Nell'ambito
delle iniziative culturali promosse in occasione del 70° anniversario della
fine della seconda guerra mondiale (1945-2015), la Biblioteca Diocesana
"Storti - Guerri" di Città di Castello organizza una conferenza sul
tema I cattolici tra guerra e resistenza
nell'Alta Valle del Tevere. L'argomento sarà illustrato dal prof.
Alvaro Tacchini, studioso di storia contemporanea, Presidente dell'Istituto di
Storia Politica e Sociale "Venanzio Gabriotti" e autore del recente
saggio Guerra e Resistenza nell'Alta Valle
del Tevere (1944-1945), pubblicato dall'editore Petruzzi a fine
2015. La conferenza si terrà venerdì 5 febbraio, alle ore 17, nella sala
conferenze al piano terra del Seminario Vescovile. Tutti gli interessati sono
invitati a partecipare.
Gli
anni della seconda guerra mondiale, e in particolare il periodo della
Resistenza, vedono il mondo cattolico altotiberino impegnato nella difesa delle
persone coinvolte negli eventi bellici e nella scelta per la libertà. Proprio
questo, come rileva il prof. Tacchini nella sua documentata ricerca, è l'ideale
attorno al quale si sono coagulate forze diverse, nel comune impegno di lotta
contro un'ideologia antiumana. Un impegno, questo concretizzatosi in maniera
diversa. Per alcuni (soprattutto laici, ma anche alcuni sacerdoti) ha
significato la scelta della lotta armata contro l'esercito nazi-fascista; per
molti altri ha voluto dire vicinanza alla popolazione colpita e soccorso a
chiunque avesse una necessità o si trovasse in pericolo. L'attività principale
venne svolta nelle due città, Città di Castello e Sansepolcro, dove i due
vescovi, rispettivamente mons. Filippo Maria Cipriani e mons. Pompeo Ghezzi,
rimasero al loro posto, facendosi difensori della popolazione, promotori dei
soccorsi ai feriti e della tutela dell'incolumità e dalla salute pubbliche,
difensori degli edifici (a Sansepolcro, ad esempio, moltissimi sfollati
consegnarono al vescovo Ghezzi le chiavi di casa). Accanto ai due vescovi sono
da ricordare anche molti sacerdoti: don Beniamino Schivo, che a Città di
Castello organizzò l'allestimento di un ospedale provvisorio nel Seminario
Vescovile e salvò dalla deportazione una famiglia di ebrei; don Duilio
Mengozzi, che a Sansepolcro, insieme ad alcuni medici, mantenne attivo
l'ospedale e favorì la fuga di numerosi ebrei (fra cui il noto critico
letterario Attilio Momigliano); don Domenico Mencaroni, ucciso a Toppole
(Anghiari) dove si era trasferito per nascondere nella canonica di Verrazzano
una famiglia ebrea; don Pompilio Mandrelli, che a Pietralunga seppe farsi
difensore della popolazione. Sono soltanto alcuni nomi, ma capaci di fare
capire quanto ampia sia stata la partecipazione del clero nella difesa della
popolazione. Tra i laici il nome che spicca è quella di Venanzio Gabriotti,
divenuto icona della Resistenza tifernate e umbra.
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