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A UN ANNO DAL TERREMOTO IN ABRUZZO:
LA CARITAS E’ ANCORA CON LA GENTE

  A UN ANNO DAL TERREMOTO IN ABRUZZO: LA CARITAS TRACCIA UN SUO BILANCIO. “COME DIMENTICARE I VOLONTARI CHE ANCORA SONO PRESENTI A L’AQUILA…, IN PARTICOLARE LE DELEGAZIONI REGIONALI CARITAS” In questi dodici mesi sono stati fatti tanti passi avanti ma vi sono ancora difficoltà”. Don Dionisio Humberto Rodriguez, direttore di Caritas L’Aquila, prova a fare un bilancio della situazione ad un anno dal terremoto. “Dopo il terremoto non avevamo più niente. Da allora il popolo ha ricevuto tanto – continua don Rodriguez – e se da un lato le manifestazioni delle scorse settimane hanno aiutato a riportare l’attenzione su i problemi di L’Aquila, in particolare la ricostruzione, non vorrei che passasse il messaggio di una comunità dove ci si lamenta e basta. Detto questo non possiamo nascondere i problemi a partire dalle circa sei mila persone che non hanno ancora una sistemazione”. Circa 4 mila vivono ancora negli alberghi. “Queste persone – continua don Dionisio – sono soprattutto anziani che spesso hanno difficoltà a spostarsi e soffrono a rimanere lontano dalla propria comunità. Dall’altra parte come dimenticare i volontari che ancora sono presenti a L’Aquila. In particolare le delegazioni Caritas hanno scelto di restare con noi anche quando i riflettori si sono spenti e lo saranno ancora per molto tempo. Non è facile accettare le conseguenze fisiche, sociali e psicologiche di un terremoto ma questa presenza ci ha fatto sentire accompagnati e incoraggiati”. In questi mesi sono circa 15 mila gli aquilani ad aver trovato una sistemazione negli appartamenti del Piano Case dove, come ha più volte sottolineato la Caritas e la Chiesa aquilana mancano ancora spazi di aggregazione per la comunità. “La mancanza di spazi di aggregazione per la comunità – continua don Rodriguez – non è solo legata all’assenza delle chiese o di sale della comunità ma anche di servizi come negozi e, persino, bar. Come Caritas stiamo provando ad intervenire e abbiamo in progetto la realizzazione di alcuni centri per la comunità, ma abbiamo riscontrato problemi ad avere le autorizzazione per i lavori”. In ogni nuova area sono previsti spazi da destinare a servizi ma si è in attesa della destinazione d’usa da parte del Comune. “Siamo consapevoli – continua il direttore – delle difficoltà che le amministrazioni si trovano a dover sostenere in questo periodo ma credo sia necessario iniziare a dare risposte concrete a questi problemi. Dalla parte nostra c’è la disponibilità a collaborare come espresso dal nostro arcivescovo e dal vescovo ausiliare nel loro incontro con il Consiglio Comunale di L’Aquila”. In questi mesi si è costituito un tavolo comunale a cui partecipano anche realtà del mondo sociale, tra cui proprio la Caritas “Guardando al futuro però – continua il direttore di Caritas L’Aquila – il pericolo più grande è legato al tessuto economico del territorio. E’ necessario operare per riattivare il tessuto economico, riaprendo le attività e creando nuovi posti di lavoro”. Guardando al solo centro storico di L’Aquila sono circa novecento le attività chiuse dal giorno del terremoto. “Migliaia di persone sono oggi in cassa integrazione – continua don Rodriguez – ma questa dovrebbe finire in giugno e non sappiamo ancora se verrà rinnovata. Prima o poi si tornerà anche a pagare le utenze come luce e gas, costi che andranno ad incidere sulla difficile situazione di molte famiglie”. Una crisi dimostrata dall’aumento delle richieste ai centri di ascolto della Caritas. Nei prossimi mesi partirà un progetto di microcredito realizzato dal Consorzio Etimos, grazie a fondi della Protezione Civile, a cui collabora anche la Caritas. “Ho paura – conclude il direttore - che tutti gli sforzi fatti per riportare le persone a L’Aquila possano essere stati vani se la gente non avrà di che vivere. Ci sono famiglie dove entrambi i genitori hanno perso il lavoro, se non lo ritroveranno prima o poi saranno costretti ad andare via”. A UN ANNO DAL TERREMOTO IN ABRUZZO: L’ESPERIENZA DEL CAMPO DI VOLONTARIATO DELLE DELEGAZIONI UMBRIA E PIEMONTE-VALLE D’AOSTA «Spesso ci sentiamo dire dalla gente de L’Aquila: “ah ma voi state ancora qui?” Sì, siamo ancora con la gente dopo un anno dal terremoto che ha cambiato per sempre il volto e la vita di questa città. Sono tante le persone, soprattutto quelle anziane e sole, che hanno ancora bisogno di un sostegno e non solo materiale. Poi ci sono giovani che non hanno punti di aggregazione, di riferimento». A dirlo è don Marco Gasparri, giovane sacerdote della Diocesi di Orvieto-Todi, coordinatore del Campo del volontariato Caritas allestito a L’Aquila la scorsa estate dalle Delegazioni regionali Umbria e Piemonte-Valle d’Aosta, dove circa 3mila giovani sono giunti da tutta l’Italia in un anno per stare con la gente terremotata, condividendone sofferenze e disagi, ma anche tante speranze. Don Marco è a L’Aquila dal 15 aprile 2009, giorno in cui è giunto il primo gruppo di volontari Caritas dall’Umbria, testimone di tanti episodi e situazioni di emergenza, ma anche di una ricostruzione ormai avviata. «All’inizio – commenta don Marco – il bisogno più grande degli aquilani era quello di avere dei punti di riferimento, delle certezze che oggi, piano piano si stanno delineando. Rispetto ad alcuni mesi fa la vita sta riprendendo e con essa le relazioni tra le persone, ma non sarà mai come prima e una presenza amica aiuta molto in questo». «Restiamo almeno per tutto il 2010, come è stato deciso di concerto con la Caritas italiana – aggiunge don Marco –, che, insieme alle Delegazioni regionali Caritas, si sta concentrando sul piano di prossimità e di accompagnamento e sugli interventi di costruzione. Sono 48 le strutture realizzate o in fase di realizzazione: centri di comunità, edilizia abitativa, scuole, servizi sociali e caritativi». Per quanto riguarda i progetti di “prossimità e di accompagnamento”, che vedono impegnati quotidianamente anche i volontari del Campo Caritas Umbria e Piemonte-Valle d’Aosta, sono di sostegno ai parroci e alle persone che hanno vissuto a lungo in tenda, in particolar modo anziani e disabili. «Fare esperienza di volontariato per tanti giovani – evidenzia don Marco – significa aprirsi al prossimo, condividere la sua vita non facile. Sono proprie le situazioni difficili, se ben guidate nell’essere affrontate, a farti crescere. Avvicinarsi con fede o essere alla ricerca della propria fede, vivendo un’esperienza quale può essere quella dell’emergenza di un terremoto, aiuta eccome i giovani, soprattutto quelli che sono in cerca di un senso della propria vita. Ci stiamo già organizzando per la prossima estate, quando arriveranno diversi giovani per rivivere o per fare per la prima volta esperienza di volontario tra la gente che ancora vive situazioni di disagio e precarietà non solo materiali ma umane». Per comprendere cosa è stato questo primo anno di volontariato a L’Aquila, riproponiamo la testimonianza di Daniela, giovane operatrice della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, che è stata tra gli aquilani la scorsa primavera. «La prima cosa che mi torna in mente riavvolgendo il nastro dei giorni trascorsi all’Aquila – ha raccontato Daniela – è lo sguardo delle persone, i loro occhi carichi di grazie verso noi volontari. “Non avrei mai creduto, mi ha detto un signore, che ci sarebbe stata tanta solidarietà intorno a noi”. Io sono tornata diversa rispetto a quando sono partita. Ho costruito delle relazioni umane che mancavano nella mia esperienza di vita. Ho riscoperto la bellezza di rimettersi in gioco. Vengono meno le certezze della routine quotidiana. Lì si vive solo il presente: il passato non c’è più, il futuro è incerto… . Con i terremotati siamo entranti subito in sintonia, pur non conoscendoci reciprocamente. Ciò è stato possibile perché abbiamo vissuto con loro nelle tende, abbiamo condiviso ogni momento della giornata». Un bilancio di quanto è stato fatto in questo primo anno dal sisma a L’Aquila dalla Caritas italiana in collaborazione con le Delegazioni delle Caritas regionali è ampiamente illustrato nel sito www.caritasitaliana.it con schede, testimonianze, foto e la sintesi di un anno di interventi di emergenza, accompagnamento e ricostruzione.

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