Celebrata
dal vescovo Giuseppe Piemontese nella Cattedrale di Terni la solenne messa di
ringraziamento di fine anno con il canto dell’antico inno del “Te Deum”. Alla
celebrazione erano presenti i canonici della Cattedrale di Terni, il sindaco di
Terni Leopoldo Di Girolamo, il presidente della Camera di Commercio Giuseppe
Flamini, il comandante dei carabinieri di Terni colonnello Giovani Capasso,
i rappresentanti delle autorità militari e il gonfalone del Comune di
Terni.
Di
seguito l’intervento del vescovo Piemontese:
“La
celebrazione del “Te Deum” di fine anno – ricorda il vescovo - è l’occasione
per dire il nostro personale e comunitario grazie a Dio per l'anno appena
trascorso e per i successi religiosi, civili e sociali conseguiti. Questa
giornata di fine anno, passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo, è come una
cesura nell’esistenza personale, del vivere civile, della storia. E’ una
celebrazione insieme festosa e pensosa. Un momento nel quale si intrecciano
memoria, ringraziamento, invocazione per l’anno nuovo nel nome di Maria Madre
di Dio.
Il
ringraziamento è tanto più sentito quanto più è viva la memoria di ciò che si è
vissuto e del bene che si è ricevuto.
Questa
sera orientiamo la memoria su un arco di tempo e di spazio ampi da presentare
sull’altare dell’Eucarestia, del rendimento di grazie. Volgiamo lo sguardo
fugace alle situazioni e alle vicende civili e sociali dell’anno: quelle mondiali: le guerre, la Siria, paesi
del Mediterraneo, Europa est, gli attentati: Parigi, Nizza, Germania; quelle
nazionali: terremoto (24 agosto e 30 ottobre 2016), ma anche la grande gara di
solidarietà e di generosità vista. L’emigrazione con i problemi connessi, ma
anche con gli interrogativi provocati dagli squilibri politici, sociali e
ambientali di tanti paesi specie dell’Africa, insieme alla generosa accoglienza
messa in moto da un’ampia base di
cittadini. La precarietà economica, politica e sociale che attanaglia specie il
nostro paese che vede accrescere il numero dei poveri e i milioni di persone
che “sognano” un lavoro (Rapporto Istat 2016)
Anche
il nostro territorio soffre per la situazione di crisi economico-finanziaria,
con un turbamento diffuso per il sospetto di illegalità e la percezione di
insicurezza, anche se le statistiche dicono che i reati sono diminuiti e
l’impegno di amministratori e forze politiche e sociali è accresciuto per
migliorare la condizione del bene comune.
Non
possiamo non pensare alle storie e alle vicende personali: problemi di salute
propria e dei familiari, sofferenza per un lutto in famiglia, ma anche la gioia
per un traguardo raggiunto nella professione, nello studio, per la nascita di
un figlio.
Come
Chiesa non possiamo non ricordare e ringraziare per l’Anno Santo della
misericordia, per le tante opere di carità in essere e quelle che si sono
aggiunte, l’istituzione delle Comunità Pastorali e l’avvicendarsi dei parroci
che aprono nuove prospettive di rinnovamento e di bene delle anime nei vari
territori.
Forse
la memoria e il bilancio è in rosso, l’amarezza per le opportunità perdute o
non riconosciute è persistente e la tentazione del pessimismo e della
rassegnazione è incombente.
Un
anno è passato e un altro sta per cominciare
ed ognuno, a modo suo, apre il cuore alla speranza. Tutti sappiamo che
dopo ogni notte viene l’aurora di un nuovo giorno. Dopo ogni inverno sboccia la
primavera. Per i discepoli di Gesù però non sono le stagioni che dettano il
ritmo. E’ la Parola di Dio e i tempi della liturgia che conduce a riprendere il
cammino. Siamo mossi dalla consapevolezza che è Dio che guida la storia e la
conduce alla realizzazione della perfezione, alla pienezza della felicità dei
suoi figli. Ce ne ha dato la garanzia
inviando nel mondo, “nella pienezza del tempo, suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per
riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a
figli”.
La
presenza del Figlio di Dio e nostro fratello si nasconde sotto le spoglie di un
bambino, adagiato in una mangiatoia, accudito dalla madre e dal padre, Maria e
Giuseppe.
E’
lui il segno, anzi la presenza di Dio stesso che si accompagna ai popoli e a
ciascuno, in ogni tempo e luogo e garantisce col suo amore e i suoi
insegnamenti il risultato finale vittorioso sulle forze avverse, sul male e
sulla morte”.
Il
vescovo ha quindi rivolto un pensiero per la giornata del primo gennaio, in cui
la Chiesa cattolica celebra la 50^ giornata per la pace, ricordando le parole
del cardinale Martini: “La pace è il più grande bene dell’umano, perché è la
somma di tutti i beni messianici. Ma pace
non è solo assenza di conflitto, cessazione delle ostilità, armistizio.
Pace è frutto di alleanze durature e sincere, a partire dall’alleanza che Dio
fa in Cristo perdonando l’uomo,
riabilitandolo e donandogli se stesso come partner di amicizia e di dialogo in
vista dell’unità di tutti coloro che egli ama” e sottolineando l’impegno di
ogni cristiano come costruttore di pace: “E’ una pace che viene dall’alto e
chiede il contributo di ogni uomo, che diventa artigiano della pace, ogni
giorno – ha detto mons. Piemontese - Come i pastori siamo chiamati ad intendere i messaggi di Dio, ma poi a
partire “senza indugio” per vedere il segno che ci viene offerto. E potremo poi
raccontare, testimoniare ciò che è accaduto. Ma non basterà fare come i
pastori, dovremo imitare Maria nel custodire, nel meditare, nel confrontare
parole ed eventi, ma anche nel mettere insieme, attraverso Gesù, Dio e l’uomo,
alleati per un futuro di pace.
Con questa speranza nel cuore
rendiamo grazie per l’anno trascorso e apriamoci al futuro, che Dio ci
elargisce come dono e benedizione per ciascuno, per la nostra Diocesi e
l’umanità intera”.
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