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  12/11/2015 11:28


ASSEMBLEA ECCLESIALE DI FIRENZE 2015 - IL CARDINALE BASSETTI: "i cristiani sono chiamati ad essere il fermento proprio di quella società e a rimboccarsi fino in fondo le maniche". Le relazioni di Lorizio e Magatti e il commento di mons. Galantino, segretario generale della Cei



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La chiesa cattolica italiana riunita nella 5° assemblea ecclesiale nazionale in corso di svolgimento a Firenze “in Gesù Cristo il nuovo umanesimo” sta vivendo un importante momento di comunione e confronto tra vescovi, gli oltre duemila delegati, impegnati nei gruppi di studio sui cinque ambiti:uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare.

Al centro dell'assemblea l'incontro con Papa Francesco il 10 novembre nella Cattedrale di Firenze, che così il cardinale Gualtiero Bassetti ha commentato ai microfoni di Radio Vaticana: “Il Papa ha fatto una enciclica per la Chiesa italiana e ha rimesso insieme tante cose che ci aveva detto a spezzoni. Adesso noi - senza scuse – abbiamo una agenda; una agenda precisa, perché è partito con una visione subito molto chiara: Ecce Homo, l’umanesimo che rifiuta la spada e che è il Cristo Salvatore. E ha concluso ritornando a quel Cristo e poi alla figura del cristiano impersonato in Maria, che senza parlare dice: “Ecce Ancilla Domini”. Ha ritoccato tutti quanti i temi che praticamente ha sottolineato in questi tre anni di episcopato: ha detto “non sta a me, ma sta a voi”. Come dire: ora io ho parlato e ho parlato con chiarezza. Il Papa ha parlato ai vescovi, ha parlato ai cristiani, ha parlato ai preti, anche a don Camillo e Peppone e soprattutto si è volto alla società, in questa bellissima interpretazione di un umanesimo completo, in cui la “societas christiana” non è distinta da quella laica: anche se c’è una distinzione – diciamo pure – anche ideologica, i cristiani sono chiamati ad essere il fermento proprio di quella società e a rimboccarsi fino in fondo le maniche. Quindi ha ricomposto anche l’unità dell’umanesimo cristiano fra la società civile e la “civitas christiana. Anche quando si è rivolto ai giovani in particolare voleva sottolineare questo: il futuro della Chiesa e della società è proprio nei giovani che non stanno a rifugiarsi in casa, ma che hanno il coraggio di rimboccarsi le maniche. Quindi oggi il cristiano è uno che sta in piedi e che – ha detto – non sta sulla terrazza a vedere quello che passa nella piazza; ma è uno che sta in piedi e si coinvolge pienamente, fino a sporcarsi le mani.

Dopo la giornata con il Santo Padre, al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale è stata la volta delle due relazioni principali del prof. Mauro Magatti, Ordinario di Sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha proposto una riflessione di senso sul nuovo umanesimo.

La nostra vita – ha constatato – rischia di diventare un’astrazione sempre più frammentata e separata da ciò che ci circonda, persino dagli affetti più intimi”. La crisi del nostro Paese, dunque, è in primo luogo crisi di identità, alla radice di quei particolarismi che “come italiani conosciamo bene: localismi, corporativismi, familismi, corruzione, mafiosità”. La chiave individuata da Magatti per cercare una via d’uscita, sta nell’apertura alla “logica della concretezza, intesa come pratica di affezione aperta alla trascendenza”. Una concretezza “generativa” in cui il sociologo riconosce anche quel tratto inconfondibile che “distingue l’Italia nel mondo”. L’Italia, ha concluso, “da secoli ha saputo esprimere, dal basso, una straordinaria vitalità: il volontariato, le cento città, l’artigianato, l’arte, la cura e la carità, la sussidiarietà e l’economia civile. Creando un terreno favorevole alla fioritura di un nuovo “umanesimo della concretezza” si può forse ridire la vocazione per questo Paese nel tempo che stiamo vivendo”.

Ha fatto seguito quello di mons. Giuseppe Lorizio, Ordinario di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università Pontificia, che ha sottolineato come “La fede in Cristo Gesù intravede e professa l’umano e il divino in una profonda unità personale che interpella e coinvolge oltre la storia, ma non fuori di essa”, ha aggiunto, richiamando l’esperienza biblica dell’alleanza. Proprio questa categoria diventa, quindi, “paradigma del ‘nuovo umanesimo’, che ha da proporsi come tale a tutti e che coinvolge i credenti in Cristo nella vigilanza e nella custodia di fronte ad ogni tentativo di infrangere le alleanze, che possono assicurare una vita degna di questo nome a chiunque oggi e domani sia chiamato all’esistenza”. Il nuovo umanesimo che si genera dalla fede è così “l’umanesimo della nuova alleanza, realizzatasi in Cristo”, che “va vissuta e attualizzata nelle alleanze, spesso infrante o compromesse”, della vita di ciascuno e della storia di tutti: tra uomo e natura come tra uomo e donna, spiega Lorizio; tra generazioni come tra popoli; tra religioni come tra cittadino e istituzioni. Sono alleanze che – ha concluso il teologo – “ciascuno di noi e le nostre comunità, con sporgenza verso la società civile, è chiamato a porre in atto, custodendo legami e vincoli autentici e chiedendo e offrendo misericordia, perché avvenga ai diversi livelli una vera riconciliazione sul piano individuale e su quello comunitario”.


Anche mons. Nunzio Galantino, segretario genarale della Cei, a margine del suo intervento di giovedì 12 novembre ha ricordato come “la dimensione missionaria della chiesa non è nuova, anche se non è sempre vissuta. Il Papa ce lo ha detto e ricordato anche nell'incontro qui a Firenze. La chiesa che è missionaria non una comunità di persone cercano di stare bene insieme. Il compito della chiesa è quello di annunciare e testimoniare il Vangelo, e quello che sta succedendo oggi e quello che molti giornali raccontano non è il tutto della chiesa, perchè la maggior parte della chiesa vive con coerenza ed è questo che deve riconoscersi e che le persone conoscono” 

 


Allegato:
Relazione Magatti.odt


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