Un
confronto si sta sviluppando su tutti i mezzi di comunicazione in merito a un
rilancio del turismo assisano. Specificamente il dibattito si incentra su una
proposta di premiare, in qualche modo, chi viene a concepire un figlio ad
Assisi.
Sollecitato
ad esprimere un’opinione, offro il mio punto di vista di pastore.
Va
da sé che a tutti devono stare a cuore la tenuta e il buon funzionamento del
sistema alberghiero di Assisi. Il significato spirituale e culturale della
Città di San Francesco ha bisogno insieme della testimonianza cristiana, in
tutte le sue espressioni, e dell’accoglienza ben organizzata, in tutte le sue
articolazioni.
Quello
della vita è un valore fondamentale, su cui si gioca ogni buona convivenza
e ogni politica degna di questo nome. Ad
Assisi questo valore va coltivato e testimoniato con il fervore e la coerenza
di una Città caratterizzata dal messaggio cristiano e francescano, e che proprio
su questa caratterizzazione – senza nulla togliere ad altri elementi
significativi della sua storia – basa la massima parte del suo prestigio e del
suo benessere. Ribadisco pertanto ciò che scrissi nel mio messaggio alla Città
“Per amore del mio popolo” del 19 marzo 2016, in vista delle elezioni
amministrative: «E’ triste che ci siamo abituati a non veder nascere bambini.
Ancor più triste che ci siamo acclimatati alla loro soppressione, per giunta
legalizzata, nel grembo materno. Con tutto il rispetto per i drammi che talvolta
spingono le donne e le coppie a questa scelta di morte, e che esigono da parte
di tutti un sussulto di solidarietà, occorre chiamare le cose con il loro nome.
Una Città come Assisi, alla scuola di duemila anni di vangelo tradotti
stupendamente da Francesco in canto alla vita, non dovrebbe fare qualcosa in
più per difendere e promuovere la vita fin dal suo concepimento?»
Auspico
che l’Amministrazione si muova con coraggio in questa direzione, ricordando che
il rispetto e la promozione della vita umana in tutte le sue fasi non sono
appannaggio di parti politiche, ma stanno alla base stessa della convivenza e
decidono del senso stesso della democrazia.
Non
entro nei dettagli dell’attuale dibattito del quale mi sfuggono i
particolari e la portata. Mi limito a
dire che, a confronto di questo orizzonte valoriale e programmatico di una
politica per la vita, l’idea di “premiare” con un risparmio alberghiero chi
venisse a tentare di concepire un figlio ad Assisi al fine di attirare presenze
turistiche mi pare quanto meno riduttiva, al limite del banalizzante. Con il
rispetto per le buone intenzioni di tutti, non mi pare francamente
un’iniziativa all’altezza dell’immagine morale e mondiale della Città.
Il
sostegno, offerto in modo generoso e concreto, dal pubblico e dal privato, al
desiderio di dar vita, alla vita nascente e alle famiglie, va posto a ben altro
livello. Mi auguro pertanto che un tema
tanto importante e delicato venga affrontato – al di là degli schieramenti –
come tema nevralgico e obiettivo qualificante della politica assisana.
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