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  11/02/2017 19:08

"SERVI PER AMORE. LE VOCAZIONI IN VISTA DEL SINODO. CON UNA RACCOMANDAZIONE: NON FATE COME DON ABBONDIO!". A PARLARNE SULLE COLONNE DE «L’OSSERVATORE ROMANO», IN EDICOLA DOMANI 12 FEBBRAIO, è IL CARDINALE GUALTIERO BASSETTI. "È LA FEDE CHE HA ISPIRATO GIOVANNI PAOLO II, PADRE TUROLDO E MADRE TERESA DI CALCUTTA CITATI DAL CARDINALE NEL SUO ARTICOLO, CHE SI CONCLUDE CON UN'ESORTAZIONE APPASSIONATA RIVOLTA A TUTTI I GIOVANI: «ESSERE PRETI O SUORE, RELIGIOSI O MISSIONARI SIGNIFICA VIVERE UN’ESISTENZA BELLISSIMA CHE VALE LA PENA DI ESSERE VISSUTA IN PIENEZZA"


«Questo è un tempo meraviglioso per essere prete, per essere religioso, per essere missionario di Cristo». Inizia con questa citazione di Giovanni Paolo II, l'ultimo editoriale del cardinale Gualtiero Bassetti pubblicato su «L'Osservatore Romano» in edicola domenica 12 febbraio, già consultabile sul sito: www.osservatoreromano.va . «Quel tempo meraviglioso evocato da Papa Wojtyła – continua l'arcivescovo di Perugia – non si è certo esaurito ma è vivo. Anzi, con il p rossimo sinodo, incentrato proprio sul rapporto dei giovani con la fede e il discernimento vocazionale, questa affermazione sembra trovare un pieno compimento e una nuova declinazione. Il periodo che si sta aprendo, infatti, è il tempo in cui la Chiesa è chiamata ad aiutare le sue figlie e i suoi figli a dare un senso alla sete di infinito che caratterizza i giovani di ogni tempo». Questo è dunque un «tempo propizio per fermare il vortice quotidiano della società consumistica e per mettersi in ascolto» della voce di Dio. Tuttavia, «i mille rumori della società odierna» – che Padre David Maria Turoldo, citato da Bassetti, definiva come la «civiltà dello spreco e del sacrilegio» – rendono sempre più difficile «l’ascolto di questa voce particolarissima che non si ode con le orecchie ma si percepisce soltanto con il cuore. La mondanità, da un lato, e il nichilismo, dall’altro, producono, infatti, due esiti controversi». In primo luogo, «quello più ovvio: chiudere le porte a Dio e alla vita consacrata». In secondo luogo, «quello più subdolo: condurre un’esistenza come quella di Don Abbondio». Il personaggio letterario dei Promessi Sposi diventa, quindi, l'esempio negativo da non seguire perché «fuggiva dalla vita vera per avere qualche sicurezza, per acquisire uno status sociale e perché aveva paura. In definitiva, non aveva una fede salda». «Questo è un punto cruciale» sottolinea il presule perugino. Perché la fede «è la fonte del discernimento vocazionale». È la fede che ha ispirato Giovanni Paolo II, Padre Turoldo e Madre Teresa di Calcutta citati dal cardinale nel suo articolo, che si conclude con un'esortazione appassionata rivolta a tutti i giovani: «Essere preti o suore, religiosi o missionari significa vivere un’esistenza bellissima che vale la pena di essere vissuta in pienezza. Senza scorciatoie o compromessi. Ma scegliendo di dare tutta la vita a Cristo, alla sua sposa e al popolo di Dio. Una scelta totale e stupenda, coraggiosa e controcorrente: quella di farsi servi per amore».



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