«Cara
Eminenza, questa è la nostra seconda cattedrale. Non c'è voluto il
parere della Soprintendenza né quello della Conferenza episcopale
italiana per farla. Ce l'ha costruita un “soffio” che è venuto
dalla terra e che ha scavato queste pareti splendide con questo
gotico naturale che ha fatto pensare proprio a una cattedrale.
Proprio in questa che si chiama la Sala della Cattedrale noi da sei
anni veniamo a celebrare la festa di san Benedetto».
Così
il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, ha accolto
l'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, card. Gualtiero
Bassetti, nel “ventre” del parco di monte Cucco per la santa
messa che da sei anni consecutivi viene celebrata proprio in grotta,
nel giorno della memoria liturgica del Santo abate di Norcia. La
liturgia, oltre che da Bassetti e Ceccobelli, è stata concelebrata
anche dal cancelliere vescovile eugubino, don Mirko Orsini, alla
presenza di alcuni sindaci e amministratori del comuni lungo la
Flaminia, forze dell'ordine, guide speleologiche (visto che san
Benedetto è patrono proprio degli speleologi) ed escursionisti.
«Mi
capita oggi per la prima volta di celebrare la messa all'interno di
una impressionante cavità che ci mette a diretto contatto con le
dirompenti forze della natura», ha raccontato il card. Bassetti
all'inizio della sua omelia.
«La
natura, con la sua straordinaria forza e le sue bellezze spesso
associate al sentimento dell'orrido, ci rimanda sempre – ha
continuato – a qualcosa di più grande di noi, a qualcosa di
immenso e di misterioso che sa dar vita e senso a tutte le cose.
Papa
Francesco – spiega ancora Bassetti – comincia la sua enciclica
“Laudato si'” proprio con l'Umbria e con il Cantico delle
creature e sono sicuro che quando la firmava pensava veramente ad
Assisi, a Francesco e a noi. Il Santo Padre ci dice che la
contemplazione del creato ci permette di scoprire attraverso ogni
cosa qualche insegnamento che Dio ci vuole comunicare, perché per il
credente contemplare il creato è anche ascoltare un messaggio, udire
una voce paradossale e silenziosa. Sono belle davvero queste parole.
Possiamo
dire che, sono ancora parole del Papa, accanto alla Rivelazione
propriamente detta contenuta nelle Sacre Scritture, c'è quindi una
manifestazione divina nello sfolgorare del sole e nel calare della
notte, nella impressionante grandezza dei monti, dei dirupi, delle
caverne e dei fiumi scroscianti.
Prestando
attenzione a queste manifestazioni, l'essere umano impara a
riconoscere se stesso non come un assoluto, come spesso succede
quando ciascuno crede di essere il centro del mondo e siamo purtroppo
spesso condotti da un individualismo irrefrenabile, ma confrontandosi
con queste realtà tante cose si ridimensionano nella nostra vita,
perché queste sono più grandi di noi.
È
questo l'atteggiamento del cristiano nei confronti della creato: la
contemplazione silenziosa e ammirata che ci rimanda alla bontà
creatrice di Dio.
La
liturgia in questa grotta – prosegue il cardinale – non è dunque
un fatto bizzarro. La storia ci ricorda che molti profeti e santi
fecero l'esperimento del sacro proprio in grotta. Pensate a san
Francesco a La Verna, ma anche Mosè e il profeta Elia. Anche la più
importante manifestazione di Dio che la storia ricordi è avvenuta
proprio in una grotta: è il Natale nella grotta di Betlemme, dove il
Dio bambino venne alla luce. Le viscere della terra video per prime
il Creatore e il Salvatore del mondo e questo è un fatto commovente.
Noi
la chiamiamo Madre Terra. Il buio di una fredda grotta rifugio di
animali fu rischiarato dalla Luce fulgida del Figlio di Dio. Il
motivo del nostro confluire in questa grotta immensa del monte Cucco
trova oggi la sua ragione nel ricordo di uno dei più grandi santi
che la storia cristiana ricordi, Benedetto da Norcia, orgoglio e
vanto della nostra terra umbra.
San
Gregorio Magno narra la vita di quest'uomo di Dio. Affascinato
anch'esso dalla ricerca di Assoluto, abbandonò la normale vita
quotidiana per dedicarsi solo alla lode di Dio e lo fece inizialmente
rifugiandosi nella solitudine di una grotta, sopra Subiaco. Ed è
proprio per questo – conclude il card. Bassetti – che nel 1968
papa Paolo VI ha proclamato san Benedetto patrono degli speleologi».
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