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  23/01/2015 15:54


Il cardinale Gualtiero Bassetti in occasione della 101a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: l’immigrazione «è il frutto amaro delle terribili e ingiuste disuguaglianze economico-sociali tra i vari Paesi della terra»



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Significativo e molto attuale quanto detto dal cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della CEU, in occasione della 101a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato celebrata nel capoluogo umbro (chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista in Ferro di Cavallo) lo scorso 17 gennaio. «Sono più di cento anni che la Chiesa celebra questa giornata. Un tempo molto lungo. Ma l’aiuto ai rifugiati, ai pellegrini e ai migranti la Chiesa l’ha offerto da sempre, fin dalle sue origini! Ai nostri giorni quello delle migrazioni – ha evidenziato il porporato – è divenuto un fenomeno planetario di grandissime dimensioni, che interpella la Chiesa, ma anche tutte le istituzioni pubbliche preposte all’accoglienza e all’integrazione dei milioni di persone che ogni anno migrano da un paese, o continente, all’altro. Una mobilità umana di proporzioni inimmaginabili fino a pochi decenni fa, che è il prodotto doloroso di profondi sconvolgimenti sociali, delle guerre, della fame; ma, soprattutto, è il frutto amaro delle terribili e ingiuste disuguaglianze economico-sociali tra i vari Paesi della terra».

«Il fenomeno dei migranti, inoltre, porta con sé tante sofferenze – ha proseguito il cardinale – perché avviene con mezzi precari - in balia di avventurieri e mercanti di uomini - che provocano tragedie con morti e dispersi. Il nostro mar Mediterraneo è purtroppo un simbolo nefasto di questa tragedia. In tal modo, disgrazia si aggiunge a disgrazia. Il tema che Papa Francesco ha scelto per questa 101esima Giornata Mondiale è “Chiesa senza frontiere, Madre di tutti”. Già da questo titolo si posso percepire due idee fondamentali che stanno alla base della nostra fede cristiana. La Chiesa, cioè la comunità dei credenti, fondata da Gesù, non ha frontiere! E non può averle, perché essa è fondata per raggiungere tutti i popoli “fino agli estremi confini della terra”. Non ci sono frontiere neppure all’interno di essa, perché tutti i credenti sono fratelli e, da fratelli, non possono non vivere insieme in qualsiasi luogo essi si trovano e non possono non accogliersi l’un l’altro con l’amore che Gesù ci ha insegnato».

«La Chiesa poi è “madre” – ha ricordato il presule –. È madre di quelli che genera alla fede, ma è madre anche di quelli che non sono cristiani, dei quali pure deve prendersi carico e favorire il loro benessere materiale e spirituale, perché anche di questi figli dovrà rendere conto a Dio. Dice Papa Francesco: «La Chiesa senza frontiere, madre di tutti, diffonde nel mondo la cultura dell'accoglienza e della solidarietà, secondo la quale nessuno va considerato inutile, fuori posto o da scartare. (…) Il coraggio della fede, della speranza e della carità permette di ridurre le distanze che separano dai drammi umani. Gesù Cristo è sempre in attesa di essere riconosciuto nei migranti e nei rifugiati, nei profughi e negli esuli, e anche in questo modo ci chiama a condividere le risorse, talvolta a rinunciare a qualcosa del nostro acquisito benessere. Lo ricordava il Papa Paolo VI, dicendo che "i più favoriti devono rinunciare ad alcuni dei loro diritti per mettere con maggiore liberalità i loro beni al servizio degli altri"» (Lett. ap. Octogesima adveniens , 14 maggio 1971, 23). È vero, d’altra parte, che spesso la convivenza tra gruppi etnici e religiosi diversi non è facile e l’integrazione sociale non riesce. Esempi drammatici li abbiamo visti questi giorni, con i nostri occhi, in Francia. Ma li vediamo anche in Italia con esiti per ora meno tragici. Basti pensare alle periferie delle nostre metropoli. E alle rivolte di Tor Sapienza a Roma, per fare solo un esempio».

«La Chiesa, con le sue istituzioni, si prodiga verso chi è più nel bisogno – ha detto il cardinale Bassetti avviandosi alla conclusione –. Anche se spesso non si riesce a venire incontro alle necessità di tanti che bussano alla nostra porta. Vi è però un’opera significativa di sostegno e di solidarietà che la Chiesa perugina e le Chiese sorelle umbre portano avanti da anni con grande beneficio per quanti, lontani dalla propria terra, chiedono il nostro aiuto. Proprio per questo motivo è doveroso ringraziare quanti nella Chiesa e nella società si fanno carico dell’accoglienza dei migranti e dei rifugiati. Grazie a Dio sono tante le realtà, a partire dalla Caritas, che offrono accoglienza e sostegno, ma soprattutto di fraternità e di amicizia».


Allegato:
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