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  28/03/2015 10:23


Assisi: al convegno della Cresu il segretario generale della Cei mons. Galantino: "Chiamati a continuare a riflettere sull'uomo"



“Avvertiamo a pelle come davanti agli scenari resi possibili dalla scienza e dalla tecnologia, il nostro compito non possa essere né quello di lanciare allarmi né quello di alzare barricate ideologiche: siamo chiamati, invece, a continuare a riflettere sull’uomo, tenendo conto della luce diversa - e, per molti aspetti, inedita - nella quale si va collocando il rapporto tra la persona umana e il suo corpo, tra la persona umana e il mondo in cui è inserita”. Lo ha detto, oggi pomeriggio, il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, intervenendo ad Assisi sul tema “Umano-disumano-postumano. Quale umanesimo per il nostro tempo?”, al convegno promosso dalla Commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’Università (Cresu) della Conferenza episcopale umbra (Ceu). “Ci è chiesto, in particolare, di far emergere il contributo qualificante che, anche in questo contesto, il Cristianesimo può e deve assicurare alla crescita della persona e della società”, ha sottolineato il presule. Di quale umanesimo, dunque, intendiamo essere portatori e interpreti? Un aiuto, ha evidenziato monsignor Galantino, viene dalla Traccia per il 5° Convegno ecclesiale nazionale di Firenze. Il testo “declina l’umanesimo innanzitutto con forma dell’ascolto del vissuto; un ascolto capace di riconoscere la positività dell’umano ‘in atto’, senza ignorarne i limiti”.
Una seconda caratteristica a cui rimanda un tale umanesimo è “la concretezza” di chi “getta semi di speranza”. Per forza di cose “un tale umanesimo sarà plurale, come plurale è la vita”. La differenza “non impedisce, però, di coglierne l’unità profonda, il legame che costituisce le persone nell’unica famiglia umana, all’interno della quale ciascuno in qualche maniera è custode del fratello e della sua crescita integrale, come uomo e come credente”. Infine, “il ‘nostro’ umanesimo si caratterizza per la sua dimensione trascendente”. Di qui l’importanza di “offrire luoghi” che “possano nutrire lo spirito, liberando la vita quotidiana dall’affanno sterile e restituendo l’uomo a una vita interiore che è via indispensabile per un’esistenza compiuta”. Dunque, “ascolto e concretezza, plurale e integrale, trascendenza e interiorità: in definitiva, si tratta di perseguire insieme - ossia in dialogo con tutti, anche con chi è portatore di una diversa sensibilità e impostazione culturale - ‘un umanesimo incentrato sul rispetto della dignità della persona umana’”. Secondo monsignor Galantino, “da una parte sentiamo che la fede interpella continuamente la nostra vita sia personale che comunitaria per una verifica della bontà della strada che stiamo percorrendo; dall’altra, ci fa avvertire che, se crediamo che l’incontro con Gesù Cristo realizza in pienezza tutti gli aspetti dell’umano, non possiamo che porci in cammino con tutti”.
(Agenzia Sir)




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