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  11/07/2015 23:31


Il card. Gualtiero Bassetti celebra nelle grotte del Cucco nella ricorrenza di san Benedetto da Norcia insieme al vescovo di Gubbio Mario Ceccobelli



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 «Cara Eminenza, questa è la nostra seconda cattedrale. Non c'è voluto il parere della Soprintendenza né quello della Conferenza episcopale italiana per farla. Ce l'ha costruita un “soffio” che è venuto dalla terra e che ha scavato queste pareti splendide con questo gotico naturale che ha fatto pensare proprio a una cattedrale. Proprio in questa che si chiama la Sala della Cattedrale noi da sei anni veniamo a celebrare la festa di san Benedetto».

Così il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, ha accolto l'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, card. Gualtiero Bassetti, nel “ventre” del parco di monte Cucco per la santa messa che da sei anni consecutivi viene celebrata proprio in grotta, nel giorno della memoria liturgica del Santo abate di Norcia. La liturgia, oltre che da Bassetti e Ceccobelli, è stata concelebrata anche dal cancelliere vescovile eugubino, don Mirko Orsini, alla presenza di alcuni sindaci e amministratori del comuni lungo la Flaminia, forze dell'ordine, guide speleologiche (visto che san Benedetto è patrono proprio degli speleologi) ed escursionisti.

«Mi capita oggi per la prima volta di celebrare la messa all'interno di una impressionante cavità che ci mette a diretto contatto con le dirompenti forze della natura», ha raccontato il card. Bassetti all'inizio della sua omelia.

«La natura, con la sua straordinaria forza e le sue bellezze spesso associate al sentimento dell'orrido, ci rimanda sempre – ha continuato – a qualcosa di più grande di noi, a qualcosa di immenso e di misterioso che sa dar vita e senso a tutte le cose.

Papa Francesco – spiega ancora Bassetti – comincia la sua enciclica “Laudato si'” proprio con l'Umbria e con il Cantico delle creature e sono sicuro che quando la firmava pensava veramente ad Assisi, a Francesco e a noi. Il Santo Padre ci dice che la contemplazione del creato ci permette di scoprire attraverso ogni cosa qualche insegnamento che Dio ci vuole comunicare, perché per il credente contemplare il creato è anche ascoltare un messaggio, udire una voce paradossale e silenziosa. Sono belle davvero queste parole.

Possiamo dire che, sono ancora parole del Papa, accanto alla Rivelazione propriamente detta contenuta nelle Sacre Scritture, c'è quindi una manifestazione divina nello sfolgorare del sole e nel calare della notte, nella impressionante grandezza dei monti, dei dirupi, delle caverne e dei fiumi scroscianti.

Prestando attenzione a queste manifestazioni, l'essere umano impara a riconoscere se stesso non come un assoluto, come spesso succede quando ciascuno crede di essere il centro del mondo e siamo purtroppo spesso condotti da un individualismo irrefrenabile, ma confrontandosi con queste realtà tante cose si ridimensionano nella nostra vita, perché queste sono più grandi di noi.

È questo l'atteggiamento del cristiano nei confronti della creato: la contemplazione silenziosa e ammirata che ci rimanda alla bontà creatrice di Dio.

La liturgia in questa grotta – prosegue il cardinale – non è dunque un fatto bizzarro. La storia ci ricorda che molti profeti e santi fecero l'esperimento del sacro proprio in grotta. Pensate a san Francesco a La Verna, ma anche Mosè e il profeta Elia. Anche la più importante manifestazione di Dio che la storia ricordi è avvenuta proprio in una grotta: è il Natale nella grotta di Betlemme, dove il Dio bambino venne alla luce. Le viscere della terra video per prime il Creatore e il Salvatore del mondo e questo è un fatto commovente.

Noi la chiamiamo Madre Terra. Il buio di una fredda grotta rifugio di animali fu rischiarato dalla Luce fulgida del Figlio di Dio. Il motivo del nostro confluire in questa grotta immensa del monte Cucco trova oggi la sua ragione nel ricordo di uno dei più grandi santi che la storia cristiana ricordi, Benedetto da Norcia, orgoglio e vanto della nostra terra umbra.

San Gregorio Magno narra la vita di quest'uomo di Dio. Affascinato anch'esso dalla ricerca di Assoluto, abbandonò la normale vita quotidiana per dedicarsi solo alla lode di Dio e lo fece inizialmente rifugiandosi nella solitudine di una grotta, sopra Subiaco. Ed è proprio per questo – conclude il card. Bassetti – che nel 1968 papa Paolo VI ha proclamato san Benedetto patrono degli speleologi».





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