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  20/09/2015 23:08


Assisi: omelia del vescovo Sorrentino per la presentazione del piano pastorale diocesano



Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.

È un messaggio di comunione e di diakonia, quello che ci viene dalla parola di Dio, mentre ci disponiamo ad iniziare questo anno pastorale che abbiamo voluto caratterizzare come anno post-sinodale. Anno post-sinodale, per avere il tempo di assimilare la bella esperienza che abbiamo fatto con la celebrazione del Sinodo e che ora ci attende all’opera, sulla base dei decreti sinodali che, a Dio piacendo, appena possibile, vi consegnerò.

Occorre passare dal sinodo alla “sinodalità”. L’evento celebrativo a nulla sarebbe servito, se non producesse una conversione: una conversione spirituale e pastorale. Se la parola “sinodo” significa camminare insieme, la sinodalità è l’attitudine permanente a camminare per quell’unica via che è Gesù e il suo vangelo, in comunione con la Chiesa particolare e universale, mettendo insieme i doni delle nostre diversità, tutte da apprezzare e sviluppare, ma anche tutte da coordinare e mettere in sintonia. 

La parola di Dio appena ascoltata ci offre per questo indicazioni importanti. L idea di fondo è incentrata sullo scandalo della croce. Nel libro della Sapienza questo scandalo è anticipato nel male che mette qualunque giusto alla prova. In un mondo dominato dal peccato, chi fa il bene è scomodo. La coscienza sporca di chi ha fatto un patto col male si fa violenta: “Mettiamo il giusto alla prova”. “Se è figlio di Dio, Dio verrà a liberarlo”. Parole che riecheggeranno sotto la croce di Cristo (cf Mt 27,43). Non ci facciamo illusioni, miei cari fratelli e sorelle. Il cammino che ci attende avrà come sempre il sigillo della croce. Chi tra di voi si impegnerà a far suo con entusiasmo questo cammino “sinodale” troverà sempre accanto qualcuno che starà lì a fare il bastian contrario, che lo guarderà con l’aria da saputello e gli dirà: “Ma ci credi proprio? Ma sta’ con i piedi per terra…”.

Questi atteggiamenti di sussiego, di cinismo, di chiacchiere banalizzanti -. Papa Francesco ha parlato del “terrorismo delle chiacchiere” - fanno più male delle aggressioni vere e proprie che vengono dall’esterno, dai nemici dichiarati della Chiesa. Creano un clima che normalmente è di mediocrità, e nei casi critici può degenerare persino in chiassate indegne di comunità ecclesiali.Il vangelo approfondisce lo “scandalo” della croce. L’evangelista Marco ci mostra Gesù mentre presenta agli apostoli increduli e timorosi il mistero della sua passione. Un istante dopo, come se non avesse detto nulla, li sorprende a dibattere su chi tra di loro fosse il più importante. E ne scaturisce il principio di ogni vero primato nella Chiesa: il servizio. 

La lettera di Giacomo, con grande realismo, fotografa la situazione della Chiesa, quando si lascia andare ai sentimenti di invidia, di gelosia, di bramosia del potere e del denaro, che scatenano le piccole e le grandi guerre. A questo spettacolo contrappone la vera saggezza, la sapienza che viene da Dio, e ne tratteggia i caratteri con espressioni concrete che facciamo bene a riascoltare e a imprimere nella mente e nel cuore: “La sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia”.

Un bellissimo programma, per questo anno in cui vogliamo esercitarci a far crescere l’atteggiamento spirituale della “sinodalità”. I temi speciali di quest’anno sono desunti delle indicazioni pastorali offerte da papa Francesco a tutta la Chiesa. Non soltanto rimaniamo docili alla gande lezione che ci egli ci ha dato nell’ Evangelii gaudium e che abbiamo adottato come tema ispiratore del nostro Sinodo, ma in modo speciale facciamo nostro il tema della misericordia, da ricevere e da testimoniare, nell’anno giubilare che sta per cominciare. Ci dedichiamo anche al tema della custodia del creato come casa comune, secondo il dettato dell’enciclica Laudato si’. Temi solo in apparenza distanti, e che invece si intrecciano profondamente. Temi importanti per tutta la Chiesa, ma in modo particolare per questa nostra Chiesa, dato che il primo, il tema della misericordia, si incontra con lo speciale dono ottenuto da san Francesco con l’indulgenza della Porziuncola, di cui in questo anno pastorale celebreremo l’VIII centenario; il secondo, il tema della custodia del creato, ci coinvolge anche per il particolare accento francescano con cui il Papa lo ha voluto trattare, valorizzando il Cantico di frate Sole come motivo dominante della sua enciclica. 

L’urgenza di questi temi è emersa chiaramente nella recente assemblea diocesana, dove ci è stato delineato, con il linguaggio incontestabile delle cifre, un quadro drammatico. All’irresponsabilità di una cultura consumistica e opulenta dei pochi fa riscontro la condizione di una immensità di poveri, che bussano alle porte del nostro cuore e della nostra casa, fuggendo dalle guerre, dalla povertà, dai disastri ambientali. Papa Francesco, con il suo stile evangelico e immediato, non ci ha fatto sconti. Ci ha detto, e quasi intimato, di aprire le porte delle nostre parrocchie, dei nostri monasteri e conventi, delle nostre comunità, delle nostre famiglie, vincendo esitazioni, egoismi e paure. Naturalmente è un’operazione da fare con ogni senso di responsabilità e senza improvvisazioni. Per questo la Caritas diocesana sta operando per verificare le disponibilità e mediare opportunamente le richieste e i bisogni. Io mi auguro che la nostra Chiesa – la Chiesa di Francesco, uomo povero e dei poveri – risponda a questo appello con una generosità esemplare. 

Ecco, carissimi: dentro queste coordinate si muoverà il nostro anno post-sinodale. Vi chiedo di pregare per ottenermi luce per la redazione del documento sinodale. In esso terrò conto di quanto mi avete proposto, e tenterò una sintesi programmatica che ci possa aiutare nel cammino degli anni avvenire. Sia un anno vissuto con slancio, con il cuore intenerito e semplice di quel bambino che Gesù pone in mezzo ai discepoli per spiegare loro la logica del regno di Dio. Proviamo a farci tutti un po’ bambini, sciogliendo le durezze che ci illudono di essere più adulti mentre ci fanno solo male. Sentiamoci abbracciati, proprio quel bambino del vangelo, da Gesù, mentre riascoltiamo le sue parole come un grande invito ad aprire il cuore ai fratelli: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». La Vergine Santa e i nostri patroni ci ottengano di non chiudere il cuore. 



 




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