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  01/04/2015 21:09


Spoleto: messa Crismale. Ricordato l’arcivescovo Antonio Ambrosanio a venti anni dalla morte. Mons. Boccardo nell’omelia ha richiamato l’importanza della fraternità sacerdotale ed ha ringraziato i “suoi” preti per la vita donata al servizio di Dio e degli uomini



Mercoledì 1° aprile, Mercoledì Santo, l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto, nella Basilica Cattedrale di Spoleto, la Messa Crismale. Questa celebrazione sottolinea l’unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio al Vescovo: erano presenti, infatti, tutti i presbiteri della diocesi di Spoleto-Norcia, i quali hanno rinnovato le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale. Mons. Boccardo durante la Messa ha consacrato gli olii santi che verranno usati nelle parrocchie per la celebrazione dei sacramenti: il Crisma, usato nel Battesimo, nella Cresima e nell’Ordinazione dei preti e dei vescovi; l’Olio dei Catecumeni usato nel Battesimo; l’Olio degli Infermi usato per l’Unzione delle persone sofferenti e malate.

Una preghiera particolare è stata fatta per i sacerdoti tornati alla Casa del Padre nell’ultimo anno: don Giulio Mar­telli, cpps, don Ezio Campagnani, don Eusebio Severini, don Angelo Corona, don Luciano Nanni e don Giovanni Mar­chetti. A loro è stato associato il ricordo orante dell’arcive­sco­vo Antonio Ambrosanio, morto esattamente venti anni fa ( 7 febbraio 1995). Sono stati ricordati anche gli anniversari significativi di alcuni presbiteri: 50 anni di sacerdozio di don Giu­lia­no Medori e dell’agostiniano padre Mario De Santis; 65 anni di don Baldino Ferroni, di don Sante Quintiliani e dell’agostiniano padre Remo Piccolomini; 70 anni di sacerdozio di don Aldo Giovannelli e 79 anni dell’agostiniano padre Lui­gi Giuliani che quest’anno festeggia 102 anni di età.

Nell’omelia mons. Boccardo ha ricordato ai “suoi” preti che «se il Signore ci manda per questo “oggi” del mondo non man­che­rà di farci vedere, pas­­so dopo passo, quali strade dobbia­mo percorrere e quali scelte dobbiamo operare. È vero – ha proseguito - che non di rado ci domandiamo se i nostri cammini apostolici sia­no giusti o se siano i più efficaci e se e come debbano essere rinnovati. Ma viene certamente dal Maligno quel senso di con­fusione o di amarezza o di frustrazione che talora ci agita e ci fa perdere la serenità del­l'impegno nel momento presen­te. Mentre è dono e consolazione dello Spirito la fiducia che il Signore ci sta guidando qui e ora, anche nella nebbia e nel­la notte, e che sarà lui a correggere e a pilotare i nostri cam­mi­ni quando li compiamo con fiducia totale nella sua guida e nel suo mandato. Fedeli laici, diaconi, sacerdoti, vescovo: è Cri­sto stes­so che ci domanda di non fondare i nostri progetti parrocchiali e diocesani sulle sole no­stre forze, sempre e co­munque insufficienti. Tutto ciò che intraprendiamo deve esse­re fon­dato sulla fede in Colui che tutto può (cf Fil 4, 13)».

Poi, un passaggio sull’importanza della fraternità tra sacerdoti: «La nostra missione – ha detto l’Arcivescovo - non è impresa personale di qualche eroe solitario o di qualche  funzionario com­petente; essa è piutto­sto un frutto della comunione ecclesiale che deve trovare nel­la co­mu­nione nel clero un punto di riferimento simbolico con­vincente. Non c’è dubbio, infatti, che sono i preti in fraternità visibile tra loro e con il vescovo i primi attori del­l’unità della Dio­cesi. Lo sono per il loro ministero…ma lo sono anche per la loro disponibilità, vissuta generosamente in luoghi e mo­dalità differenti, annunciando lo stesso Vangelo, celebran­do gli stessi sacramenti, manifestando la stessa solidale cari­tà per il bene di tutti. Per questa disponibilità – ha concluso mons. Boccardo - per il vostro im­pe­gno quo­ti­diano, per la vostra vita donata al servizio di Dio e degli uomini, vi esprimo, cari fratelli sacerdoti, la mia gratitu­di­ne personale e quella di tutti i fedeli della Diocesi».




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