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  20/02/2015 12:15


Rapporto Caritas Europa: Nonostante alcuni segnali di ripresa, gli effetti della crisi in Europa appaiono ancora "molto forti e persistenti"



Nonostante alcuni segnali di ripresa, gli effetti della crisi in Europa appaiono ancora "molto forti e persistenti", complici anche le politiche di austerity, soprattutto in Grecia, Romania, Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Cipro, più colpite dalla mancanza di lavoro. Tra i dati più eclatanti, l‘esplosione dei Neet (i giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano e non studiano) nei sette Paesi, il 18,1% rispetto alla media del 13% nei Paesi Ue, con il triste primato dell‘Italia. E’ un tasso di disoccupazione generale del 16,9% rispetto alla media Ue del 10,8%. C‘è una tendenza ad una precarizzazione del lavoro, ad una diminuzione delle ore lavorate, ad un incremento del tasso di lavoro part time. E’ quanto emerge dal terzo Rapporto di monitoraggio dell‘impatto della crisi economica in sette "Paesi deboli" dell‘Unione europea, curato dalla Caritas Europa. Il Rapporto contiene una serie di dati, testimonianze e raccomandazioni rivolte ai governi nazionali e alle autorità europee, in merito alla povertà e all‘esclusione sociale determinate dalla crisi economica e aggravate dalle politiche di austerity e di spending review messe in atto in numerosi Paesi dell‘Unione.

In Europa dal 2012 al 2013 il tasso di disoccupazione è passato dal 10,4% al 10,8% della popolazione in età attiva. Nell‘Unione a 28 Stati (aprile 2014), erano più di 25 milioni i cittadini privi di lavoro (8,4 milioni in più rispetto al dato pre-crisi del 2008). Le persone più colpite sono quelle con bassi livelli di istruzione e i giovani (sono oltre 5 milioni di disoccupati sotto i 25 anni, pari al 22,5%). Aumenta dal 2012 al 2013 il fenomeno della disoccupazione di "lungo periodo": nel 2013, il 49,4% dei disoccupati europei era tale da più di un anno (44% nel 2011). La disoccupazione è particolarmente grave in Grecia: 27,3% la disoccupazione generale, 70,9% la disoccupazione di lungo periodo e 58,3% la disoccupazione giovanile. La Romania si distingue invece per bassi livelli di disoccupazione generale (7,3%), ma non di disoccupazione di lungo periodo (47,9%) e giovanile (23,6%). In Italia, nel 2013, il tasso di disoccupazione generale era inferiore alla media dei sette Paesi deboli (12,2%), ma superiore alla media europea, mentre la disoccupazione giovanile appare più grave della media europea (40% dei 15-24enni).

Dal Rapporto emerge: più famiglie senza lavoro, meno cure mediche e scuola

I tagli alla sanità e alle spese scolastiche a causa delle politiche di austerity dei governi europei hanno provocato o aggravato numerose situazioni di povertà, soprattutto nei Paesi presi in considerazione dal Rapporto Caritas. Aumenta il numero di cittadini europei che rinunciano a cure mediche essenziali (22,8% in media nei sette Paesi). In Grecia la spesa sanitaria pro capite è scesa dell’11,1%, in Irlanda del 6,6%. E’ aumento il numero di famiglie quasi totalmente prive di lavoro e la dispersione scolastica. In Italia la riduzione è stata pari allo 0,4%. Il fenomeno dei cittadini che rinunciano alle cure mediche si riflette nella domanda sociale che giunge alle Caritas: nel corso del 2013, in Italia, il 10,5% degli utenti dei Centri di ascolto ha richiesto una prestazione assistenziale di tipo sanitario, altrimenti erogabile dal servizio pubblico (+6% rispetto all’anno precedente). In numerosi Paesi Ue sono stati anche effettuati tagli alle spese scolastiche, con una riduzione della frequenza e un aumento della dispersione scolastica (in Romania è scesa del 9,4% dal 2010 al 2014).

Un’Europa a “due velocità”

In tema di povertà e di esclusione sociale, il Rapporto Caritas evidenzia un’Europa a due velocità: alla fine del 2013 il 24,5% della popolazione europea (122,6 milioni di persone, un quarto del totale) era a rischio di povertà o esclusione sociale (1,8 milioni in meno rispetto al 2012). Nei sette Paesi lo stesso fenomeno coinvolge il 31% della popolazione residente (+6,5% rispetto alla media Ue). L’Italia si posiziona su valori intermedi (28,4%). Il valore molto elevato della Romania (40,4%) dimostra come anche in presenza di alti tassi di occupazione la povertà possa comunque essere rilevante (in work poverty). La povertà “assoluta” è diminuita di poco dal 2012 al 2013 nell’Ue a 28 Stati: dal 9,9 al 9,6%. Tra i Paesi deboli, il fenomeno è allarmante (14,9% nel 2013) e stabile (16,1% nel 2012), con punte massime in Romania (28,5%) e in Grecia (20,3%). Nonostante l’incidenza della povertà “nel lavoro”, il numero di persone che vive in famiglie quasi totalmente prive di lavoro è aumentato in tutti i sette Paesi (fatta eccezione per la Romania): erano il 12,3% nel 2012 e sono diventate il 13,5% nel 2013 (la media Ue28 era pari al 10,5 nel 2012 e al 10,7% nel 2013).

In Italia raddoppiate (+ 99%) le iniziative diocesane anticrisi. Gli “Empori della Solidarietà” aumentati del 70% distribuendo cibo gratuitamente in 109 diocesi

In Italia dal 2010 ad oggi le Caritas diocesane hanno raddoppiato (+99%) le iniziative contro la crisi, per fare fronte a povertà e disoccupazione crescenti. Sono aumentati del 70% gli “Empori della Solidarietà”, che distribuiscono cibo gratuitamente in 109 diocesi e del 77,7% i progetti sperimentali per contrastare la crisi (da 121 nel 2012 a 215 nel 2013).

In Italia l’azione Caritas si svolge attraverso 1.148 iniziative anticrisi. Sono 139 gli sportelli diocesani di consulenza/orientamento al lavoro, mentre sul fronte casa vi sono servizi informativi in 68 diocesi (+77,7%).

Nel corso del 2013 Caritas italiana ha attivato un “fondo straordinario anticrisi” per sostenere le Caritas diocesane. Da giugno a dicembre 2013, il 76% delle Caritas diocesane ha presentato richiesta di rimborso per un importo pari a 5 milioni 650 mila euro. Prevalgono le spese per i contributi al reddito (il 39,6% dell’ammontare complessivo) e l’acquisto di beni di prima necessità (32%). Al Sud vengono chiesti più fondi di garanzia bancari per attività di microcredito, contributi al reddito e sostegno alle esigenze abitative. Al Nord, invece, le spese per i voucher lavoro.

In Europa aumentano i poveri: uno su quattro, ben 123 milioni di persone.

Ma l’UE non si era impegnata a diminuirne il numero con la “Strategia di Lisbona”?

In Europa 123 milioni di persone (24,5% della popolazione), 1 su 4, sono poveri, un dato in aumento perché aggravato dalla crisi e dai tagli dei governi al sociale, che hanno provocato le conseguenze maggiori proprio sui poveri, paradossalmente arricchendo i più ricchi. Ma le possibilità e le proposte per invertire la rotta, cambiando le politiche sociali, ci sono.

L’Europa, che si era impegnata a diminuire il numero dei poveri entro il 2020 con la “Strategia di Lisbona”, al contrario ne ha aumentato il numero: “Dovevano diventare 96,4 milioni entro il 2020, ossia 20 milioni di poveri in meno”, ha precisato Walter Nanni, responsabile dell’Ufficio studi di Caritas italiana, “sono invece aumentati. Viene da chiedersi se la medicina per risanare la spesa pubblica non abbia invece ucciso il paziente”. La Caritas evidenzia la crescita delle persone a rischio povertà gravemente indigenti, la disoccupazione soprattutto giovanile, le famiglie in cui non si lavora come si dovrebbe (aumentano lavori precari e part time), i giovani che non studiano né lavoro, la dispersione scolastica, l’impossibilità di pagare le cure mediche.




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