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  19/09/2015 15:42

PERUGIA: L'INTERVENTO DEL CARDINALE BASSETTI AL CONVEGNO PER IL CENTENARIO DELL'AZIONE CATTOLICA DIOCESANA


Convegno Centenario Azione Cattolica di Perugia (19 settembre 2015) - “Un impegno di umanità e santità. La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima”. Intervento introduttivo del cardinale Gualtiero Bassetti Cari fratelli e sorelle dell'Azione Cattolica, cari professori, cari tutti, vi porto il mio saluto in questo convegno sul Centenario dell'Azione Cattolica di Perugia con una notevole emozione, perché non posso fare a meno di notare che nel titolo e nel sottotitolo sono riportate due frasi di due persone che ho avuto il piacere e l'onore di conoscere di persona e che sono a me molto care: Giorgio La Pira e Papa Francesco. Due uomini di Dio che hanno accompagnato la mia esistenza in due momenti diversi della vita. Il primo, La Pira rappresenta la mia giovinezza – la formazione e il Seminario, da studente e da Rettore – e si identifica con Firenze: una città e una Chiesa che porto nel cuore e che nel nome di La Pira si fondono in una simbiosi quasi unica. In fondo, la città lapiriana non è altro che il frutto della consapevolezza che l’uomo vive di pane e di Grazia. Il secondo uomo, Papa Francesco, rappresenta invece l'oggi della Chiesa. O meglio, incarna quella primavera della Chiesa che ha iniziato a soffiare con il Concilio Vaticano II e che, per me, ha assunto anche un significato particolare: essere chiamato a servire con ancora più sforzo e discernimento la Chiesa universale. Un servizio, forse esercitato indegnamente, ma senza alcun dubbio in comunione con il Santo Padre e in continua richiesta di aiuto allo Spirito Santo. Entrambi, La Pira e papa Francesco, sono accomunati da un forte carisma e da una tenace personalità, ma se dovessi trovare un concetto che li lega entrambi è la "logica del servizio". Nella lettera in cui mi veniva comunicata la designazione a far parte del collegio cardinalizio, il Papa mise sapientemente in evidenza che il cardinalato non significava avere "una promozione" o "una decorazione" ma più semplicemente voleva "sottolineare un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore". Un servizio che ha come unico punto di riferimento e modello Gesù di Nazaret. Il quale è venuto in mezzo agli uomini non per farsi servire ma piuttosto per servire e dare la vita. Un servizio che, dunque, mette in profonda comunione il trascendente con l'umano, Dio e le persone, la fede e la vita della comunità: ovvero la politica. Non casualmente, qualche anno fa, Luciano Martini, in un libro che descriveva la Chiesa e la cultura cattolica a Firenze nel Novecento , scrisse che "in La pira la dimensione mistica dell’interiorità si coniugava con l’intensità dell’impegno nella città temporale. La seconda scaturiva dalla prima come una diretta e imprescindibile conseguenza". Parole che sottoscrivo pienamente. Queste due dimensioni, per il sindaco fiorentino, non potevano essere disgiunte, pur tuttavia non andavano equivocate. La fede, senza mai sovrapporsi, senza mai confondersi, muove l'azione politica. Tanto che ripeteva spesso che "i veri materialisti siamo noi che crediamo nella risurrezione di Cristo". Siamo noi che crediamo in una fede che inclina coerentemente a prendersi cura amorevolmente dell'uomo che Cristo stesso ha amato. A questo proposito, nel 1954, scrisse su "Coscienza": Cristo è anche uomo? Ma allora le cose dell’uomo sono cose di Cristo: i valori dell’uomo sono valori di Cristo: le pene e le gioie dell’uomo sono pene e gioie di Cristo. Per questo motivo, operare nella storia significava per il professore fiorentino un vero e proprio prolungamento della storia della salvezza. Il suo spendersi per tutti, il suo non vivere per se stesso è stato un vero e proprio atto di culto a Dio. E la Firenze lapiriana, di fatto, è stata un laboratorio di civiltà, una proposta all’umanità per aprire delle prospettive di futuro e di speranza. Secondo la sua visione, la città di Firenze doveva essere la città dell’uomo e della pace e doveva splendere della gloria di Dio. Una gloria che si rispecchia nella dignità dell’uomo – pane e grazia come dicevo all'inizio – e per cui vale la pena spendersi ogni giorno, nelle grandi come nelle piccole cose. E come si realizza oggi questa città nuova che, come diceva La Pira, si fa prefiguratrice del Regno di Dio? Si realizza innanzitutto con quella conversione pastorale, vera, sincera, che ci è stata donata dal Concilio Vaticano II e che adesso viene riproposta con forza da Francesco. La conversione pastorale, che tante volte viene evocata dal Papa, è la conversione del cuore, è l’applicazione del Vangelo nella sua interezza e non solo in alcune parti – quelle che ci fanno più comodo – è una capacità di ascolto nei confronti di tanti uomini e donne sconosciuti che vivono nelle nostre città e che non sono diversi da noi ma sono, come noi, dei figli di Dio appartenenti ad un’unica famiglia umana. Oggi la carità fattiva di Giorgio la Pira, che ha scelto i poveri sempre e con i poveri ha voluto morire, si lega con il magistero di Francesco. Quella carità è una contestazione implicita di ogni pigrizia, di ogni connivenza, di ogni omissione di chi potendo agire non agisce, di chi si allea con l’iniquità, di chi tradisce il mandato per il bene comune a motivo di privilegi personali o di parte, di chi fa alleanze con il male invece che con il bene, di chi ruba invece che amministrare, di chi amministra avidamente e resta inerte di fronte alla miseria dei più. Ci vuole più coraggio per mettere in pratica questa carità! Oggi – lo dico per primo all'Azione Cattolica di Perugia, ma in realtà lo dico a tutti noi – abbiamo bisogno di uomini e donne con questo spirito di servizio. Persone che con carità, per vocazione e per amore verso la persona umana, verso la propria città e verso il proprio Paese sappiano dare tutto se stessi come ha fatto Gesù sulla croce. Perché – e concludo con quella che Enzo Bianchi ha definito una coraggiosa provocazione – come ha scritto don primo Mazzolari, la carità significa «dare tutto». Chi non dà tutto non è nella carità. + Gualtiero Card. Bassetti - A rcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve



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