“Ti celebriamo, martire santo, che
offristi a Cristo la tua vita, nei tormenti fosti vincitore, della fede
testimone; nel dubbio che tormenta il cuore ci sia sostegno la tua fede: la tua
intercessione sia nostro conforto”. Giovedì 14 gennaio nell’antica
e maestosa Cattedrale di Spoleto, nel corso del solenne pontificale presieduto
dall’arcivescovo Renato Boccardo, sono risuonate ancora una volta queste parole
dell’inno a S. Ponziano, felice cavaliere del cielo, valoroso martire di Dio,
patrono della Città di Spoleto e dell’intera archidiocesi di Spoleto-Norcia.
Davvero
in tanti gli spoletini che in Duomo, insieme al Vescovo e ai preti della
Diocesi, si sono affidati alla protezione del Santo decapitato nel 175 d.c.
(aveva solo 18 anni) per non aver rinnegato la fede in Cristo. Al giudice
Fabiano che gli chiese quale fosse il suo nome, rispose: “Ponziano è il nome che i miei genitori
mi hanno dato, ma più di ogni altra cosa desidero essere chiamato cristiano”.
«Il nostro patrono – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia - si è trovato di
fronte il paganesimo romano nelle sue sopravvivenze residue, con i suoi
godimenti disperati, le sue frenesie e la sua sottile tristezza. Nella romanità
estenuata di quel tempo, le virtù che avevano portato l’Urbe al dominio del
mondo intero erano poco più che un ricordo. Sono mali che la nostra epoca è
tornata a conoscere. Spoleto da sempre si affida alla protezione di S.
Ponziano. Anzi, nel nome di questo giovane riconosce, per così dire, la cifra
della sua identità. Secondo l’iconografia tradizionale, il santo martire, a
cavallo, porta la bandiera con il segno della croce, quasi a dire che la città
è da lui protetta e difesa, garantita contro ogni assalto esterno e ogni
interiore tentazione di snaturarsi. La pietà popolare non attribuisce forse al
nostro Patrono la garanzia che “Spoleto tremerà, ma non crollerà”? E siamo
convinti che la sua protezione si estenda ben al di là dei terremoti...Anche
nel nostro mondo, infatti, sembra diffondersi sempre di più il vuoto, quasi una
progressiva “desertificazione spirituale”, come se là dove c’era una memoria,
una pienezza, si andasse allargando il nulla. Il vuoto preme nelle nostre case
dai tg ma anche, e di più, da quella tv di Grandi Fratelli, dove davanti a una
telecamera si recita il nulla. E dentro al costante rumore - giacché il
silenzio è diventato intollerabile - c’è il vuoto! È un deserto non straziante
– ha proseguito il Presule -, non atroce come quello della guerra e dei lager,
ma un deserto quotidiano, che si allarga nell’abitudine e nelle piccole cose, e
genera quello smarrimento che spesso abbiamo addosso ma fatichiamo a definire.
Il nostro deserto non è però dovuto unicamente a relativismo e individualismo,
non solo al potere mediatico, a un consumismo che inebetisce, all’allargarsi di
un mondo virtuale che spesso oscura e deforma la realtà della vita vera. Il
pericolo più grave è invece una fede tiepida. L’abitudine di cristiani assopiti
in una eredità di cui non riconoscono più la perenne novità straordinaria. Una
forma di religiosità liquida e “light”, in cui si entra e si esce come da un
party. Questo deserto è anche roba nostra, è lo specchio di un torpore, di una
smemoratezza. Di un credere magari e andare a messa, uscendone però con una
cauta riserva nel cuore: il Vangelo è una cosa, e la vita un’altra». E allora
S. Ponziano, con l’eroismo del suo martirio, insegna a seguire Cristo fino in
fondo, senza tentennamenti e compromessi, costruendo ogni giorno una vita
illuminata dalla fede, riproponendo, in modo particolare in questo Anno Santo, il grande e
consolante mistero della misericordia di Dio che continua a prendersi cura dei
suoi figli. «Guardando all’uomo da questa prospettiva – ha detto Boccardo -
comprendiamo che una delle opere di misericordia che oggi
appare particolarmente urgente ed importante è il servizio del bene
comune, un servizio che richiede sacrificio, rinuncia, dedizione. Qualunque
forma esso assuma, anche quella sociale, politica, legale, civile, questo
servizio chiama ciascuno di noi prima di tutto a vivere tali valori nella
propria persona, nel proprio ambito, nel proprio ambiente, con uno stile di
limpidezza, di imparzialità, di giustizia, di moralità. D’altra parte siamo
consapevoli della nostra fragilità, sappiamo bene che in ciascuno si riflettono
le contraddizioni della società del nostro tempo, che siamo soggetti a sbagli,
smarrimenti, confusioni, devianze. È perciò necessario richiamarsi
continuamente non soltanto alla disciplina, ma anche a una educazione più
profonda, di cui la disciplina è parte integrante, cioè un’educazione ferma e
costante al senso del servizio, alla virtù della giustizia, al senso del bene
comune, al rispetto della persona propria e altrui, al senso dello Stato.
Preghiamo – ha concluso - affinché questa celebrazione della memoria di San
Ponziano corrobori la nostra fede ed ispiri la nostra testimonianza; rafforzi
la grandezza e la bellezza della città di Spoleto e della nostra Diocesi;
custodisca i responsabili della cosa pubblica nel vero servizio al bene
comune. E la sua intercessione ottenga a tutti l’abbondanza della benedizione
di Dio».
La celebrazione
eucaristica è stata animata dalla Cappella musicale del Duomo; il servizio
liturgico è stato curato dai seminaristi e dai ministranti, coordinati dal
cerimoniere don Edoardo Rossi; il reliquiario che contiene la sacra testa di S.
Ponziano è stato ripulito e corredato dei pezzi mancanti dall’oreficeria Aurum
di Spoleto0; all’offertorio le pievanie della Diocesi hanno portato dei cesti
alimentari per la Mensa della Misericordia; l’addobbo floreale in Cattedrale è
stato allestito da don Riccardo Scarcelli, parroco di Cesi di Terni e Portaria
di Acquasparta. Insieme ai tantissimi fedeli spoletini, c’erano diverse
autorità civili e militari, tra
cui: il presidente della Giunta regionale dell’Umbria Catiuscia Marini; il
presidente del Consiglio regionale Donatella Porzi; i Prefetti di Perugia e di
Terni; il vice sindaco di Spoleto Maria Elena Bececco (il sindaco Fabrizio
Cardarelli è all’estero per impegni istituzionali, ndr), il sindaco di Norcia
Nicola Alemanno e altri Sindaci dei Comuni che ricadono nel territorio della
Diocesi. Al termine della Messa, mons. Boccardo ha accolto e salutato nel
Palazzo Arcivescovile i nuovi Prefetti di Perugia e Terni, Raffaele Cannizzaro
e Angela Pagliuca, il Questore di Perugia Carmelo Maria Gugliotta, il
Comandante della Legione Carabinieri Umbria Generale di Brigata Francesco
Benedetto e il Comandante Provinciale dei Carabinieri Colonnello Cosimo Fiore.
Poi, il Presule ha condiviso il pranzo con i sacerdoti dell’Archidiocesi.
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