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«SEMPRE PIU' FAMIGLIE IN DIFFICOLTA' AD ARRIVARE ALLA FINE DEL MESE»   versione testuale

DAL NUOVO DOSSIER “UNO SGUARDO SAPIENTE SULLE POVERTA’ UMBRE”

E’ stato distribuito in occasione del 32° Convegno nazionale delle Caritas (Assisi, 23-26 giugno 2008) il nuovo Dossier “Uno sguardo sapiente sulle povertà umbre”, curato dalla Delegazione regionale Caritas. E’ soprattutto un profilo sociologico delle povertà della regione e degli utenti dei Centri di Ascolto diocesani e parrocchiali delle Caritas, emerso dai dati raccolti in queste strutture di sei delle otto diocesi umbre (Gubbio e Perugia escluse) tra il 2006 e il 2007. Anche se il numero degli utenti censiti dalla ricerca è rilevante, 864 persone che si sono rivolte ai Centri di Ascolto, «questo tipo di ricerca – spiega il sociologo Paolo Montesperelli, al quale è stato affidato lo studio dei dati – non è basata su un campione probabilistico, quindi non permette di stimare agevolmente quanto sia estesa la “povertà estrema” all’interno della nostra regione».

Lo strumento del Dossier povertà Caritas resta comunque fondamentale nella rilevazione del fenomeno a livello territoriale, favorendo «la promozione di “case e scuole” di ascolto, prossimità, servizio e testimonianza: “la scelta della vita come luogo di ascolto, di condivisione, di annuncio, di carità e di servizio costituisce un segnale incisivo in una stagione attratta dalle esperienze virtuali e propensa a privilegiare le emozioni sui legami interpersonali stabili. Ne scaturisce un prezioso esercizio di progettualità, che desideriamo continui e si approfondisca ulteriormente” – sottolinea nella nota introduttiva mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana –». Inoltre, il Dossier scaturisce dai «luoghi pastorali propri di ogni Caritas diocesana (Centro di ascolto, Osservatorio delle povertà e delle risorse e Laboratorio Caritas parrocchiali)» e, nel contempo, sostiene il loro «avvio e il rafforzamento… . Tre luoghi pastorali» che «sono “il cuore che vede” della Caritas diocesana... a prevalente funzione pedagogica…». Infine, mons. Nozza ricorda che «l’obiettivo è far si che quanto le Caritas realizzano in termini di ascolto e osservazione non rimanga nei dossier, ma entri nell’anima delle comunità aiutandole a crescere nella testimonianza, a partire dalle scelte e dalle azioni di ogni giorno».

Ed è il delegato regionale Caritas Umbria, Marcello Rinaldi, curatore del Dossier, ha evidenziare che «è uno strumento pastorale che vuole aiutare le comunità, in primis quella cristiana, a vivere i rapporti umani secondo la volontà e il modello della gratuità di Dio e ad interrogarsi continuamente». Inoltre, «il Dossier ci fornisce un quadro molto preciso delle situazioni che si presentano alle nostre Caritas – aggiunge il prof. Rinaldi –, ci dà anche un’idea di problemi e fenomeni più vasti che interessano l’intera regione…». Dallo studio dei dati raccolti ed elaborati dal sociologo Montesperelli, «emerge che l’esigenza di reperire le risorse economiche da parte delle famiglie in difficoltà – commenta Rinaldi – è sempre maggiore; un incremento provato dal confronto con i dati del precedente Dossier 2005». Insomma, «sono sempre più famiglie in difficoltà ad arrivare alla fine del mese».

Ma chi sono i poveri che si rivolgono alle Caritas dell’Umbria? «Le persone incluse nella nostra indagine – spiega il prof. Montesperelli – sono in prevalenza donne (64,8%); percentuale che è cresciuta di ben 10 punti rispetto al 2005 e il forte incremento potrebbe indicare un’ulteriore “femminizzazione” delle povertà. Questa tendenza non è legata solo ai flussi immigratori, nei quali di recente prevalgono le donne. Infatti anche fra gli autoctoni del nostro censimento le donne sono in maggioranza. Ciò perché la loro condizione sociale è più vulnerabile; inoltre la divisione dei ruoli intra-familiari le spinge a farsi portavoce delle difficoltà sofferte dall’intera famiglia».

Resta ancora alto il numero dei cittadini esteri che si rivolge alla Caritas, rappresentato dai due terzi degli utenti. «La presenza minoritaria degli umbri può risalire a varie cause, non tutte relative al maggior benessere di cui essi godrebbero, o alla possibilità di rivolgersi più facilmente ad altri servizi – sottolinea il sociologo –. Probabilmente alcuni autoctoni, soprattutto se anziani, potrebbero coltivare maggiori remore a presentarsi presso i Centri di ascolto Caritas, ritenendoli a forte stigmatizzazione sociale. La presenza di una quota pur sempre cospicua di poveri di origine autoctona (un terzo degli utenti censiti, n.d.r.), dimostra come anche in Umbria vi siano fattori di impoverimento svincolati dai flussi immigratori perché di natura endogena».

Rilevante è il fatto che quasi il 19% di tutti gli utenti Caritas (italiani e stranieri) si dichiara senza fissa dimora; una percentuale significativa se si pensa che nel Dossier 2005 era il 13%. Gli uomini prevalgono tra i “senza fissa dimora” con il 34%, rispetto alle donne che sono poco più del 10%.

L’età media dei poveri varia da 47 anni negli italiani ai 39 anni negli stranieri, con bisogni, richieste e interventi individuati in 1.355, ossia circa il 60% in più rispetto alle persone censite (864): «in altri termini – spiega Montesperelli –, alcune persone rivelano più di un bisogno, ad ulteriore conferma della natura multidimensionale della povertà». I bisogni prevalenti sono quelli primari, noti da tempo, legati alla carenza di beni materiali: risorse economiche (reddito minimo o nessuno e problemi improvvisi 29%), lavoro (disoccupazione o sottoccupazione 28%), abitazione (mancanza di casa o precaria 10%), problemi familiari e di salute (divorzi, conflitti di coppia, psichici, malattie gravi 9%). Tra le altre voce (24%) ci sono i problemi con la Giustizia, dell’immigrazione irregolare e del lavoro nero o minorile. Nelle donne risultano sensibilmente più frequenti i problemi familiari, di lavoro ed economici; negli uomini, invece, è più alta la proporzione di bisogni legati all’abitazione, alla detenzione o ad altri problemi della Giustizia e alla salute. Ancora più marcate le differenze fra autoctoni e immigrati: nei primi a prevalere sono i problemi familiari; nei secondi i bisogni legati al lavoro e all’abitazione.

Infine, significativo è il fatto che «a fronte dei 1.355 bisogni emersi attraverso i colloqui, le richieste esplicite presentate alle Caritas sono 930 – evidenzia sempre Montesperelli –: la quantità di bisogni maggiore rispetto alle richieste significa che il contatto con gli operatori Caritas, il loro dialogo con gli utenti, ha fatto emergere ciò che prima era, almeno in parte, latente. Gli interventi sono stati 1.044, ossia in numero maggiore delle richieste, segno di più iniziative a favore di una stessa persona».

Il Dossier raccoglie anche i dati dell’immigrazione in Umbria nel 2007 a cura di Stella Cerasa (un estratto dal Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes) e il contributo delle Caritas umbre al Forum regionale sul Welfare umbro (Perugia, 3-5 maggio 2007) a cura di mons. Riccardo Fontana, vice presidente Ceu con delega per il Servizio della Carità.

A cura di Riccardo Liguori

 
Martedì 17 Giugno 2008