Giovanni Paolo II






Il grande pontefice Giovanni Paolo II, che il 1° maggio è stato proclamato beato dal suo successore Benedetto XVI, ha visitato la terra dei Santi Benedetto da Norcia e Francesco di Assisi ben dodici volte: la prima pochi giorni dopo la sua elezione a Papa, il 5 novembre 1978, raccogliendosi in preghiera sulla tomba del Patrono d’Italia; l’ultima, il 24 gennaio 2002, sempre ad Assisi, per l’incontro di preghiera con i rappresentanti delle religioni del mondo, per condannare ogni forma di terrorismo e di guerra tra civiltà. È stata una costante presenza per tutto il suo lungo pontificato, a testimonianza del suo amore per l’Umbria, terra di santi e di singolari testimonianze di vita cristiana, giungendovi anche nei momenti di particolari difficoltà vissuti dal popolo umbro, come in occasione degli eventi sismici del 1979 e del 1997 e della crisi delle acciaierie di Terni. 
 
Ad esprimere l’immensa gioia dell’Episcopato umbro per la prossima beatificazione di Giovanni Paolo II è l’arcivescovo mons. Domenico Sorrentino, vice presidente della Ceu e vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino: «Assisi e l’Umbria esultano per questa notizia. Con la Città Serafica il compianto pontefice ha avuto un rapporto privilegiato.  Numerose volte l’ha visitata. Rimane storica soprattutto la sua iniziativa della Giornata mondiale di preghiera per la pace, nel 1986, con i leaders delle varie religioni.  Evento che Benedetto XVI vorrà commemorare, tornando ad Assisi nel prossimo mese di ottobre». 
 
«Come lo stesso Giovanni Paolo II ebbe a  sottolineare – scrive mons. Sorrentino –, la scelta  di Assisi fu dovuta al carisma che San Francesco ha impresso a questa Città, facendone un’icona di pace, e mostrando come la pace stessa vada costruita, a partire dalla scelta radicale del Vangelo, con atteggiamenti di preghiera, di mitezza, di fraternità. Nel suo impegno per la nuova evangelizzazione, come nel suo magistero sociale, Giovanni Paolo II ha considerato il Poverello di Assisi un testimone d’eccezione.

 

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI FEDELI PROVENIENTI DALL'UMBRIA

17 maggio 1980

 

Eccellenze Reverendissime,
Carissimi figli e figlie dell’Umbria!

Giorno felice, per me e per voi, è questo! Sia ringraziato il Signore che ci dà la consolazione di incontrarci tutti insieme nel suo amore e nella sua grazia!

1. Avete desiderato questo incontro per rinnovare il vostro omaggio di devozione al Papa ed anche per ricambiare la visita che ho compiuta nella vostra Terra, sia ad Assisi, sia recentemente a Norcia.

Vi ringrazio di cuore per questa vostra così delicata gentilezza, segno di fede e di sensibilità cristiana e, mentre vi saluto uno ad uno con paterno affetto, estendo il mio pensiero a tutta la vostra cara Regione, ai vostri concittadini, specialmente ai fanciulli, ai giovani, ai sofferenti, ai vicini a Cristo e ai lontani, e tutti desidero raggiungere col mio saluto di Padre e di Pastore.

Voi riempite il mio animo di gioia, ma anche di nostalgia!

Com’è possibile infatti dimenticare quel pomeriggio d’autunno quando mi recai ad Assisi, sul “Colle del Paradiso”, per pregare sulla tomba del nostro amabile San Francesco? Tra il glorioso scampanio delle Chiese ed il fremito della moltitudine esultante, il Vicario di Cristo giungeva pellegrino per affidare al grande Santo italiano ed universale la sollecitudine e la trepidazione degli inizi del suo Ministero pastorale; E poi, per commemorare degnamente San Benedetto, Patrono dell’Europa, nel XV centenario della nascita, sono venuto a Norcia, sua città natale, e nella Valnerina, austera e severa. E porto ancora con me la dolorosa visione dello strazio causato dal terremoto, insieme però col ricordo del coraggio intrepido e della fede commovente di quelle popolazioni, tanto provate e pur così generose.

Guardando ora questo vostro pellegrinaggio così numeroso, mi viene spontaneo immaginare le vostre città dai nomi tanto suggestivi, ricchi d’arte e di storia, e noti in tutto il mondo: Perugia, Foligno, Spoleto, Orvieto, Gubbio, Todi, Città della Pieve, Città di Castello, Amelia, Terni, Nocera, Cascia.

2. La vostra Regione richiama alla memoria soprattutto la magnifica schiera dei Santi che l’hanno caratterizzata: insieme con San Francesco e San Benedetto, sempre vivo è il ricordo e lo spirito di Santa Scolastica, di Santa Chiara, di Santa Rita, della Beata Angela da Foligno, e di tante altre figure meno note, ma ugualmente grandi.

Ed è proprio considerando questo mondo di alta spiritualità, patrimonio specifico ed inesauribile della vostra Terra, che desidero proporvi un pensiero di meditazione, che possa servirvi nella vostra vita cristiana ed aiutarvi nell’itinerario di evangelizzazione e di fede proposto dai vostri Vescovi per il triennio 1978-1981.

Quel è stata la forza interiore che ha formato i vostri Santi, e perciò è tuttora valida per costruire l’autentico cristiano? La risposta è semplice: la convinzione della fede!

I Santi furono, e sono, persone totalmente convinte del valore assoluto, determinante ed esclusivo del messaggio di Cristo. La convinzione li ha portati ad abbracciarlo e a seguirlo, senza dubbi, senza incertezze, senza vani ritorni, pur lottando e soffrendo, con l’aiuto della grazia di Dio, sempre invocata e non mai rifiutata.

La convinzione! Ecco la grande parola! Ecco il segreto e la forza dei Santi! I Santi agirono di conseguenza; e così deve essere ogni cristiano, sempre, ma specialmente oggi, in questo nostro tempo, esigente e critico, in cui, se mancano convinzioni logiche e personalizzate, la fede s’indebolisce e alla fine cede.

Sempre il cristiano deve saper rendere conto della fede e della speranza che sono in lui, ha scritto San Pietro (cf. 1Pt 3,15); ma soprattutto nella società attuale, pluralistica ed edonistica, in cui il fedele si trova immerso, tra una varietà impressionante di diverse e talvolta avverse ideologie.

Bisogna perciò creare e mantenere le convinzioni, e tutto il “piano pastorale” deve oggi essere convogliato soprattutto nella Catechesi, pur senza dimenticare le altre iniziative liturgiche, caritative, sociali, ricreative.

Mi piace ricordare anche a voi ciò che ho recentemente scritto alla Chiesa Ungherese: “Viviamo in un mondo difficile, nel quale l’angoscia derivante dal vedere le migliori realizzazioni dell’uomo sfuggirgli di mano e rivoltarsi contro di lui, crea un clima di incertezza. È entro questo mondo che la catechesi deve aiutare i cristiani ad essere, per la loro gioia e per il servizio di tutti, “luce” e “sale”. La catechesi deve insegnare ai giovani ed agli adulti delle nostre Comunità ad essere lucidi e coerenti nella loro fede, ad affermare con serenità la loro identità cristiana e cattolica, ad aderire così fortemente all’Assoluto di Dio, da poterlo testimoniare ovunque ed in ogni circostanza”.(“L’Osservatore Romano”, die 9 maii 1980).

3. Carissimi fedeli dell’Umbria! Questa è l’esortazione che intendo lasciarvi, insieme con i vostri Vescovi e nella sempre viva memoria dei vostri Santi: siate cristiani convinti!

La convinzione esige la riflessione! Bisogna sapersi estraniare un poco dal flusso travolgente degli avvenimenti; nella storia, che è sempre oscura e imprevedibile per tutti, bisogna prendere sulle spalle il proprio destino, e per questo sono necessari momenti di silenzio, di meditazione, di studio. Nel travaglio profondo del proprio tempo, San Benedetto volle appunto che ognuno riflettesse personalmente sulle verità eterne: “In omnibus rebus respice finem - respice Deum - respice caelum”. Così si potrebbe sintetizzare tutta la celebre Regola monastica. E San Francesco volle che ognuno meditasse sull’amore di Cristo Crocifisso, per poter radicare la convinzione della propria redenzione avvenuta attraverso la Croce.

Perciò impegnatevi seriamente nel realizzare le varie attività diocesane e parrocchiali. La Parrocchia è e deve rimanere il centro propulsore della vita cristiana, e quindi anche della Catechesi, per motivo di continuità pastorale e di omogeneità dottrinale e formativa.

La parrocchia, con tutte le sue necessarie succursali e con i gruppi ecclesiali ausiliari, ha la grande responsabilità di formare dei cristiani convinti. La convinzione genera la esatta valutazione cristiana degli avvenimenti e delle scelte, secondo l’ammonizione di San Benedetto: “Non mettere mai nulla prima dell’amore di Cristo”(San Benedetto, Regula, 4, 21) e l’esclamazione di San Francesco: “Deus meus et omnia”.

La convinzione fa sentire impellente e assillante la vocazione del cristiano alla testimonianza in generale, e, in particolare, anche alla consacrazione totale a Cristo nella vita sacerdotale o religiosa.
Per questo non dobbiamo temere di spendere ogni fatica nel creare in noi e nel prossimo esatte e profonde convinzioni.

Ogni giorno pregate anche per tale scopo e non manchi mai l’invocazione e la devozione a Maria Santissima, la “Vergine fedele”, che si consacrò totalmente al mistero della Redenzione, nell’accettazione umile e ardente della volontà del Signore.

Possa la mistica Umbria crescere sempre e dilatarsi nella fede cristiana e nella carità! Con la mia propiziatrice Benedizione Apostolica.



  

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