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  23/09/2015 12:04


Il cardinale Gualtiero Bassetti alla “Porta d’Europa”, l’isola di Lampedusa, i cui abitanti fanno “scuola” di accoglienza e carità. «Al Centro di accoglienza di Lampedusa ho colto tanta umanità che mi ha intenerito ancor più il cuore – ha commentato – e difficilmente dimenticherò i bambini con i loro occhi splendenti come il sole che riscalda quest’isola, la “Porta d’Europa”.



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Al rientro dal suo viaggio a Lampedusa (21-22 settembre), il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Ceu Gualtiero Bassetti ha ripercorso le due intense giornate alla “Porta d’Europa” (così è definita quest’isola, più vicina al continente africano che a quello europeo), soffermandosi sugli incontri e le visite che l’hanno particolarmente commosso. Il viaggio a Lampedusa era nella sua agenda da tempo, da quando aveva ricevuto l’invito del parroco, don Mimmo Zambito, a presiedere le celebrazioni per la festa della Madonna del Santuario di Porto Salvo, una ricorrenza molto sentita dagli abitanti dell’isola.

            Per il presule umbro è stata soprattutto l’occasione per conoscere quel fazzoletto di terra bagnato dal Mediterraneo, che per migliaia di profughi-migranti rappresenta la salvezza e la speranza di un futuro migliore, i cui abitanti fanno “scuola” di accoglienza e carità. E’ stato lo stesso cardinale a evidenziarlo alla conclusione dell’omelia durante la celebrazione eucaristica in onore della Madonna di Porto Salvo, parlando della «grande ammirazione per i cristiani di Lampedusaۘ» nell’offrire «all’Italia e all’Europa intera l’esempio di un popolo attento, accogliente, che si fa partecipe delle sofferenze altrui. Il cardinale Francesco Montenegro (arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas italiana, n.d.r.) ha più volte descritto la vostra solidarietà: “Le donne mettevano i thermos di tè fuori dall'uscio, le famiglie aprivano le porte di casa …” . Voi rappresentate l’avamposto dell’Italia e, direi, dell’Europa, civile e solidale. Avete raccolto dal mare i naufraghi, soccorso i disperati, preso in casa i profughi, sepolto i morti. A nome dei fedeli della mia Chiesa di Perugia e delle Diocesi dell’Umbria esprimo riconoscenza e vicinanza per quanto avete fatto e ancora andate facendo in aiuto a tanti fratelli».

Ricordando la visita del Santo Padre a Lampedusa, il cardinale Bassetti, tenendo in mano il pastorale del Papa realizzato con il legno di un barcone di naufraghi, ha detto: «Non è un caso che Francesco abbia compiuto qui a Lampedusa il suo primo viaggio apostolico. In quel viaggio risiedeva uno sguardo profetico profondissimo sul mondo! Venendo tra voi, il Papa parlò con voce accorata: “Siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri”».

«In questi giorni siamo stati spettatori di nuovi, tragici avvenimenti – ha proseguito il porporato – che umiliano ancora la nostra coscienza di uomini segnati dallo Spirito del Signore. Le barriere innalzate contro gente disperata e in fuga non comportano soltanto la fine di un sogno di libertà per tanti disperati, ma, alla fine, realizzano una triste prigione anche per coloro che l’hanno costruite. Chiudersi nell’egoismo non fa bene a nessuno: il mondo ha bisogno di solidarietà e di amore fraterno. Ecco, allora l’appello del Santo Padre, che, alla vigilia del Giubileo della Misericordia, invita tutte le comunità cristiane a farsi “prossime, dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: Coraggio, pazienza!... La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura”».

Due visite-incontro hanno particolarmente commosso il cardinale Bassetti, al Centro di accoglienza e al cimitero di Lampedusa. Il perché lo comprendiamo dalle stesse parole del porporato raccolte in questa nota dell’Ufficio stampa diocesano. «Al Centro di accoglienza di Lampedusa ho colto tanta umanità che mi ha intenerito ancor più il cuore – ha commentato – e difficilmente dimenticherò i bambini con i loro occhi splendenti come il sole che riscalda quest’isola, la “Porta d’Europa”, l’“ancora di salvezza” per molte persone in fuga dai loro Paesi. I bambini eritrei disegnano come i nostri bambini e mi ha colpito il disegno di una casa con accanto due figure di persone adulte e quattro di bambini, ma a Lampedusa erano in cinque, mancava il papà … Come anche i disegni che ritraggono tante barche sulle onde … Una barca di carta mi è stata regalata da un gruppetto di bambini ed è il dono più bello che ho ricevuto». Al cimitero di Lampedusa, ha detto il cardinale, «la morte accomuna tutti! Si trovano ben custodite anche le tombe dei naufraghi periti nel Mediterraneo. A queste persone non è stato riservato un angolo del cimitero, sono sepolte in mezzo alle tombe dei nostri cristiani».

            Mentre il cardinale era in visita al Centro di accoglienza, 150 profughi del Benin, Eritrea, Ghana e Nigeria venivano chiamati per prepararsi per l’imbarco per la Sicilia, per poi proseguire per altre regioni di destinazione, da non escludere anche l’Umbria. Per tutti loro il presule perugino ha avuto parole di conforto e speranza.




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