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  02/11/2015 12:09


Terni: celebrazione al cimitero civico per la commemorazione dei defunti. Mons. Piemontese: "la morte resta il compimento della vocazione e missione di un’esistenza umana, racchiusa nell’arco di pochi o molti anni a beneficio di se stessi e della società".



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E’ stata celebrata questa mattina all’ingresso del Cimitero di Terni, dal vescovo padre Giuseppe Piemontese, la Santa Messa per la commemorazione di tutti i defunti, alla presenza delle autorità civili e militari cittadine, delle associazioni combattentistiche e d'arma, concelebrata con i sacerdoti della città.

Una ricorrenza che accomuna, nel ricordo dei defunti, non solo i credenti ma tutte le persone che si sono recate in questi giorni al cimitero. Una tradizione che è segno di un legame di amore, ravvivato nella preghiera e nel ricordo.

«Il ricordo delle persone care non ci lascia mai – ha detto il vescovo nell’omelia - rende più lieve il dolore del distacco. Commemoriamo coloro che abbiamo amato, specie coloro che di recente ci hanno lasciato, in un desiderio di custodire e ravvivare il ricordo e rinnovare la presenza e la relazione di persone familiari ed amici».

Il vescovo ha ricordato coloro che sono morti in questo anno in maniera inaspettata per malattia, disgrazia o violenza, in particolare: Davide Raggi (ucciso il 13 marzo 2015), Gabriella Zelli Listanti (uccisa il 13 gennaio 2015), Giulio Moracci (anziano 91enne ucciso il 28 aprile 2015), i morti sul lavoro, quelli nell’adempimento del dovere.

«La nostra sensibilità e tradizione, patrimonio della nostra cultura, nei confronti della morte delle persone care si è conservata ed è custodita nella pietas humana – ha aggiunto il presule - simbolo di una ricchezza di sentimenti e di umanità nei confronti di coloro che furono, che ci sono cari anche ora che riposano nel cimitero. Ci viene spontaneo ed è fonte di consolazione sapere che coloro che abbiamo amato e che non sono più nella nostra società terrena, riposano qui».

«La nostra esperienza di oggi vuole aiutarci ad avere una corretta relazione verso la morte, che è parte della stessa vita. Siamo qui perché sospinti da alcune convinzioni e certezze che rendono meno amaro il pensiero della morte, realtà  che nessuno può cancellare. La morte  non è il risultato di un gioco tragico e ineluttabile da affrontare con freddezza e cinismo. Per ogni uomo o donna consapevole dei limiti e della ricchezza della propria umanità, qualunque convinzione filosofica o religiosa abbracci, la morte resta il compimento della vocazione e missione di un’esistenza umana, racchiusa nell’arco di pochi o molti anni a beneficio di se stessi e della società».

 

Nella prospettiva cristiana e di fede la morte apre le porte alla speranza nella resurrezione e all’amore di Dio «che prende a cuore con un amore personalissimo ogni uomo, ognuno di noi – ha detto mons.Piemontese – ed è nella logica dell’amore non darsi dei limiti. E se Dio ama una persona la amerà per sempre. È questo amore che fa da solido fondamento per la nostra speranza nella vita eterna. In questo giorno, insieme, ricordiamo le persone amate che i nostri occhi non vedono più e che le nostre mani non accarezzano più, ma proprio la tenace fedeltà del nostro ricordo, di noi persone così deboli, è un segno del ricordo d’amore di Dio. Le persone che abbiamo amato non le abbiamo perse, è stata donata loro una modalità diversa di esistenza, ma non è cassata la relazione che ci legava, e che dunque ancora ci lega a loro. Le nostre preghiere, suggerite dall’affetto, le raggiungono veramente e aggiungono luce alla loro gioia accanto a Dio. E Dio rallegra il loro paradiso consegnando a loro, alle loro preghiere per noi, gli aiuti che vuole donarci».

Ed infine un'esortazione quella del vescovo a custodire l’eredità che hanno lasciato i defunti nel patrimonio umano e spirituale della comunità, nell’identità della città, operosa, solidale, onesta e cristiana «siamo qui per leggerla e per accoglierla e disegnare il nostro futuro, rendendo onore a coloro che con la laboriosità, l’onestà, la fede ci hanno preceduto».




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