E’ la quarta porta santa della Misericordia nella
diocesi di Terni-Narni-Amelia quella aperta dal vescovo Giuseppe Piemontese
presso Comunità Incontro di Molino Silla di Amelia domenica 10 luglio e che
rimarrà aperta fino al 15 agosto.
Un segno vivo di quella “misericordia globale”
propria di questo Anno Santo straordinario e di particolare attenzione per
coloro che vivono nelle periferie esistenziali, come è solito definire papa Francesco le tante forme di
sofferenza, solitudine, emarginazione. Un segno di condivisione e di partecipazione ad una “amnistia spirituale” che rappresenta un
grande momento di uguaglianza per gli uomini «tutti peccatori, perché tutti
sbagliano – ricorda il vescovo Piemontese -, ma che hanno la possibilità di
ricominciare la loro vita perché Dio non si stanca mai di perdonare».
Nella giornata
di visita delle famiglie dei giovani ospiti della Comunità Incontro grande e
sentita è stata la partecipazione a questo evento per celebrare e far vivere a
tutti il Giubileo della Misericordia. Una lunga processione di fedeli ha attraversato il
viale principale della Comunità
Incontro per raggiungere la cappella che custodisce la tomba del fondatore
della Comunità Incontro don Pierino Gelmini, dove è stata aperta la Porta
Santa, quella d’ingresso alla cappella, attraverso cui sono passati tutti i
presenti per tornare poi processionalmente alla sala polifunzionale per
partecipare alla celebrazione eucaristica.
Alla cerimonia, presieduta dal vescovo
Giuseppe Piemontese, sono intervenuti il viceprefetto Lucia Palma, il sindaco
di Amelia Laura Pernazza, il vicesindaco Andrea Nunzi e alcuni consiglieri
comunali.
«L’anno santo della Misericordia – ha ricordato
padre Piemontese – ci educa alla compassione, alla umanità, per farci
sperimentare il perdono, l’amnistia e la misericordia di Dio e dei nostri
fratelli, compagni di cammino. In
questo anno santo chi vuole ha la possibilità di incontrare il Signore, di
avere perdonati tutti i suoi peccati, di superare le debolezze e di stabilire
con gli altri rapporti di misericordia, che significa tornare ad avere cuore
verso chi è in difficoltà e verso chi è sofferente».
«Tutti
noi un giorno abbiamo incontrato un buon samaritano – ha detto poi il vescovo
nell’omelia commentando il vangelo – un fratello che si è preso cura di noi
delle nostre ferite, quelle materiali, quelle morali, quelle spirituali. Noi
che siamo incappati nei briganti che si aggirano oggi nella società e con false
promesse, con minacce e con violenza lasciano la gente mezza morta lungo le
strade. Tutti noi abbiamo sperimentato la medicina del buon samaritano che è
Gesù che si è concretizzata per ciascuno in una maniera particolare nel volto
amico di un sacerdote, di un conoscente, di qualcuno che ci ha guidato e
accompagnato in un luogo sicuro e accogliente. Ma ancora oggi il nostro buon samaritano
non ha concluso la sua opera perché la nostra esperienza è ancora soggetta a
ferite, malattie, sofferenze interiore, disagi, vergogna, peccati. Proprio per
questo papa Francesco ha indetto l’anno santo della Misericordia, nel quale
ognuno di noi può guardare il volto di Dio e considerarlo come l’onnipotente
misericordioso, che manifesta la sua onnipotenza attraverso il perdono e la
misericordia sempre. Ci stancheremo prima noi di fare il male che non Dio di
perdonarci e di accoglierci. Per questo non abbiamo vergogna di accostarci al
Signore, attraverso il sacramento della penitenza, attraverso il contatto con
un sacerdote, con un amico per incontrare il volto misericordioso del Padre.
Solo nel momento in cui avremo veramente sentito la misericordia, saremo
disposti e pronti a usare misericordia verso gli altri. Chi è duro verso gli
altri non ha provato la misericordia di Dio; solo chi ha sentito l’affetto,
l’amore e il perdono è capace di comprendere e perdonare gli altri».
Ed infine, un invito rivolto ai giovani della Comunità incontro in particolare: «Il Signore ci vuole bene e
si fida di noi nonostante tutto – ha concluso il presule -. Accogliamo questo
dono e ricominciamo da capo con entusiasmo e gioia confidando non sulle nostre
forze ma sulle forze della grazia del Signore e di chi il Signore ci ha messo
accanto».
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