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  24/11/2014 12:45


Perugia: la Caritas fa suo l’appello del vescovo ausiliare di Bagdad, mons. Shlemon Warduni, a sostenere con la preghiera e con gesti concreti di solidarietà i cristiani iracheni perseguitati



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Uomini, donne e bambini di fede cristiana sono le vittime di un genocidio che si sta consumando in Iraq ad opera dell’Isis. A raccontare questa tragedia a Perugia è stato mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Bagdad, all’incontro dal titolo “Sperando contro ogni speranza - la testimonianza dei Cristiani iracheni” tenutosi lo scorso fine settimana nella sala dei Notari del Palazzo dei Priori, promosso dal Centro culturale “Maestà delle Volte” con la collaborazione dell’Archidiocesi e del Comune di Perugia. Il presule iracheno, accolto dal vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti, ha molto colpito i presenti ed «ha lanciato un appello a pregare incessantemente perché si fermi il genocidio dei cristiani in Iraq, ma anche in Siria, Egitto…, dove sono sempre più gli episodi di violenza contro quanti non professano la religione islamica». A dirlo è il direttore della Caritas diocesana Daniela Monni, presente all’incontro con mons. Shlemon. «Il vescovo iracheno – prosegue Daniela Monni – ha raccontato che i cristiani rischiano di scomparire in tutto il Medio Oriente, dove più di duemila anni fa, non dimentichiamolo, ha avuto origine il Cristianesimo, che ha messo al centro della società l’uomo annunciando, attraverso la fede in Cristo, la speranza e la carità. E non può esserci giustizia e pace senza la carità».

«Non possiamo restare insensibili all’accorato appello di mons. Shlemon – commenta il direttore della Caritas – e, sollecitati da papa Francesco, non possiamo neppure far mancare il nostro aiuto materiale alle migliaia di persone perseguitate in Iraq. Recentemente la Caritas italiana, a seguito di un viaggio di una delegazione della CEI nel Kurdistan iracheno, in visita ai campi profughi, ha avviato una “campagna di gemellaggi”, alla quale la nostra Caritas diocesana aderisce con l’acquisto e l’installazione di due dei 150 container del progetto messo in campo dalla stessa Caritas italiana denominato “progetto casa”». Si tratta di dare una sistemazione dignitosa a quanti vivono nelle baracche o sotto le tende.

            Sempre a sostegno dei cristiani iracheni perseguitati, la Caritas italiana si è resa promotrice di altri due progetti: “famiglia” e “scuola”, che possono essere sostenuti da singoli, gruppi di persone, parrocchie e diocesi. Il primo riguarda la realizzazione di gemellaggi con famiglie di profughi, finalizzati ad assicurare un minimo dignitoso a una famiglia di cinque persone. Ci si può impegnare per un mese (140 euro), per un trimestre (420 euro), per un semestre (840 euro) o per un anno (1.680 euro). Il “progetto scuola” riguarda l’acquisto di sei autobus per il trasporto di oltre mille bambini in otto nuove scuole prefabbricate già disponibili a Erbil (capoluogo del Kurdistan) e a Dahuk. La possibilità della frequenza scolastica dei bambini ha un grande significato di speranza per un ritorno alla vita normale anche per le stesse famiglie.

            «Il messaggio che ha lasciato a Perugia il vescovo ausiliare di Bagdad – sottolinea Daniela Monni – è stata proprio la speranza fondata nella carità. Ha parlato del “sangue dei cristiani” che “è frumento”, il seme dal quale deve germogliare la speranza per un futuro di pace. Ciò è possibile anche in tutto il Medio Oriente, in quanto la gran parte dei musulmani non è dell’Isis, perché sono loro stessi a dire: “se uccidi degli innocenti questo non è Islam”».

«Nell’apprestarci a vivere l’“Avvento di fraternità”, che la Caritas ripropone ogni anno nell’attesa del Santo Natale – conclude Daniela Monni –, non possiamo non pensare alle tante famiglie in difficoltà, famiglie vicine, qui a Perugia, famiglie più lontane, in Iraq, Siria …, ma tutte facenti parte della più grande famiglia umana».




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