La
comunità tifernate celebra la festa dei santi patroni Florido e Amanzio,
patroni della diocesi, il 13 novembre, con la solenne celebrazione alle ore 18 presieduta
dal S. Em. Rev.ma il Card. Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato
dello Stato della Città del Vaticano . Concelebrano i vescovi Domenico Cancian,
Nazzareno Marconi, Pellegrino Tomaso Ronchi e il clero della diocesi.
“la
festa dei nostri Santi Patroni – ricorda il vescovo Cancian - merita tutta
l'attenzione della nostra Chiesa e della nostra Città. Florido, Amanzio e
Donnino ci ricordano qualcosa che attiene alla nostra identità umana e cristiana.
Anche noi stiamo vivendo un tempo di passaggio epocale avvicinabile per certi
versi al loro. L’anno scorso abbiamo inaugurato la nuova illuminazione della
cattedrale, da poco abbiamo benedetto l’organo restaurato. Tutto concorre ad
abbellire la nostra Chiesa e soprattutto, lo spero, a pregare meglio”.
La
festa sarà preceduta dal triduo da martedì 10 a giovedì 12 novembre con il rosario alle 18 e la messa alle 18.30.
Il
12 novembre inoltre si terrà la tradizionale veglia di San Florido alle 21
nella cripta della Cattedrale animata dai giovani della Pastorale Giovanile.
Florido
nacque a Città di Castello attorno al 520. I suoi genitori morirono quando egli
era ancora in giovane età; studiò lettere e teologia. Attorno all’anno 542 il
vescovo lo nominò diacono. Qualche tempo dopo Florido, insieme ad Amanzio e
Donnino, fuggì a Perugia, poiché Città di Castello era stata assediata dalle
truppe di Totila. Qui il vescovo Ercolano, lo ordinò sacerdote. Ercolano affidò
a Florido un’ambasceria presso il vescovo
di Todi, Fortunato. Recandosi a Todi i due santi incontrarono, presso Pantalla,
un indemoniato, che fu guarito dalla preghiera di Florido (anno 544 circa).
Quando, sette anni dopo, anche Perugia cedette a Totila il vescovo Ercolano fu
ucciso. Florido, tornato a Città di Castello, la trovò distrutta. Nella
drammatica situazione seppe tenere unita la popolazione e organizzare la
ricostruzione. Aiutandosi l’un l’altro come fratelli, Florido vescovo, Amanzio
sacerdote e Donnino laico/eremita, hanno dato vita a una Chiesa autentica,
animata dalla fede e dalla carità, fondata sulla certezza dell’amore di Dio che
dà la forza di ricostruire le mura, le case,
il castello, le strade, ma soprattutto una comunità umana e cristiana. Papa
Pelagio, accogliendo la preghiera dei cittadini, nominò Florido vescovo. Egli
si impegnò nel predicare la Parola di Dio, vivendo con giustizia e carità. Morì
a Pieve de’ Saddi il 13 novembre 599.
L’agiografia
presenta sant’Amanzio insieme a san Florido: Floridus simul cum Amantio. È
proprio questo “stare
insieme”, che coinvolge anche il laico Donnino, a caratterizzare la santità dei
personaggi. La
più antica testimonianza sui santi Florido e Amanzio, è contenuta nei Dialoghi di
papa Gregorio Magno, che dice di avere conosciuto di persona i due santi,
invitati a Roma per avere informazioni sul santo vescovo e martire perugino
Ercolano. Gregorio Magno cita il vescovo Florido come informatore a proposito della
vita di sant’Ercolano. Egli parla di Florido come di «vescovo di Tiferno
Tiberino» e di «vescovo di vita venerabile» (Dialoghi, III,13) e ricorda come
sia stato lui a informare il papa della capacità taumaturgica del
prete
Amanzio, «uomo di grande semplicità, che ha il potere di imporre le mani sui
malati, a guisa degli apostoli, e di risanarli» e che «possiede anche il dono
miracoloso di uccidere i serpenti, segnandoli col segno di croce dovunque li trovi»
(Dialoghi, III, 35).
Il
testo antico più completo che tramanda notizie sui santi Florido, Amanzio e
Donnino è la Vita Floridi scritta
dal diacono Arnolfo, canonico della cattedrale di Arezzo, negli anni ’70
dell’XI secolo. Dopo la dedicazione
della chiesa cattedrale ai santi Florido e Amanzio (1023, o 1032), la più
remota attestazione del culto
è contenuta nel calendario della canonica della cattedrale stessa (1153-1167
circa).
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