“Se
uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di
tutti”.
È
un messaggio di comunione e di diakonia,
quello che ci viene dalla parola di Dio, mentre ci disponiamo ad
iniziare questo anno pastorale che abbiamo voluto caratterizzare come
anno post-sinodale. Anno
post-sinodale, per avere il tempo di assimilare la bella esperienza
che abbiamo fatto con la celebrazione del Sinodo e che ora ci
attende all’opera, sulla base dei decreti sinodali che, a Dio
piacendo, appena possibile, vi consegnerò.
Occorre
passare dal sinodo alla “sinodalità”.
L’evento celebrativo a nulla sarebbe servito, se non producesse
una conversione: una conversione spirituale e pastorale. Se
la parola “sinodo” significa camminare insieme, la sinodalità è
l’attitudine permanente a camminare per quell’unica via che è
Gesù e il suo vangelo, in comunione con la Chiesa particolare e
universale, mettendo insieme i doni delle nostre diversità, tutte da
apprezzare e sviluppare, ma anche tutte da coordinare e mettere in
sintonia. La
parola di Dio appena ascoltata ci offre per questo indicazioni
importanti. L
idea di fondo è incentrata sullo scandalo della croce. Nel
libro della Sapienza questo scandalo è anticipato nel male che
mette qualunque giusto alla prova. In un mondo dominato dal peccato,
chi fa il bene è scomodo. La coscienza sporca di chi ha fatto un
patto col male si fa violenta: “Mettiamo il giusto alla prova”.
“Se è figlio di Dio, Dio verrà a liberarlo”. Parole che
riecheggeranno sotto la croce di Cristo (cf Mt 27,43). Non
ci facciamo illusioni, miei cari fratelli e sorelle. Il cammino che
ci attende avrà come sempre il sigillo della croce. Chi tra di voi
si impegnerà a far suo con entusiasmo questo cammino “sinodale”
troverà sempre accanto qualcuno che starà lì a fare il bastian
contrario, che lo guarderà con l’aria da saputello e gli dirà:
“Ma ci credi proprio? Ma sta’ con i piedi per terra…”.
Questi
atteggiamenti di sussiego, di cinismo, di chiacchiere banalizzanti -.
Papa Francesco ha parlato del “terrorismo delle chiacchiere” -
fanno più male delle aggressioni vere e proprie che vengono
dall’esterno, dai nemici dichiarati della Chiesa. Creano un clima
che normalmente è di mediocrità, e nei casi critici può
degenerare persino in chiassate indegne di comunità ecclesiali.Il
vangelo approfondisce lo “scandalo” della croce. L’evangelista
Marco ci mostra Gesù mentre presenta agli apostoli increduli e
timorosi il mistero della sua passione. Un istante dopo, come se non
avesse detto nulla, li sorprende a dibattere su chi tra di loro fosse
il più importante. E ne scaturisce il principio di ogni vero primato
nella Chiesa: il servizio.
La
lettera di Giacomo, con grande realismo, fotografa la situazione
della Chiesa, quando si lascia andare ai sentimenti di invidia, di
gelosia, di bramosia del potere e del denaro, che scatenano le
piccole e le grandi guerre. A questo spettacolo contrappone la vera
saggezza, la sapienza che viene da Dio, e ne tratteggia i caratteri
con espressioni concrete che facciamo bene a riascoltare e a
imprimere nella mente e nel cuore: “La
sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite,
arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e
sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace
un frutto di giustizia”.
Un bellissimo
programma, per questo anno in cui vogliamo esercitarci a far crescere
l’atteggiamento spirituale della “sinodalità”. I
temi speciali di quest’anno sono desunti delle indicazioni
pastorali offerte da papa Francesco a tutta la Chiesa. Non soltanto
rimaniamo docili alla gande lezione che ci egli ci ha dato nell’
Evangelii gaudium e
che abbiamo adottato come tema ispiratore del nostro Sinodo, ma in
modo speciale facciamo nostro il tema della misericordia,
da ricevere e da testimoniare, nell’anno giubilare che sta per
cominciare. Ci dedichiamo anche al tema della custodia del creato
come casa comune, secondo il dettato dell’enciclica Laudato
si’. Temi solo in apparenza
distanti, e che invece si intrecciano profondamente. Temi importanti
per tutta la Chiesa, ma in modo particolare per questa nostra Chiesa,
dato che il primo, il tema della misericordia, si incontra con lo
speciale dono ottenuto da san Francesco con l’indulgenza della
Porziuncola, di cui in questo anno pastorale celebreremo l’VIII
centenario; il secondo, il tema della custodia del creato, ci
coinvolge anche per il particolare accento francescano con cui il
Papa lo ha voluto trattare, valorizzando il Cantico
di frate Sole come motivo dominante
della sua enciclica.
L’urgenza
di questi temi è emersa chiaramente nella recente assemblea
diocesana, dove ci è stato delineato, con il linguaggio
incontestabile delle cifre, un quadro drammatico.
All’irresponsabilità di una cultura consumistica e opulenta dei
pochi fa riscontro la condizione di una immensità di poveri, che
bussano alle porte del nostro cuore e della nostra casa, fuggendo
dalle guerre, dalla povertà, dai disastri ambientali. Papa
Francesco, con il suo stile evangelico e immediato, non ci ha fatto
sconti. Ci ha detto, e quasi intimato, di aprire le porte delle
nostre parrocchie, dei nostri monasteri e conventi, delle nostre
comunità, delle nostre famiglie, vincendo esitazioni, egoismi e
paure. Naturalmente è un’operazione da fare con ogni senso di
responsabilità e senza improvvisazioni. Per questo la Caritas
diocesana sta operando per verificare le disponibilità e mediare
opportunamente le richieste e i bisogni. Io mi auguro che la nostra
Chiesa – la Chiesa di Francesco, uomo povero e dei poveri –
risponda a questo appello con una generosità esemplare. Ecco,
carissimi: dentro queste coordinate si muoverà il nostro anno
post-sinodale. Vi
chiedo di pregare per ottenermi luce per la redazione del documento
sinodale. In esso terrò conto di quanto mi avete proposto, e tenterò
una sintesi programmatica che ci possa aiutare nel cammino degli anni
avvenire. Sia un anno vissuto con slancio, con il cuore intenerito e
semplice di quel bambino che Gesù pone in mezzo ai discepoli per
spiegare loro la logica del regno di Dio. Proviamo a farci tutti un
po’ bambini, sciogliendo le durezze che ci illudono di essere più
adulti mentre ci fanno solo male. Sentiamoci abbracciati, proprio
quel bambino del vangelo, da Gesù, mentre riascoltiamo le sue parole
come un grande invito ad aprire il cuore ai fratelli: «Chi accoglie
uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie
me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». La
Vergine Santa e i nostri patroni ci ottengano di non chiudere il
cuore.
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