Dall’inizio
del 2015 sono arrivati in Europa 700mila profughi, di cui 550mila sbarcati in
Grecia dalla vicina Turchia, perché i 3 km di mare che li separano dalla
salvezza sono meno pericolosi della traversata del Mediterraneo dalla Libia.
Sono alcuni dei dati forniti oggi durante l’incontro sull’emergenza profughi e
l’accoglienza in Italia organizzato a Roma da Caritas italiana, con 230
partecipanti da tutte le diocesi. A transitare in Grecia sono soprattutto
siriani di ceto medio, in fuga dall’inasprirsi del conflitto e desiderosi di
andare in Germania (dove stimano 1 milione e mezzo di arrivi per il 2015). In
media, nel mese di ottobre, sono entrate in Grecia 8.800 persone al giorno. Gli
africani sub-sahariani continuano invece ad imbarcarsi dalla Libia e a
rischiare di più nella traversata sul Mediterraneo: quest’anno ne sono già
morti 3mila, a fronte di circa 150mila arrivi in 870 sbarchi sulle coste
italiane. Un dato che a fine anno sfiorerà le 160/170mila presenze: meno di
quanto previsto dalle stime allarmistiche italiane, perché la maggior parte dei
flussi si sono spostati sulla rotta balcanica.
Se
da un lato i Paesi europei che prima non venivano toccati direttamente dagli
arrivi massicci si stanno rendendo conto di cosa vuol dire gestire l’emergenza,
“dall’altro le direttive europee - osserva Oliviero Forti, responsabile
dell’area immigrazione di Caritas italiana - stanno imponendo all’Italia una
situazione a maglie strette che può diventare scottante: a molti africani
sub-sahariani viene dato il foglio di via appena sbarcati in Sicilia, facendoli
cadere in una immediata situazione di irregolarità sul territorio italiano.
Così l’opinione pubblica rischia di percepire la presenza di migranti solo come
irregolari”. “L’idea che l’Europa protegga solo alcune categorie di persone e
altre no, a seconda della nazionalità, è discriminatorio e inaccettabile -
afferma Forti -. Si creano così migranti di serie A e di serie B. Di contro i
ricollocamenti dall’Italia verso altri Paesi europei hanno cifre imbarazzanti:
solo 66 verso la Svezia e la Finlandia”. Nel frattempo le diocesi italiane
stanno reagendo molto bene all’invito di Papa Francesco ad accogliere i
profughi: in pochi giorni 700 disponibilità che confluiranno nel progetto “Un
rifugiato a casa mia”, inizialmente previsto per sole 200 persone. Si darà la
seconda accoglienza in parrocchie e famiglie a chi ha già un permesso per
restare in Italia, in collegamento con la Caritas o altro ente gestore.
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