato come in un abbraccio.
L’abbiamo riconosciuto più volte: non ci siamo mai sentiti soli! Al di là di
parole e gesti altisonanti, c’è stato tutto un fiorire di iniziative, pubbliche
e private, generose e discrete, che ci ha permesso di gustare la condivisione e la fraternità e ci ha
sostenuto nella ripresa». Il secondo è sognare: «I mucchi di pietre – ha detto
mons. Boccardo - nei luoghi dove sorgevano case, aziende e chiese ci ricordano
le nostre radici. Da queste radici, che rimangono incancellabili perché fanno
parte di noi, siamo obbligati a guardare al domani con fiducia, nonostante
tutto. Il sogno che coltiviamo è quello di vedere non soltanto i muri messi in
sicurezza, le macerie numerate e accumulate o portate in discarica, le promesse
moltiplicate e rimaste incompiute, le richieste legittime relegate su qualche
tavolo, ma una vera e propria e concreta ricostruzione delle case, delle
aziende e dei monumenti che muova risorse e intelligenze e permetta di
affrontare il peso delle giornate (e dell’inverno che si avvicina) con la
garanzia della sicurezza e della stabilità. Sogniamo una azione corale e decisa
per sconfiggere la delusione e la rassegnazione; sogniamo che per salvare le
pietre perché considerate quasi intoccabili non si rischi di farle cadere sulle
persone; sogniamo che l’emergenza sia presto dichiarata conclusa perché ognuno
avrà potuto fare ritorno alla propria casa e ritrovato il proprio lavoro e le
proprie relazioni». E infine imparare: «Abbiamo imparato – ha detto
l’Arcivescovo - che non siamo i padroni del mondo e che, nonostante i progressi
giusti e necessari della scienza e della tecnica, non possiamo prevedere,
gestire ed orientare il corso degli eventi naturali e aggiungere nemmeno un
minuto al tempo della nostra vita (cf Lc 12, 20); abbiamo imparato che tanti
patrimoni accumulati con anni di sacrificio e di fatica non sono
necessariamente garanzia di sicurezza e invulnerabilità; abbiamo imparato che
lo stare insieme e il condividere quello che si ha è una forza capace di
riscaldare il cuore e di far superare litigi e incomprensioni; abbiamo imparato
che i gesti gratuiti della solidarietà sono capaci di rinsaldare il tessuto
sociale rendendolo ricco in umanità e di farci guardare all’altro, al vicino
non come ad un concorrente ma come ad un amico e fratello. E continuamente
impariamo che sono poche le cose che contano davvero nella vita, che le dobbiamo
ricercare con costanza e conservare con attenzione, perché quella è la nostra
vera ricchezza, il patrimonio che non è esposto a nessuna minaccia generata
dall’insipienza degli uomini o dalla forza della natura».
Al termine del momento di preghiera a Norcia mons. Boccardo si è recato
a Cascia dove ha celebrato Messa nella Basilica di Santa Rita per ringraziare
tutti le associazioni di volontariato che in questo anno si sono affiancate
alla gente della Valnerina. Poi, è andato di nuovo a Norcia, al centro di
comunità della Madonna delle Grazie, per inaugurare un grande prefabbricato che
servirà per le attività parrocchiali.
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