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PERUGIA: UNA COMUNITA' DOVE LA CARITA' E' VISSUTA   versione testuale

di Daniela Monni e Riccardo Liguori


 
La comunità perugino-pievese è una comunità cristiana presente, che sente sua la parrocchia e se il parroco è attivo, altrettanto attivo è il laicato, soprattutto delle parrocchie, ma anche delle associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali che complessivamente hanno più di 4.000 aderenti in diocesi.
E’ una Chiesa diocesana viva ed operante su un vasto territorio di quasi 2.000 kmq, che annuncia la parola di Dio a più di 283.000 abitanti (dato Istat per comune al 1° gennaio 2009), con una incidenza di cittadini immigrati regolari pari al 9% della popolazione residente (dato Dossier Statistico Immigrazione 2008 Caritas-Migrantes), ma solo circa un quarto dei battezzati si reca in chiesa la domenica.
Con le sue 155 parrocchie (nel 35% di esse è attiva la Caritas con servizi di ascolto e di distribuzione viveri e vestiti), guidate da 85 parroci, di cui 7 sacerdoti religiosi, l’Archidiocesi conta 118 sacerdoti diocesani. A questi si aggiungono 22 presbiteri religiosi con incarichi diocesani e 4 presbiteri non incardinati ma con incarichi in diocesi. A coadiuvare alcuni parroci ci sono 16 diaconi e 15 sono i seminaristi (sei dei quali provengono dall’esperienza delle opere segno Caritas.
La comunità diocesana è una comunità cristiana matura, dove non mancano anche significativi gesti di solidarietà, raccogliendo gli inviti del vescovo e degli stessi parroci a sostenere chi è nel bisogno. Basti pensare alle ultime due “emergenze” della scorsa primavera: la costituzione del “Fondo di solidarietà delle Chiese umbre” a favore delle famiglie in difficoltà per la grave crisi economica; il terremoto in Abruzzo, per le quali sono state promosse due collette diocesane a distanza ravvicinata che hanno fruttato complessivamente oltre 330.000 di offerte raccolte nelle parrocchie.
Ma non si può nemmeno trascurare il fatto che, se si è generosi a mettere la mano al proprio portafoglio, non lo si è altrettanto con l’essere attenti e sensibili al prossimo della “porta accanto”. Farsi carico materialmente del povero, del malato, del disagiato, della persona sola, di sporcarsi le mani con loro e per loro a livello di comunità parrocchiale, per non pensare in casa propria (ciò che la Caritas diocesana esorta a fare da alcuni anni proponendo come stile di carità cristiana quello delle sue opere segno di accoglienza) è ancora da venire. Lo stesso arcivescovo Chiaretti ha esortato non poco a creare in parrocchia la “stanza del povero” (alcune parrocchie stanno muovendo i primi passi a riguardo).
Il farsi carico del prossimo accogliendolo tra le mura domestiche non è proprio un’opera di carità estranea alla comunità perugina: l’esempio viene dall’associazione “Alle Querce di Mamre”, fondata dal Servo di Dio Vittorio Trancanelli insieme ad alcune famiglie, la cui opera è iniziata con l’accogliere in casa propria bambini soli ed anche con gravi patologie. Oggi sono diverse le famiglie che hanno fatto proprio lo spirito di quest’associazione prendendo in affido minori in difficoltà.
Nel contempo, non si può trascurare il fatto che in Diocesi l’associazionismo di volontariato è molto sentito e partecipato: tra associazioni formative di tipo socio-culturali, istituzioni assistenziali e fondazioni socio-caritative, se ne contano oltre 50 con decine di operatori-volontari, purtroppo in gran parte adulti anche se negli ultimi anni si stanno impegnando molto per avvicinare i giovani, sensibilizzandoli alle loro opere. Opere che non sono solo in Diocesi, ma anche all’estero nel dare vita a dei gemellaggi solidali con Diocesi di Paesi in via di sviluppo; basti pensare al gemellaggio ultratrentennale Perugia-Zomba (Malawi). Diverse di queste realtà di volontariato collaborano con la stessa Caritas diocesana, che ha realizzato negli anni dieci opere segno-strutture di accoglienza per persone in difficoltà e contribuito alla realizzazione delle stesse a livello regionale e a l’estero (Kosovo e Perù).
La nuova evangelizzazione, che il Sinodo diocesano ne ha tracciato la via, passa anche attraverso la carità vissuta e si sa quanto questo sia difficile, perché oltre ad annunciarla con la Parola occorre metterla in pratica con le opere.
 
* ATTIVITÀ, INIZIATIVE E SERVIZI DELLA CARITAS DIOCESANA *
 
 
Le attività più significative dell’Anno pastorale della Caritas
Ritiro spirituale per operatori e volontari Caritas diocesani e parrocchiali di inizio Anno pastorale (ottobre);
Avvento di Fraternità dedicato alle opere segno-strutture di accoglienza diocesane (quest’anno il Centro di Ascolto compie 20 anni il prossimo 4 dicembre);
Tradizionale pranzo di Natale in cattedrale con gli ospiti delle opere segno e con le persone sole della città, un’iniziativa che si svolge ininterrottamente dal 25 dicembre 2001;
Quaresima di Carità con momenti spirituali (le “Stazioni quaresimali” dedicate alle povertà emergenti e non solo materiali);
l’iniziativa-segno concreto di carità (la Grande raccolta viveri per i bambini dei villaggi delle Ande Peruviane dove operano giovani missionari dell’OMG).
 
Iniziative in corso:
Accompagnamento e promozione delle Caritas parrocchiali
Incontri con i sacerdoti nelle 7 Zone pastorali dell’Archidiocesi
Presenza al Campo volontariato Caritas regionale in Abruzzo
Fondo di solidarietà delle Chiese umbre
 
* LE OPERE SEGNO – STRUTTURE DI ACCOGLIENZA *
 
Alle Querce di Mamre
 
“Alle Querce di Mamre” secondo la Bibbia è il giorno in cui Abramo, nell’ora più calda del giorno, accoglie tre personaggi che passavano da lì. A Cenerente è un’esperienza di vita comunitaria dove si cerca di vivere la carità ospitando famiglie con gravi disagi e bambini bisognosi. Nasce dall’amore di due coniugi che decidono insieme ad altre famiglie e persone singole di mettersi dietro al Vangelo, di lasciarsi guidare da Dio…
Le persone che arrivano non hanno bisogno solo di un vestito, ma spesso cercano il senso della loro vita. La sera, in giardino, davanti ad una statua della Madonna si recita il rosario tutti insieme e spesso partecipano anche altre famiglie della parrocchia.
Nel cortile, sempre pieno di bambini, si respira l’aria di chi, anche nei momenti più difficili, sa fidarsi della mano di Dio.
 
 
Casa di accoglienza Gesù Redentore
 
Un lavoro silenzioso animato dallo spirito della riconciliazione: è il lavoro della casa Gesù Redentore. Inaugurata ufficialmente nel maggio 1993, questa casa di accoglienza era già aperta a sostenere situazioni difficili. Ospita temporaneamente detenute in permesso ed ex detenute affidate al servizio sociale. La gestione della casa è affidata alla Congregazione delle Suore di Gesù Redentore. All’interno e fuori dal carcere le suore diventano le confidenti, le amiche, le guide sulla via di un riscatto morale; a loro è anche affidato il compito di portare i bambini delle detenute all’asilo oppure prendersene cura temporaneamente presso la casa Famiglia.
Ogni momento è vissuto con la convinzione che solo il perdono conta e che il perdono, prima di essere un fatto sociale, è qualcosa che riguarda il cuore di ogni uomo.
Casa Emmaus
 
Nata nel 1999 come segno del IV Congresso eucaristico diocesano, si trova in località Lidarno, vicino alla Chiesa Parrocchiale.
L’opera nasce dall’attenzione verso i disabili, e cerca di andare incontro alle loro esigenze all’interno del nucleo familiare. È costituita da quattro miniappartamenti, alcuni ambienti per laboratori e spazi di vita comunitaria.
 
 
Casa San Vincenzo
 
È piccola comunità, nata nel 1995, su iniziativa della Caritas diocesana e del Volontariato Vincenziano, ospita giovani madri con bimbi piccoli e donne in difficoltà.
Le suore Figlie della Carità condividono con le donne ospitate la semplicità della vita quotidiana: ascolto, sostegno, rispetto ma soprattutto amore, per ogni donna cha arriva, qualunque sia la sua strada, il suo paese d’origine, la sua religione.
 
 
Centro d’Ascolto
 
È l’opera segno chiamata in primo luogo ad ascoltare chiunque bussa, qualunque sia la storia, qualunque sia la richiesta: un pasto, un letto per dormire, un vestito per coprirsi, un lavoro, una mano di cui fidarsi. Chi bussa alla porta spesso ha con sé una croce più grande della stanza dove ti trovi e allora non sai neanche come spiccarla quella croce, devi solo accontentarti di vedere quanto è grande e provare a vedere se puoi renderla più leggera. A volte è invisibile, perché chi la porta non osa neppure farla vedere; allora devi trovare tutta la pazienza di non volerla scoprire a tutti i costi. A volte è frettolosa, la croce di chi ha bisogno solo di un pasto caldo, ma anche quella croce ti chiede aiuto e ha fretta, non puoi rispondere con la fretta ma con la calma. A volte è incomprensibile perché parla una lingua che non è la tua, e allora non basta il vocabolario, non serve il corso d’inglese, perché devi ricorrere ad un linguaggio fatto di gesti e simboli semplici. A volte è sanguinante, di un sangue fatto di disperazione per una vita che si è arrotolata nel vuoto. Saper raccogliere ogni giorno la voce che si eleva dalle strade di questa nostra città non è un’impresa facile, non ci basta avere dei luoghi d’ascolto, delle persone capaci di ascoltare: una volta ascoltata ogni croce va poi portata, presa, accompagnata. Per ogni uomo va poi trovato un luogo in cui l’ascolto si trasforma in una condivisione più stretta, luoghi in cui le parole lasciano spazio a gesti concreti, semplici, fatti di una condivisione quotidiana.
 
 
Il Casolare
 
Nel 2002 la vecchia azienda Buitoni, a Sanfatucchio, vicino al Lago Trasimeno, viene donata per farne una comunità.
L’azienda è composta da 16 ettari di terreno, una villa e diverse case da ristrutturare; il lavoro è tanto e viene fatto dai ragazzi che passano, e che si appassionano ad un sogno:
Costruire con fatica qualcosa di prezioso per la loro vita e per quella di chi arriverà un domani, un luogo dove chi arriva possa trovare qualcuno che si prende cura di lui, avendo in comune una strada tracciata dal bene. Ed il bene non è una poesia, è esigente, perché entra violentemente nella vita della comunità: rompe le sicurezze, le certezze, ti cattura, ti piega, ti inginocchia, ma ti rende docile e buono. Solo il bene rende possibile il miracolo di far passare un uomo dalla morte alla vita.
 
 
Punto Ristoro Sociale “San Lorenzo”
 
Il Punto Ristoro Sociale “San Lorenzo”, attivato in collaborazione tra la Caritas diocesana e il Comune di Perugia, è un’opera segno al servizio delle persone in difficoltà, disagiate, emarginate.
Il Comune si occupa della preparazione e distribuzione dei pasti, dell’approvvigionamento e conservazione delle derrate. Alla Caritas è affidata la preparazione di un altro cibo: la presenza accanto alle persone. Prima di tutto va infatti offerto loro accoglienza e calore umano. L’opera segno non è in realtà della Chiesa né del Comune, ma dei perugini, è un modo concreto di essere accanto agli “ultimi”, che possono sentirsi i “primi” se alla loro tavola sediamo anche noi.
 
 
Sant’Anna dei Servitori
Accoglie persone senza fissa dimora, italiani e stranieri. Gli ospiti sono accolti per il pernottamento: è un “rifugio” per chi non ha niente, per chi ha perso non solo un letto ma anche la speranza. L’ospitalità ha il carattere della temporaneità; gli ospiti sono infatti aiutati, attraverso il Centro d’Ascolto, a trovare nei giorni successivi una migliore sistemazione abitativa e un lavoro. Spesso è la porta d’ingresso verso altre opere segno.
 
 
Villaggio Santa Caterina
 
Il Villaggio Santa Caterina viene donato alla Diocesi di Perugia per farne una casa di accoglienza per anziani in difficoltà. Ogni ospite porta in questo luogo gli oggetti più cari e carichi di ricordi, può coltivare le sue piccole passioni come quella di Guido per ristrutturare, di Umberto per La Roma,di Francesco per i fiori... Condividere la vita di queste persone significa prendersi cura delle necessità di ognuno, ma soprattutto fermarsi a parlare perché la solitudine non arrivi mai. Si tratta di tenere viva una piccola comunità con gesti e parole quotidiani. Tutti sembrano cercare in questo piccolo villaggio la pace e la tranquillità perduta, quella che un tempo davano i nonni in ogni casa, …quella saggezza fatta di pane e amore, di mani ruvide e stanche ma sempre pronte ad una carezza, guance grinzose, dipinte dal sole, che sanno ancora, nonostante tutto, aprirsi ad un sorriso, con la consapevolezza che la risposta alle difficoltà della vita va cercata nell'amore di Dio e Dio si fa incontrare ad ogni età...
 
 
Campo-missione Caritas Umbria in Kosovo
 
Nel 1999, alcuni giovani sono partiti dal Campo del volontariato Caritas di Nocera Umbra (attivato a causa del sisma del 1997) per andare in Macedonia, per condividere con i profughi Kosovari il momento difficile della guerra e dell’esilio. I legami creati con le persone nei campi, ascoltare le loro storie ha portato i ragazzi a commuoversi davanti a tanta sofferenza e decidere di aprire una casa in Kosovo. Lì le persone distrutte dalle atrocità della guerra hanno iniziato a bussare alla porta cercando qualcuno che ascoltasse i loro drammi, che raccogliesse il loro dolore. Dietro le parole e le lacrime dei poveri è iniziata la vita del Campo:andare a trovare le famiglie, visitare gli ammalati, ricostruire le case distrutte, bruciate, lasciare entrare in casa chi era rimasto solo… Oggi nel Campo Caritas in Kosovo (diventato una vera e propria missione) vivono diversi bambini abbandonati o con gravi situazioni familiari insieme a ragazzi italiani che si prendono cura di loro, della loro crescita con gesti di bontà e di attenzioni, con uno stile di vita che aiuta anche chi arriva per pochi giorni a commuoversi, ad uscire da se stesso, a guardare in faccia il dolore e le vite spezzate, sperando che tutto sarà raccolto da un Padre più grande e buono dell’uomo.
Venerdì 16 Ottobre 2009