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  07/01/2016 21:31


Il cardinale Gualtiero Bassetti dedica alle migrazioni e morti nel Mediterraneo l'editoriale pubblicato su "L'Osservatore Romano" dell'8 gennaio, auspicando che l'impegno per la pace non sia solamente un inutile esercizio di retorica pubblica.



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«Il Mediterraneo può diventare, davvero, se pacificato, lo spazio più luminoso della Terra». Inizia con questa citazione di Giorgio La Pira, l'ultimo editoriale del cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, intitolato Per uno spazio più luminoso, che sarà pubblicato l’8 gennaio, su «L’Osservatore Romano» e già consultabile sul sitowww.osservatoreromano.va.

Al centro della riflessione del prelato perugino si colloca la grande questione dei migranti e la lunga scia di sangue che sta ormai attraversando il mar Mediterraneo. Una situazione drammatica e non più sostenibile. Gli ultimi tragici naufragi di migranti sulle coste turche, che sono avvenuti sottolinea con amarezza il cardinal Bassetti «a due passi da alcuni turisti che nella loro spietata e morbosa curiosità ne cercavano di fotografare i cadaveri», e la tragica morte del piccolo Khalid, il bambino siriano che ha perso la vita sulle coste di un'isola dell'Egeo nel tentativo di fuggire dalla fame e dalla guerra, non sono più accettabili.

Il Mediterraneo, sostiene in sintesi il presule, si deve trasformare da luogo di morte a luogo d'incontro tra i popoli, cercando di diventare quello che il sindaco di Firenze scriveva nel 1958 al presidente egiziano Nasser: «lo spazio più luminoso della terra». Ovvero un luogo di dialogo tra popoli e culture diverse, tra fedi e storie lontane. Non si tratta, scrive Bassetti, dello «slancio utopico di un ingenuo mistico cristiano» ma di un obiettivo concreto che va perseguito con decisione.

La condizione necessaria per raggiungere questo scopo è, però, la fine dei conflitti e un impegno concreto per la pace laddove esistono delle guerre. L'impegno per la pace, però, deve essere «concreto» e non può ridursi «solamente ad un inutile e tedioso esercizio di retorica pubblica». Sulla pace infatti esiste da decenni un equivoco che va assolutamente chiarito. «L'impegno per la pace – scrive Bassetti – è stata sicuramente una delle più grandi conquiste del '900» ma, al tempo stesso, «ha rappresentato una delle prospettive ideali più strumentalizzate e abusate del secolo scorso. Non solo da parte di una diffusa cultura di massa, che ne ha spesso trasmesso un'immagine superficiale e banale, ma anche da parte di alcuni regimi dispotici i quali, in nome della pace, hanno perseguito obiettivi cruenti e disumani».

Una pace autentica, pertanto, non è solo «una moratoria della catastrofe» o «un compromesso a buon mercato tra gli Stati». E non è neanche riassumibile solamente con l'«assenza di guerra». La pace vera è quella che si manifesta nell'Epifania del Signore: «prima di tutto una pace dello spirito che si riconosce nella tenerezza di Gesù e nell’infinita misericordia di Dio». Solo partendo da questi presupposti, conclude Bassetti, il Mediterraneo può aspirare a diventare «quella sorta di Lago di Tiberiade auspicato da Giorgio La Pira. Ovvero, un mare di Galilea più grande, capace di unire popoli e nazioni, e di abbattere qualsiasi barriera».




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