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  05/04/2015 13:13


Terni: celebrazione della Pasqua. Mons. Piemontese: "L'assenza di Gesù nel sepolcro è la sua presenza nella nostra vita"



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Questa celebrazione ricca, densa di gioia esprime la nostra fede in Gesù che dopo la sua passione e la sua morte è risorto. E non è una fede espressa in teoria, ma vissuta i questa celebrazione nella quale Gesù manifesta anche a noi la sua presenza di risorto, anche se noi cristiani spesso viviamo non tenendo in grande considerazione questo essenza del nostro essere cristiani.

Ed è questo un tema difficile che, a volte, noi sacerdoti, predicatori, trattiamo con superficialità ci troviamo in un’alternanza di tacere questo evento straordinario o anche di banalizzarlo. Ne va di mezzo la nostra esistenza, sono coinvolte le nostre relazioni, quelle familiari, sociali e ecclesiali.

Che cosa avviene dopo la morte?

Nel Vangelo di Marco nella veglia pasquale, abbiamo ascoltato come le donne che di buon mattino si recano al sepolcro per imbalsamare Gesù. L’imbalsamazione è il trionfo della morte, il voler conservare per sempre un’immagine, una presenza che ormai non c’è più.

E anche il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi, di Maria e gli apostoli vanno al sepolcro per vedere un cadavere e invece con meraviglia trovano la pietra che è rotolata, la tomba è vuota, le bende che hanno tenuto stretto nella morte il Signore sono sistemate con ordine. Un giovane con una veste bianca dice alle donne: “Non abbiate paura. Voi cercate Gesù il nazareno, il crocifisso. E’ risorto non è qui”.

Il crocifisso è il nuovo nome di Gesù, colui che per amore dell’umanità, per obbedienza alla volontà del Padre si è lasciato mettere in croce e per mostrare il suo amore infinito per poter abbracciare tutti gli uomini.

Le donne, Pietro, Giovanni speravano di poter vedere Gesù, ma non lo trovano. Vedono soltanto il segno del fallimento, ma ciò capovolge la loro prospettiva e visione. La loro, come la nostra, è una fede che scaturisce da una contraddizione, i segni del fallimento vengono capovolti e diventano così segni di vittoria, si capovolge la loro prospettiva. Ecco che l’assenza di Gesù nel sepolcro diventa la presenza di Gesù nella loro vita.

Il Vangelo di questa notte dice: “Non avevano ancora compreso la scrittura”. Non avevano ancora capito che quel momento era stato preparato da Dio lungo secoli della storia e preannunciata da Gesù stesso.

Tutti noi siamo chiamati a confrontarci con la tomba vuota con questo mistero grande che è insieme mistero di paura ma anche di luce di speranza, di eternità

La fede nella risurrezione nasce dalla familiarità con le sacre scritture e con Gesù che ce le spiega, pensate all’esperienza dei discepoli di Emmaus.

Ed è testimoniata dagli apostoli e dagli altri testimoni della risurrezione. Una testimonianza difficile, tentennante, timorosa, fatta con pudore e a volte con paura, come quella delle donne, e come quella nostra. E’ un’esperienza che prende personalmente e che no puoi imporre, puoi solo annunciare agli altri ed è ciò che fa la chiesa ormai da duemila anni fino ai nostri giorni.

Per giungere alla fede pasquale occorre un lungo cammino, una conversione che dura tutta la vita, della mente e del cuore. Un cammino lento e graduale che ci mette in sintonia con Gesù e trasforma il nostro cuore, proiettandoci in una vita nuova.

Anche i santi, veri testimoni della resurrezione, san Paolo, san Francesco d’Assisi, santa Teresa d’Avila, sant’Ignazio da Loyola e tanti altri, hanno sperimentato che la vita vecchia non si può buttare fuori dalla finestra, ma accompagnarla alla porta un gradino alla volta.

Con la certezza e con la fede che Gesù è vivo, è risorto, possiamo vedere sotto una nuova luce i nostri fallimenti. Arenarsi negli studi, perdere il lavoro, vedere un figlio che cresce male, separarsi dalla persona che si è sposata, allontanarsi da parenti e amici, sono situazioni nelle quali, in un modo o nell’altro, moriamo perché ci rendiamo conto che l’impegno che abbiamo messo non è bastato e che l’amore non ha ottenuto i risultati che speravamo. La risurrezione di Cristo ci dice che di fronte ai piccoli o grandi fallimenti non si può spendere la forza dell’amore e che l’amore speso non può restare senza frutto, ma resterà per sempre e si moltiplicherà per l’eternità.

Oggi vogliamo sentirci risorti insieme a Cristo che ha dato tutto se stesso per amore e per questo Dio lo ha risuscitato secondo le Scritture

La sacra Scrittura e la testimonianza degli apostoli hanno attraversato i secoli per giungere fino a noi e toccare la nostra vita per farcela vedere con occhi diversi.

Noi come discepoli e come comunità cristiana ci aiutiamo vicendevolmente a tenere viva la fede nella risurrezione a sperimentarla in questa celebrazione e ogni giorno, per dare speranza a noi stessi, alle nostre famiglie, e a tutti coloro verso i quali siamo chiamati a portare testimonianza, così da dire: il Signore è risorto, è apparso a Simone ed è apparso anche a noi. 




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