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  14/12/2014 12:56


Terni: celebrazione del vescovo Piemontese all'acciaieria: "il clima natalizio ci ispira due sentimenti la gioia e la speranza"



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Celebrata questa mattina dal vescovo della Diocesi Terni Narni Amelia padre Giuseppe Piemontese, la messa prenatalizia presso l’acciaieria di Terni per i lavoratori e familiari della Acciai Speciali Terni, alla presenza dell’amministratore delegato dell’Ast Lucia Morselli, del prefetto Gianfelice Bellesini, del sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo e della dirigenza aziendale.

Di seguito l’omelia del vescovo Piermontese:

 “Una Messa per dire grazie al Signore: per il dono della vita, per le nostre famiglie, per il lavoro, per la conclusione della vertenza aziendale.

Una Messa per invocare dal Signore il dono della Pace nel mondo, nella nostra città e nella nostra fabbrica.

Una Messa per scambiarci gli auguri di Natale in anticipo, insieme operai, impiegati, manager, dirigenti, famiglie…. La Parola di Dio ci ispira i pensieri e i sentimenti.

 

Siamo alle porte del Natale e tanti segni ce lo preannunciano: le luminarie, gli alberi di natale, il presepe, la stella di Miranda, il desiderio di provvedere a qualche regalo almeno per i bambini, ecc. Il clima particolare della tradizione di questo tempo ci ispira due sentimenti: la gioia e la speranza.

L’incipit di questa messa della Terza domenica di Avvento, quasi anticipo del Natale, suona:

Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino. (Fil 4,4.5). Un invito- augurio alla gioia, seguito dalla motivazione, dalla radice, dall’oggetto della nostra gioia: Il Signore è vicino!

La prima lettura ci testimonia l’esperienza della gioia legata all’adempimento delle promesse di Dio che riguardano la riconciliazione del cuore, l’avvento di tempi di concordia e di pace, di relazioni nuove con gli altri, di un tempo di giustizia, di lode e di pace che germoglieranno sulla terra quale dono di Dio. In Gesù Cristo si realizzerà tutto questo. Tutti noi, battezzati e cresimati, consacrati con l’unzione, siamo diventati annunciatori di questo processo di gioia che vede la distruzione del male e la proposta di nuove relazioni.

La gioia di cui parla San Paolo nella seconda lettura è  un’esperienza complessa legata ad alcuni fattori: la preghiera, rendere grazie , tenere vivo lo Spirito di Dio in noi, vagliare ogni cosa e tenere ciò che è buono, astenersi dal male, essere irreprensibili. L’armonizzazione di questi elementi porta ciascuno alla gioia, e consente di farla arrivare a coloro con i quali viviamo.

Vangelo. La figura di Giovanni Battista è il testimone esemplare, è un profeta. Lo abbiamo conosciuto come una persona austera, arcigno, ma egli ha sperimentato fin dalla nascita la gioia che deriva dall’incontro con Gesù. Da vero profeta riconosce di non essere lui il protagonista, il Messia. Ci dice che la gioia piena nasce dall’incontro con il Signore, ed egli intende favorire questo incontro. E’ una voce che da fiato alla Parola, una lampada che sorregge la luce,  è un dito che indica la sorgente della gioia.  Egli prepara la strada per incontrare la sorgente della gioia.

 

Celebriamo questa messa non solo per sperimentare la gioia natalizia, che viene da Gesù Cristo, ma anche per trovare ragioni di speranza per il futuro di questa comunità aziendale:

Una messa per ritrovare le ragioni civili e sociali del lavorare tutti attorno ad  un progetto che insieme ad un giusto profitto, è finalizzato innanzitutto a costruire la società, elevare il livello della nostra città,   favorire lo sviluppo e la crescita umana, economica, civile e sociale di tutti coloro, che a qualunque titolo, lavorano, operano in questa azienda e si adoperano per essa.

Il lungo tempo di sciopero, di confronto, di incontro e scontro tra le parti sociali di questa Azienda ha posto, nero su bianco, una parola di conclusine e di accordo.

Sarà pace? Sarà armistizio? Sarà moratoria? Mi auguro che sia pace, concordia e amicizia!

Ma la pace, anche in una azienda di Acciai Speciali, va innanzitutto invocata come dono di Dio, di Gesù Cristo, principe della Pace. Essa inoltre va ricercata, promossa, costruita giorno dopo giorno, e  custodita.

In ogni accordo, che è un compromesso, tutti assaporano una vittoria, che a volte  ha il gusto dell’amaro perché si guarda non a ciò che si è ottenuto, ma a ciò a cui si dovuto rinunciare.

Ma la vita non può essere vissuta come armistizio tra  battaglie continue. Con delicatezza mi permetto di ribadire a tutti  quanto ho scritto qualche giorno fa:

“Mentre si “sottoscrive un accordo”, ci si assume un impegno sincero e leale a ricomporre il tessuto aziendale e civile.

Vanno ricuciti i rapporti interpersonali e istituzionali all’interno della fabbrica, dove certamente sarà difficile far finta che non sia successo niente. Rivendicazioni, parole sopra le righe, toni alti, gesti e posizioni dure, ecc. non sono cose che si superano facilmente. Cova spesso all’interno di ognuno, anche dopo l’accordo,  il desiderio del prevalere o della rivincita. Senza una positiva volontà di rispetto reciproco e il desiderio di ritornare a rapporti istituzionali corretti, improntati a   stima, collaborazione e, perché no, a perdono reciproco, la collaborazione diventa difficile e la vita  quotidiana pesante”.

Mentre si torna ad una normalità aziendale,  vanno medicate e curate le ferite, che ognuno riscontra in sè e intorno a sé perché si potrebbe correre  il rischio  di avviare l’azienda verso il decadimento in cui e tutti e ciascuno dei protagonisti verrebbero a perderci  in termini di serenità, di salute, di benessere e di speranza.

Abbiamo una storia lunga 130 anni da raccontare e che può insegnare a tutti modalità, percorsi e mezzi per affrontare e risolvere crisi di vario genere. Certo, la crisi globale, che attanaglia il mondo e in particolare il nostro Paese, è un macigno insostenibile. Ma guai a pensare al “tanto peggio tanto meglio”. Come non mai dobbiamo mostrarci una comunità civile unita e determinata. E non mancano eccellenze e doti di intelligenza, di mente, di cuore, di volontà per conseguire obiettivi  e mete di benessere sostenibile per tutti.

Francesco d’Assisi considerava il Natale la festa delle feste. Inventò il presepe per “rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato…”.

Ultimamente, troppo spesso, anche noi vediamo con gli occhi del corpo, guerre, privazioni, disagi, disoccupazione, povertà e incertezze insopportabili che toccano milioni di bambini, famiglie, e intere comunità. Quel bambino di Betlemme, che ricordiamo a Natale e che è il Principe della Pace, risvegli nei governanti, nei potenti della terra, in tutti gli uomini sentimenti nobili di giustizia sociale, pace, solidarietà.

Concludo con le parole-augurio di Papa Francesco: “ La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che incontrano Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui, sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”  (EG,1).  Anche a Terni, anche qui nelle AST!”




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