Home - opere segno - strutture di accoglienza - “L’ABBAZIA DI VILLA SAN FAUSTINO” IN MASSA MARTANA 

“L’ABBAZIA DI VILLA SAN FAUSTINO” IN MASSA MARTANA   versione testuale


IL PARROCO DON FRANCESCO VALENTINI: «UN LUOGO DI PREGHIERA E DI LAVORO, DOVE E’ POSSIBILE RIDARE ORDINE ALL’ESISTENZA DI TANTI RAGAZZI CHE LA VITA HA SEGNATO DRAMMATICAMENTE…, UN SEGNO DI SPERANZA ANCHE PER LE PARROCCHIE»

 

La Casa Caritas dell’“Abbazia di Villa San Faustino” di Massa Martana, della Diocesi di Orvieto-Todi, la più “giovane” delle opere segno a “dimensione” regionale, ha compiuto due anni di vita. L’idea era sorta due anni prima, dall’amicizia nata, quasi casualmente, con don Lucio Gatti, direttore della Caritas perugina, e da quella di lunga data con Marcello Rinaldi, direttore della nostra Caritas. Il contatto con don Lucio mi aveva fatto conoscere le “Case della Carità” di Sanfatucchio, di Foligno e quella in Kosovo. Mi aveva colpito la disponibilità di tanti ragazzi che si mettevano in gioco gratuitamente, accanto ai poveri, ai malati, ai bambini, per affrontare le difficoltà attraverso il confronto, il dialogo, la correzione fraterna. Mi colpiva l’attenzione con cui ogni persona veniva accolta, della cura che si aveva per l’ambiente: tutti segni che, più di tanti discorsi, parlavano dell’attenzione all’altro e a vivere una “vita buona”.

Ad alcuni giovani della parrocchia fu proposto di passare un po’ di tempo nella “Casa” in Kosovo: ne tornarono pieni d’entusiasmo e coinvolsero nel loro entusiasmo la parrocchia, che si impegnò a realizzare una casa per una famiglia povera. In questo clima cadde la richiesta di Marcello Rinaldi di individuare un luogo dove realizzare una “Casa Caritas” nella nostra Diocesi, magari nel territorio di Massa Martana. L’abbazia di Villa San Faustino sembrava adatta: un antico luogo benedettino del sec. XII, la cui bella chiesa è anche sede della piccola parrocchia; un luogo circondato da terreni, con edifici non grandissimi, ma sufficienti per un gruppo di ragazzi. E’ diventata una comunità che lavora, accoglie persone in difficoltà o in visita l’abbazia, che inizia e chiude la giornata con la preghiera, restituendo un luogo, nato dallo Spirito di San Benedetto, al suo scopo originario. 

Fu così che iniziò la vita della comunità di “Villa San Faustino”, fatta di sette-otto ragazzi, con la risistemazione dei locali un po’ da adattare alle esigenze della comunità stessa che è poi cresciuta e, fino ad oggi, ospita costantemente una quindicina di ragazzi, anche per il suo spazio limitato, che per un’intera ala è bisognosa di ristrutturazione.

La gente della parrocchia, all’inizio un po’ sospettosa, prese da subito ad avvicinarsi ai ragazzi, chi con una semplice visita, chi fermandosi al termine della Messa domenicale, chi collaborando per i lavori che via via modificavano anche l’ambiente esterno, facendo di quel luogo un angolo di suggestiva bellezza. E’ stato proprio il vedere i ragazzi lavorare con passione e un luogo rifiorire, sperimentare la loro accoglienza, a colpire le persone anche delle parrocchie circostanti; con più difficoltà molti riescono a vedere che il miracolo della comunità non è l’ordine delle cose, dei giardini, dell’orto, ma la possibilità di ridare ordine all’esistenza di tanti ragazzi che la vita ha segnato drammaticamente; ma sempre più molti riescono a percepire oltre la superficie, e così la comunità diventa per le nostre parrocchie una ricchezza di testimonianza e di profezia: la testimonianza del primato della persona sulle cose, della gratuità sul profitto, di una vita vissuta nel bene piuttosto che piena di beni; la profezia di ciò che una comunità dovrebbe e potrebbe essere: luogo di accoglienza, di attenzione a tutti e in particolare ai poveri e ai deboli, luogo di gratuità.

Non di rado preti e catechisti della zona chiedono di poter venire ad incontrare i ragazzi insieme ai gruppi di catechismo o di giovani: li accoglie il racconto di come, giovani insoddisfatti di una vita piena di cose e vuota di significato, durante il terremoto dell’Umbria (1997), hanno capito che per salvare le persone vale la pena di spendersi; che il volto di Gesù è sempre dietro le lacrime di chi è solo, dietro le ferite di chi ha fallito, e per loro hanno deciso di spendersi, fidandosi di un prete, don Lucio, e della Chiesa di cui questi è segno; ma li accoglie la testimonianza di quanto sia difficile a volte risorgere e di come sia impossibile farlo senza che qualcuno ti tenda la mano fidandoti di lui.

Lo scopo di “Villa San Faustino”, come delle altre comunità Caritas dell’Umbria, non è quello di animare o promuovere le Caritas parrocchiali, né di fare catechesi ai ragazzi, ma di provare a salvare la vita di chi la sta perdendo, con lo stile della condivisione e gratuità: ma questa è già animazione e catechesi, questo è segno di speranza anche per le nostre parrocchie. 

                                                        Don Francesco Valentini

 
Lunedì 16 Giugno 2008