“Nel
cuore della notte per pregare” è il tradizionale pellegrinaggio a piedi da Narni
allo Speco francescano di Sant’Urbano che, in occasione della festa di san
Francesco, viene proposto dai giovani della diocesi e dai frati francescani e
al quale hanno preso parte un centinaio di pellegrini che hanno percorso a
piedi i 15 chilometri
che separano Narni dallo Speco francescano. Un cammino silenzioso intervallato
da preghiere e canti lungo la strada che si snoda tra i boschi.
Allo
Speco francescano si sono aggiunti numerosi altri pellegrini giunti da varie
parti d’Italia che hanno partecipato alla celebrazione all’aperto, presieduta
dal vescovo Giuseppe Piemontese davanti all’antica costruzione dell’originaria
chiesetta e oratorio dove sostò San Francesco all’ombra del castagno
secolare.
«Il
cammino che avete compiuto per giungere questo luogo benedetto, è espressione di
un cammino di fede – ha detto il vescovo Piemontese - che ci richiama Francesco, che ci richiama la contemplazione e la
bellezza. Tutto questo nella memoria del transito del beato padre
Francesco che in questo luogo vogliamo incontrare, farne nostro modello, che
guardiamo e invochiamo come guida. Nella
memoria facciamo scorrere la vita, le opere, la santità, il messaggio
del Padre San Francesco, messaggio di pace e di bene, del suo sereno confronto
con la morte, chiamata col nome di sorella. Francesco ci insegna ad essere
piccoli, umili e pienamente abbandonati al Padre, per imparare a fare nostri i
sentimenti di Gesù».
Una
particolare riflessione è stata dedicata dal vescovo ai temi della salvaguardia
del creato e della misericordia.
La
creazione e la natura, così cara a San Francesco ed esaltata nel piccolo Speco
francescano di Narni immerso nel verde dei boschi, nel silenzio e nella quiete,
chiama anche oggi i cristiani ad una forte conversione spirituale nelle relazioni con il mondo.
«Il messaggio della salvaguardia del creato, che
ci ha dato 800 anni fa Francesco
d'Assisi e che oggi, in maniera rinnovata e preoccupata, ci ripete Papa
Francesco nella sua enciclica Laudato sii
– ha aggiunto il vescovo -. Lo
scopo di Francesco d'Assisi era quello di invitare a riconoscere nelle creature
l'impronta del creatore, di condividere la gioia della vita e di lodare e ringraziare l'Altissimo.
Papa
Francesco, come avete anche voi cari giovani meditato lungo il cammino, non solo presenta questa visione e realtà di fraternità universale, di solidarietà con tutte
le creature e di incontro col Creatore, ma richiama la responsabilità urgente
di custodire la casa comune, la necessità di fare pulizia generale - è questo
il senso di ecologia - del macrocosmo, mondo intero, a partire dal microcosmo,
gli spazi del nostro villaggio o condominio. Anzi a partire dalle nostre
abitudini: un ordine e igiene materiale e morale, spirituale e sociale, di relazioni purificate e di abitudini
che non inquinano la convivenza del villaggio globale».
«Mentre
ci apprestiamo alla stagione della Misericordia – ha concluso il vescovo - guardiamo
a Francesco, raggiunto e inondato dalla misericordia che fu il primo frutto del
suo avvicinamento al Signore. Francesco
ha dapprima esperimentato la misericordia di Dio verso di lui, la misericordia
come dono gratuito, ed è questo che lo ha spinto e gli ha dato la forza di
avere misericordia del lebbroso e dei poveri.
Cerchiamo
il Signore nelle creature, nei volti delle persone che incrociamo per le
strade, nei mezzi di comunicazione, nella cronaca e nella nostra vita.
Francesco d'Assisi che voleva portare tutti in paradiso, e perciò aveva
ottenuto anche lui prima del Giubileo, l'indulgenza della Porziuncola 800 anni
addietro, sia la nostra guida nell'imminente anno giubilare».
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