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  11/09/2014 13:28


Spoleto: Don Giovanni Cocianga e don Mirco Boschi domenica 7 settembre hanno fatto il loro ingresso come parroci rispettivamente di Poreta e di S. Sabino in Spoleto



Domenica 7 settembre alle ore 11.00 don Giovanni Cocianga si è ufficialmente insediato nelle parrocchie di S. Cristoforo in Poreta e di S. Giovanni Evangelista in Silvignano, frazioni del comune di Spoleto. A lui, che rimane parroco di S. Giacomo in S. Giacomo di Spoleto, l’Arcivescovo ha affidato anche queste altre due comunità dopo aver ricevuto la lettera di rinuncia al ministero di parroco presentata da don Dante Ventotto, il quale a Poreta e Silvignano ha svolto un lungo, generoso e apprezzato servizio. Don Giovanni, di origine romena, è nato nel 1980, si è formato nel Pontificio Seminario umbro di Assisi “Pio XI” ed è stato ordinato sacerdote il 15 ottobre 2006. Dopo quattro anni quale vice parroco di S. Domenico in Spoleto, nel 2010 è stato nominato parroco di S. Giacomo. «So che nella vostra comunità c’è un po’ di apprensione», ha affermato mons. Boccardo nel saluto iniziale col quale ha presentato il nuovo parroco. «Ma vi voglio rassicurare: don Giovanni non vi abbandona. Anzi – ha proseguito il Presule - la presenza del sacerdote continua con la stessa intensità e la stessa generosità di prima. Certo, dovendo allargare il territorio di competenza a don Giovanni, ci vuole elasticità e adattamento sia da parte del parroco, che delle diverse comunità cristiane di S. Giacomo, Poreta e Silvignano.  È opportuno moltiplicare la fantasia per cercare di assicurare una presenza costante e significativa. A don Giovanni – ha detto ancora il Presule -, che inizia anche in mezzo a voi il suo ministero sacerdotale, auguro che possa essere l’immagine luminosa del Pastore buono: i preti e i vescovi passano, il Signore Gesù che è l’unico tesoro prezioso dei cristiani rimane, e noi, per quanto ne siamo capaci, proviamo ad esserne immagine e riflesso in mezzo ai fratelli e alle sorelle che ci sono affidati». Dopo questa presentazione, l’Arcivescovo ha lasciato Poreta e don Giovanni ha presieduto la Messa. Al termine, il neo parroco ha voluto salutare la comunità affidatagli: «È un’emozione forte», ha detto. «Cercherò, per quanto mi è possibile, di raccogliere l’eredità di don Dante e fin da ora vi dico che tra noi si potrà instaurare un clima di famiglia. E, come unica famiglia, dobbiamo impegnarci insieme per aderire sempre di più a Gesù e al suo progetto. Noi sacerdoti siamo chiamati all’obbedienza e credo di comprendere i sentimenti che ciascuno di voi sta vivendo in questo cambiamento: chiedo al Signore che il naturale dispiacere che pervade i vostri cuori per la partenza di don Dante, si tramuti in rendimento di grazie a Dio per la sua persona che continua, nell’obbedienza e in altri modi, a servire la nostra Chiesa diocesana». E ha aggiunto: «Vi chiedo umilmente di accogliermi e vi ringrazio per tutte le attività che avete svolto e che, spero, continueremo a organizzare insieme. Che il Signore, per intercessione di S. Cristoforo, ci accompagni e ci benedica».

Sempre domenica 7 settembre, alle ore 18.00, don Mirco Boschi ha fatto il suo ingresso quale parroco di S. Sabino in Spoleto. Prende il posto di don Claudio Vergini nominato Priore-parroco di Bevagna. Don Mirco è nato a Forlì nel 1972, si è formato nel Pontificio Seminario umbro di Assisi “Pio XI” ed è stato ordinato sacerdote dall’arcivescovo Renato Boccardo il 28 novembre 2011. Negli ultimi quattro anni è stato vicario parrocchiale a Trevi, Borgo Trevi e Bovara, collaborando strettamente col parroco di quelle comunità mons. Oreste Baraffa. Don Mirco è stato accompagnato a S. Sabino da un nutrito gruppo di giovani trevani. All’inizio della celebrazione eucaristica l’arcivescovo Boccardo ha così presentato don Mirco ai numerosi fedeli che riempivano la bella chiesa di S. Sabino: «Don Mirco non ha bisogno di particolari presentazioni in quanto qui ha passato un periodo della sua formazione al sacerdozio. So che torna volentieri perché ha sempre sentito questo luogo come la casa dove ha imparato a servire il Signore. Con noi c’è la mamma di don Mirco (Anna, ndr) che saluto e ringrazio del dono che fa alla nostra Chiesa: vive lontano, a Forlì, e solo lei, come ogni mamma, sa cosa vuol dire avere il figliolo lontano. A lei, dunque, la gratitudine mia personale e di tutta la Diocesi per questo dono prezioso che ci fa. Quando il Vescovo accompagna un prete in una parrocchia – ha proseguito il Presule - è come se affidasse a quella comunità un tesoro prezioso. I preti, infatti, sono il tesoro del Vescovo e quando posso inviarli come parroci è una gioia e un piacere. Cari fedeli di S. Sabino, vi affido don Mirco e mi auguro che insieme a lui possiate guardare avanti e costruire giorno dopo giorno la testimonianza del Vangelo in questo territorio». L’Arcivescovo al termine del saluto ha lasciato S. Sabino e don Mirco ha continuato la celebrazione della Messa. Nell’omelia don Mirco ha ricordato come Dio «ci chiama e vuole stare con noi donandoci il suo amore. Siamo chiamati – ha proseguito il neo parroco – a volere bene anche a chi non ce ne vuole: so che non è facile, ma neanche impossibile. La forza la troviamo partecipando alla Messa e ascoltando la Parola di Dio». Al termine della Messa ha preso la parola mons. Alessandro Lucentini, parroco moderatore del Sacro Cuore, S. Nicolò e S. Sabino: «Bentornato a casa caro don Mirco. Perché, dopo Forlì, questa è la comunità che ti ha cresciuto nella fede e guidato verso il sacerdozio. Ora questa comunità ti accoglie come parroco. Ama questa gente, rispettala e servila con passione». Poi, è stata la volta di don Mirco: «Cari fedeli di S. Sabino vi saluto come amico e fratello. Mi metto in cammino con voi non senza preoccupazione e cosciente dei miei limiti, ma fiducioso dell’aiuto del Signore e certo della vostra pazienza e collaborazione. Mai avrei immaginato di tornare parroco a S. Sabino, chiesa dove ho celebrato la prima Messa dopo l’ordinazione sacerdotale. E per questo sento tutta la responsabilità e chiedo a Gesù di donarmi la pazienza di conoscere, comprendere, amare e servire le persone che vivono in queste vie e in queste case e la delicatezza di non giudicare quel che non conosco e non ho faticato a costruire. Ho un’immagine da lasciarvi: il teologo Hans Urs von Balthasar diceva, in riferimento alla vita, che l’uomo deve essere specchio e finestra. Lo specchio che riflette la luce e i volti: vorrei essere per voi il riflesso della tenerezza di Dio, una persona in cui Dio si racconta. La finestra dice l’oltre, l’aprirsi, l’eternità: un prete non può e non deve portare a sé le persone, ma essere il rimando a Gesù Cristo». Dopo la benedizione finale, nello spazio aperto della parrocchia c’è stato un momento di fraternità.




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