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  08/10/2014 19:09


Apertura dell'anno accademico dell'Istituto Teologico di Assisi. L'omelia del vescovo Giuseppe Piemontese nella celebrazione nella basilica di San Francesco.



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Inizio anno accademico dell’ITA, comunità di docenti e discenti alla scuola di Gesù Maestro alla scoperta dei disegni di Dio, delle vie di Dio.

Non una celebrazione di routine, prevista dal calendario scolastico, ma l’invocazione dello Spirito Santo per un nuovo inizio, carico di speranze, promesse, propositi, progetti verso traguardi non solo accademici, ma esistenziali, di fede, cultura, progresso in Dio, progresso nella santità

Un nuovo anno accademico, tappa ulteriore di quel progetto di 6-8 anni della vita di ognuno non solo per… laurearsi dottori nella conoscenza delle cose di Dio, ma per diventare credenti adulti, maestri dei percorsi di Dio, esperti di vita cristiana, abilitati a proporre la testimonianza quotidiana di Dio, del suo amore che si è rivelato in Gesù Cristo, e in ogni uomo che vive sulla terra.

Parola di Dio di oggi riguarda la questione centrale dell’esistenza, indicazione delle finalità e dei risvolti delle ricerche, dei corsi e delle esperienze che qui vengono proposti.

Viene proclamata la risposta che illustra, nell’essenza, le finalità del frequentare una scuola di teologia, tutti i giorni.

La domanda del dottore della legge: “Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». E’ la questione fondamentale di ogni esistenza e la domanda di senso del dottore della legge per questi anni di vita terrena, che anela ad avere continuità per sempre.

Eredi si diventa per condizione esistenziale in quanto figli, ma anche per elezione da parte del genitore. La Scrittura e le parole di Gesù ci ricordano che siamo figli ed eredi per adozione, ma ricordano anche che dalla responsabilità di ognuno dipende il conseguimento definitivo dell’eredità.

Nella risposta del dottore della Legge, confermata e validata da Gesù nel Vangelo, è indicato il percorso per perpetuare, per vivere per sempre il senso, la bellezza e la felicità intravisti e pregustati negli anni della esistenza terrena.

La risposta: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. Ci soffermiamo su questa prima parte del Vangelo, che è il centro del messaggio di tutto il brano e del pensiero di Gesù per ogni uomo, e oggi per questa comunità scolastica.

“Amerai il Signore tuo Dio”: viene richiesta con decisione una risposta all’amore di Dio, amore diffuso nei nostri cuori, partecipazione all’essenza di Dio, risposta alla predilezione di Dio, che si esprime nel sentimento , ma soprattutto nelle azioni, nel compiere la volontà di Dio; risposta e attuazione di una relazione radicata nell’esistenza di ogni essere umano. La risposta di amore deve essere totale, con tutto l’essere, senza misura.

“Con tutto il tuo cuore”,

La vera essenza dell’uomo non sta nel suo aspetto esteriore, nella bellezza o nella forza, ma nel suo intimo. Perciò il Signore non guarda “ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore” (! Sam 16,7). Anche nel Nuovo Testamento il cuore designa il centro della psiche e dello spirito. Il cuore diventa il centro della religio, cioè del “riallacciarsi” a Dio nell’adesione a Lui; per mezzo della fede Cristo abita nei cuori.

In sintesi vien chiesto di amare con tutta la vita, come dono di Dio, che esprime l’esistenza concreta dell’uomo, in quanto soggetto delle proprie azioni.

“Con tutta la tua anima”, l’anima vista non come realtà in opposizione e integrazione a corpo, ma “respiro, vita, essere vivente, vitalità, persona”; insomma con l’identità di persona entusiasta e dinamica.

“Con tutta la tua forza”: con la potenza e l’energia di cui si è capaci, senza limiti.

“Con tutta la tua mente”, che spesso è sinonimo di cuore, ma in questo caso designa la facoltà di comprensione, progettazione e decisioni intelligenti. Quindi si chiede di amare il Signore con consapevolezza e ponendo in essere modalità progettuali non di routine, ma pensate e intelligenti.

Il Vangelo continua:“E (amerai) il tuo prossimo come te stesso”.

Amarlo come se stesso. Oggi è immenso l’amore verso se stessi, al punto che si tende a chiudersi e ad escludere gli altri: è l’impero dell’egoismo e del narcisismo.

Qui viene richiamata questa attenzione grande a se stessi come modalità e misura di amore che si deve avere per gli altri.

Gesù integrerà:“Amatevi come io vi ho amati”. La misura, la modalità, la qualità dell’amore di Gesù fino a dare la vita per gli altri diventa la completezza dell’amore e l’espressione dell’amore totale verso Dio, che ci pone tra gli eredi della vita.

L’esempio del Samaritano misericordioso illustra una modalità elogiata dell’amore verso il prossimo.

La Parola e l’indicazione di Gesù per ereditare la vita eterna richiama l’essenza del nostro essere religiosi, cristiani: la relazione con Dio, centro della nostra esistenza, che si esprime in un amore immenso, e la relazione con il prossimo, accolto, servito e amato come amiamo noi stessi, anzi con lo stesso amore di Gesù.

Una scuola di teologia non può essere concepita solo come luogo alto di nutrimento dell’intelletto e della conoscenza di Dio, ma ricerca scientifica e tirocinio esperienziale per acquisire la maturità della fede e l’amore di Dio con tutto se stesso e l’amore del prossimo per amore di Dio.

In questa luce, la contiguità della sede dell’ITA con la Tomba del Padre San Francesco costituisce il valore aggiunto che qualifica i vostri percorsi e facilita il raggiungimento dell’obiettivo richiesto da Gesù. La gratia loci della presenza viva di San Francesco con la sua testimonianza di amore a Dio e di fraternità universale può qualificare in senso decisivo e attuale gli insegnamenti con i quali dovete fare i conti in tutti questi anni.

La presenza poi di docenti e studenti diocesani, religiosi, francescani di ogni tradizione, uomini e donne, laici delle Chiese dell’Umbria è un dono di grazia e un’esperienza forse unica di comunione che prelude alla evangelizzazione di questo territorio dell’Umbria, sostanzialmente omogeneo.

Forse dobbiamo avere maggiore consapevolezza e gratitudine per questi doni e di questo privilegio.

Soprattutto il privilegio di essere accanto a Francesco d’Assisi e di averlo come padre e maestro.

Egli, che si definiva idiota, cioè inesperto di lettere e scienze, ci insegna il suo tirocinio di successo per ereditare la vita eterna: conformarsi totalmente a Gesù a partire dal manuale del Santo Vangelo.

“Era davvero molto occupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra”. (Vita prima, FF522)

E attraverso Gesù riuscì non solo ad amare Dio e gli uomini con tutto se stesso, ma anche a riconoscere in Dio la fonte di quella totalità di amore, richiesta da Gesù a chi vuole ereditare la vita eterna.

“Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Iddio, che sei il sommo bene, tutto il bene, ogni bene, che solo sei buono, fa che noi ti rendiamo ogni lode, ogni gloria, ogni grazia, ogni onore, ogni benedizione, e tutti i beni. Fiat. Fiat. Amen”. (Lodi per ogni ora, FF 265)




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