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28/05/2016
19:13
IL CARDINALE GUALTIERO BASSETTI SULLE COLONNE DE LOSSERVATORE ROMANO: «I POPOLI DELLA FAME INTERPELLANO QUELLI DELLOPULENZA. DISTANZA DRAMMATICA». «DA CIRCA TRENTANNI, INFATTI, LA DIOCESI DI PERUGIA EVIDENZIA IL PORPORATO NEL SUO ARTICOLO HA SVILUPPATO UN RAPPORTO DI SOLIDARIETà CON LA DIOCESI DI ZOMBA IN MALAWI CHE HA PORTATO ALLA COSTRUZIONE DI DUE OSPEDALI, DI DISPENSARI SANITARI, CINQUE ASILI INFANTILI E UN POLITECNICO. IL MALAWI è UNO DEI PAESI PIù POVERI DEL MONDO».
«C’è una drammatica distanza tra quei Paesi, soprattutto del mondo occidentale, dove assistiamo a una continua proliferazione dei diritti individuali, talvolta confusi con desideri e nuovi bisogni, e quelle nazioni, soprattutto dell’Asia e dell’Africa, dove invece è assente anche il più basilare diritto alla vita: quello di avere del pane per poter vivere». A scriverlo è il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti nel suo ultimo editoriale pubblicato da L’Osservatore Romano in edicola domenica 29 maggio (già consultabile sul sito: www.osservatoreromano.va ), ripercorrendo con la mente i giorni trascorsi, poco più di un mese fa, in Malawi. «Da circa trent’anni, infatti, la diocesi di Perugia – evidenzia il porporato nel suo articolo – ha sviluppato un rapporto di solidarietà con la diocesi di Zomba (Malawi, n.d.r.) che ha portato alla costruzione di due ospedali, di dispensari sanitari, cinque asili infantili e un politecnico. Il Malawi è uno dei Paesi più poveri del mondo, dove il dieci per cento della popolazione è sieropositiva e dove, lo scorso aprile, nel silenzio dell’opinione pubblica mondiale, è stato dichiarato lo stato di catastrofe naturale. Da più di un anno una terribile siccità, che colpisce anche le nazioni confinanti - Mozambico, Zimbabwe, Zambia - sta attanagliando la vita di quei Paesi. In attesa che arrivino gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite, la vita di molte persone è in pericolo e le popolazioni che vivono nei territori interni del Malawi rischiano di morire di fame. Non si tratta di una metafora o di un gioco di parole. È la drammatica realtà: morire di fame». «“I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza” scrisse Paolo VI nella Populorum progressio – ricorda il cardinale Bassetti –. A distanza di quasi cinquant’anni quell’appello vale ancora, ci interroga profondamente. Oggi circa ottocento milioni di persone, in tutto il mondo, continuano a patire per la fame. Nell’omelia del Corpus Domini, Papa Francesco ha ricordato “i santi e le sante che hanno ‘spezzato’ se stessi, la propria vita, per ‘dare da mangiare’ ai fratelli”. Ecco aiutare queste popolazioni che stanno morendo di fame, “offrire i pochi pani e pesci che abbiamo; ricevere il pane spezzato dalle mani di Gesù e distribuirlo a tutti” è una via per la santità. Questo ci insegna, per esempio, una santa della nostra epoca che ho potuto conoscere personalmente: madre Teresa di Calcutta». «Lo sanno bene le decine e decine di volontari che ogni anno si recano a Zomba e che, sperimentando l’importanza e l’efficacia della solidarietà umana – sottolinea il presule avviandosi alla conclusione –, ritornano a casa con una gerarchia di valori e priorità assolutamente diversa da quella con cui erano partiti. I desideri che si trasformano in diritti nella società dei consumi sono dunque drammaticamente distanti dal significato profondo della vita che si può cogliere in queste missioni.Sulla mia scrivania è arrivato un messaggio che sintetizza questa situazione: “C’è chi ha tutto e piange per una cosa che non è riuscito a ottenere. E c’è chi non ha nulla, ma sorride e ringrazia ogni giorno per la cosa più preziosa che ha: la vita”».
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