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  28/01/2016 18:30


Perugia: La tradizionale suggestiva processione della “Luminaria” per le vie della città ha aperto le celebrazioni in onore del santo patrono Costanzo, vescovo e martire



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Al suono delle chiarine e dei tamburi dei figuranti in costume medievale di Assisi, Città della Pieve e Montefalco e con l’accensione delle torce nel fuoco davanti al Palazzo comunale dei Priori in Perugia, proprio come sette secoli fa, è iniziata la tradizionale e suggestiva processione della “Luminaria” della vigilia della solennità del santo patrono Costanzo, vescovo e martire. Una processione occasione di incontro tra rappresentanti delle Istituzioni civili e religiose per onorare il patrono Costanzo, fondatore della Chiesa perugina martirizzato intorno all’anno 175 d.C. per difendere l’idea di una società fondata sulla centralità dell’uomo. Un folto popolo di fedeli ha accompagnato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti e il sindaco Andrea Romizi per le vie e le piazze principali della città fino alla basilica in cui sono custodite le reliquie del santo.

            In questo luogo di culto tanto caro ai perugini, il cardinale ha presieduto i Primi Vespri solenni, animati dalla Corale della Polizia municipale, ed è stato rinnovato l’“Omaggio votivo del cero e dei doni al santo patrono” da parte delle autorità civili e religiose. A mettere in risalto la concordia tra comunità civile e religiosa, che si rinnova nel nome di Costanzo, è stato lo stesso cardinale Bassetti nell’omelia. «Nel ricordo del patrono, la comunità civile e quella religiosa si ritrovano insieme per onorare un fedele servitore della causa del Vangelo e per ciò stesso della causa dell’uomo – ha esordito il porporato –. Ogni cristiano, in particolar modo se si tratta di un pastore, non potrà mai scindere la difesa della causa di Dio dalla difesa della causa della persona umana. Il progresso sociale ci ha fatto capire bene che non si devono mai confondere il piano civile e quello religioso, ma questo non vuole dire che essi, nella concordia e nella sincerità, non possano ricordare i valori, anche religiosi, che tengono unità una comunità, e possano collaborare per il bene comune dell’intera città».

«Per la comunità cristiana però è un momento non solo celebrativo ma anche di seria riflessione – ha commentato il cardinale –. Tutti siamo chiamati, nel giorno del patrono, ad interrogarci sulla vita di fede, personale e comunitaria. Nonostante la pervasiva secolarizzazione, grazie a Dio, non mancano nelle nostre comunità – che sto incontrando con un’intensa visita pastorale – segni, anche commoventi, di fede sincera e profondamente vissuta, sia negli anziani che nei giovani. Fede che è fonte di testimonianza concreta e di opere di carità. Ma questo non può lasciarci tranquilli di fronte al dilagare della mentalità relativista e dell’indifferenza. Come fece Costanzo nella sua epoca, così oggi tocca noi, vivere la fede e trasmetterla alle generazioni future».

«Ha osservato il Santo Padre Francesco, in una recente catechesi – ha ricordato il presule –, che “come di generazione in generazione si trasmette la vita”, così “di generazione in generazione, attraverso la rinascita dal fonte battesimale, si trasmette la grazia, e con questa grazia il Popolo cristiano cammina nel tempo”. Inviati da Gesù, i discepoli sono andati a battezzare in ogni parte del mondo; così ha fatto il primo vescovo Costanzo nella nostra terra, e da quel tempo a oggi c’è una catena nella trasmissione della fede mediante il Battesimo. E ognuno di noi è un anello di questa catena. Così, ha osservato poi papa Francesco, il popolo cristiano è “come un fiume che irriga la terra e diffonde nel mondo la benedizione di Dio”. Ecco perché è importante “trasmettere la nostra fede ai figli, trasmettere la fede ai bambini, perché essi, una volta adulti, possano trasmetterla ai loro figli”. Per il Santo Padre in questa ‘catena di trasmissione’ sta anche il senso dell’essere ‘comunità’, dell’essere Chiesa, perché nessuno si salva da solo. “Siamo comunità di credenti, siamo Popolo di Dio e in questa comunità sperimentiamo la bellezza di condividere l’esperienza di un amore che ci precede tutti, ma che nello stesso tempo ci chiede di essere ‘canali’ della grazia gli uni per gli altri, malgrado i nostri limiti e i nostri peccati. La dimensione comunitaria non è solo una ‘cornice’, un ‘contorno’, ma è parte integrante della vita cristiana, della testimonianza e dell’evangelizzazione”».

«È a Costanzo quindi, testimone di Cristo che confermò con il suo sangue l’annunzio del Vangelo – ha concluso il cardinale Bassetti –, che chiediamo stasera di ravvivare la nostra fede. Lui che fu pietra viva e preziosa, | scolpita dallo Spirito | con la croce e il martirio | per la città dei santi. Sia questo anno che si è aperto dinanzi a noi come tempo del Giubileo della misericordia un’occasione propizia per riconoscere i nostri limiti, personali e comunitari, e divenire così strumenti della misericordia del Signore per tutti gli uomini».




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