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CONCLUSOSI L'ANNO EUROPEO DELLA LOTTA ALLA POVERTA'   versione testuale


La settimana che ha preceduto il Santo Natale l’Unione europea ha chiuso ufficialmente a Bruxelles, nell'edificio Charlemagne, l’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale indetto all’inizio del 2010.

Lesley-Anne Knight, segretaria generale di Caritas internationalis, è uno dei quattro ambasciatori europei che ha consegnato alla Presidenza dell’Ue le firme raccolte, oltre 135.000, tramite la Campagna “Zero poverty” promossa da Caritas Europa e portata avanti da tutte le Caritas a livello nazionale. Lo dice Miriam Pikaar, di Caritas Europa, coordinatrice della Campagna “Zero poverty”, in una intervista a «SirEuropa» nella quale traccia un bilancio della Campagna.

«E’ stata una esperienza molto positiva, per gli operatori Caritas che lavorano con i poveri, e per far crescere la consapevolezza - dice Pikaar -. Ora le persone sanno che esiste una dimensione europea della povertà». I singoli Paesi, prosegue, «hanno reagito in modi diversi». Ad esempio, la Caritas italiana «è stata molto forte sul versante “giovani”, con materiali per scuole, centri giovanili, parrocchie. In Italia c’è stato un buon impatto sul coinvolgimento e la motivazione dei giovani. Anche in Austria c’è stata molta attenzione sui giovani, mentre in Svizzera e in Germania si è lavorato più sul livello politico, su specifici temi sociali. In Albania si sono dati molto da fare nella raccolta firme».

A Bruxelles sono state evidenziate le buone prassi e gli eventi chiave dell'Anno europeo, e si è sperato in una forte dichiarazione finale, per un impegno realistico da parte degli Stati membri per la lotta alla povertà in Europa. Nella stessa intervista a «SirEuropa» Adriana Opromolla, responsabile delle politiche sociale di Caritas Europa si è detta «soddisfatta» di come è andato l’Anno europeo: «sono stati raggiunti buonissimi risultati in termini di presa di coscienza, sia da parte dei cittadini, sia da parte delle istituzioni». A livello politico europeo, ha proseguito la responsabile, «ci sono stati degli sviluppi che forse si sono prodotti anche grazie all’Anno europeo, anche se già esisteva una linea politica sull’inclusione sociale».

Quest’anno, ad esempio, ha ricordato Opromolla, «c’è stato a settembre un impegno politico solenne delle presidenze spagnola, belga e ungherese dell’Ue di far adottare o proporre, entro l’anno prossimo, una raccomandazione sulla povertà infantile. Di recente c’è stata una Conferenza di consenso sugli homeless e anche questo è da considerarsi un avanzamento. L’aspetto più importante è che nella nuova “Strategia Europa 2020” c’è un obiettivo che è proprio quello della riduzione della povertà (20 milioni in meno di poveri entro il 2020). Al fine di realizzarlo si è anche costituita la Piattaforma europea di lotta alla povertà».

Riguardo alla reale volontà politica dei singoli governi, ha aggiunto Opromolla, «dipende molto dagli interlocutori: presso alcuni abbiamo effettivamente riscontrato una reale volontà politica di cambiare le cose. Ad esempio la presidenza belga dell’Ue si è molto distinta. Anche da parte della Commissione europea c’è un grande impegno di stimolare gli Stati membri a fare progressi. Purtroppo non tutti i governi hanno la stessa volontà politica. Non abbiamo fatto classifiche tra i buoni e i cattivi, ma è significativo che l’Italia sia, insieme alla Grecia, uno dei Paesi che non prevedono un reddito minimo adeguato. Per noi questo è un punto dolente».

  
Martedì 7 Settembre 2010