E’ da
sempre molto sentita e partecipata a Perugia la solennità di san Costanzo, vescovo e martire,
patrono della città e dell’Archidiocesi, che la Chiesa celebra il 29 gennaio, i
cui festeggiamenti sono stati aperti dalla tradizionale e suggestiva
processione della “Luminaria” della vigilia (28 gennaio) lungo le vie e le
piazze del centro storico fino alla basilica intitolata al Santo.
In una gremita cattedrale di San Lorenzo, nel pomeriggio di
venerdì 29, si è tenuta la concelebrazione eucaristica conclusiva della
solennità di san Costanzo presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero
Bassetti insieme ai vescovi della Metropolia, mons. Mario Ceccobelli di Gubbio
e mons. Gualtiero Sigismondi di Foligno, all’arcivescovo emerito mons. Giuseppe
Chiaretti, all’abate benedettino Giustino Farnedi e a numerosi sacerdoti e
religiosi. Con il popolo di Dio presenti i rappresentanti delle principali
Istituzioni civili e del mondo della cultura del capoluogo umbro.
Al termine della celebrazione è stato intonato per la prima volta
l’Inno a San Costanzo “Salve, decus Perusiae”, tratto dal testo in
latino scritto dal cardinale Giacchino Pecci, vescovo di Perugia dal 1846 al
1878, poi papa Leone XIII, ed adattato per coro e organo o pianoforte dal
maestro Salvatore Silivestro, direttore del Coro dell’Università degli Studi di
Perugia, lo stesso Coro che ha eseguito l’inno in cattedrale in occasione della
solennità del santo patrono.
Il cardinale Bassetti, nell’omelia, ha richiamato l’importanza dei giovani e
delle famiglie nella società odierna, affidandoli alla protezione di san
Costanzo, esempio di umanità e santità per tutti. «I
giovani sognano il lavoro, che purtroppo per molti di loro è un miraggio
lontano – ha evidenziato il cardinale –; sognano spazi non inquinati e non
soltanto in senso ambientale; sognano soprattutto di potersi rendere partecipi
del loro percorso di vita. In una società a misura d’uomo, adulti e giovani
dovrebbero essere vasi comunicanti. Purtroppo non è così. I nostri ragazzi
chiedono a noi adulti, istituzioni e Chiesa compresa, un dialogo più diretto e
partecipato ed una riflessione seria sul loro avvenire. Di questo, tutti
dobbiamo maggiormente preoccuparci». Il porporato, soffermandosi sulla
famiglia, ha ricordato che «è il fondamento e il centro del tessuto sociale, il
punto di riferimento, il luogo dove ricevere e dare calore. Una realtà
insostituibile!».
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