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  24/10/2014 12:42


Perugia: al Centro d’Ascolto diocesano «solo lacrime»



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«In quasi venticinque anni di attività del nostro Centro d’Ascolto della Caritas diocesana di Perugia abbiamo asciugato tante lacrime. Lacrime che sono sgorgate per la perdita di una persona cara, per la mancanza di un’occupazione dignitosa, per le violenze subite in famiglia, per il traffico di essere umani o per le donne “schiave” del racket della prostituzione. Non potevamo mai immaginare, però, ciò che sta succedendo in questi ultimi mesi. Solitamente, il primo giorno della settimana, il Centro d’ascolto riceve circa trenta famiglie - con le quali hanno avuto dei colloqui nelle giornate precedenti - a cui erogano quei contributi necessari per il pagamento delle bollette, per l’acquisto dei libri e dei medicinali. Lo scorso lunedì sono arrivate alcune di queste persone che avevano richiesto di poter usufruire di quegli aiuti necessari al loro sostentamento, ma appena si sono sedute si sono messe a piangere». A scriverlo sulle colonne del settimanale «La Voce», in edicola questo fine settimana, è il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu, il cui testo integrale è consultabile anche nella rubrica “Parola di Vescovo” del sito: www.lavoce.it.

«Quelle persone che piangevano – evidenzia il cardinale – erano delle donne. Donne, madri e mogli, che portano per prime il peso, materiale e morale, di una famiglia all’interno della quale, drammaticamente, entrambi i coniugi sono disoccupati. Uno stato di disoccupazione che, in questo caso, si assomma anche a quello di clandestinità, nonostante 12 anni di lavoro continuativo e sottopagato nei terreni agricoli delle nostre zone. Le donne che erano lì, al Centro d’ascolto, non erano delle proiezioni statistiche. Erano e, anzi, sono delle persone in carne ed ossa. E come loro, migliaia di persone a Perugia e in tutta l’Umbria, ormai da mesi, ogni giorno, sono costrette a tagliare ogni tipo di acquisto, sono obbligate a risparmiare sulle utenze e, come ultima possibilità, sono perfino costrette a ridurre le spese scolastiche non facendo proseguire gli studi ai figli, una volta che questi hanno terminato la scuola dell’obbligo».

Il presule, a conclusione del suo articolo e nel soffermarsi sull’«ultimo pianto di una famiglia che aveva entrambi i coniugi disoccupati» giunta lunedì scorso al Centro di ascolto della Caritas diocesana, ci esorta a «trovare la forza per accogliere queste persone e raccontare le loro storie alla nostra comunità ecclesiale. Perché solo insieme possiamo portarne il carico e dare risposte concrete».




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