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  04/09/2014 17:07


Sentiero di Francesco 2014: a Francesco Canale il premio “Lupo di Gubbio” per la sua riconciliazione con se stesso



Una serata di musica, storie e testimonianze, ma soprattutto di grandi emozioni, quella che ha chiuso la sesta edizione del pellegrinaggio a piedi da Assisi a Gubbio “Il Sentiero di Francesco. In particolare, l’emozione che la storia e la vita di Francesco Canale hanno suscitato nel pubblico che ha gremito la Sala dell’ex refettorio del Convento di San Francesco a Gubbio.

Il giovane di origini campane – vissuto tra Piemonte e Lombardia e trasferito in Puglia, dove ha seguito la moglie Cinzia – non ha gli arti superiori e inferiori, a causa della focomelia che lo affligge dalla nascita. Nonostante questa grave forma di disabilità, ha basato la sua esistenza sull’idea di non essere vittima e prigioniero di se stesso e della sua condizione fisica. Tutto questo lo ha portato a vivere in maniera serena, realizzandosi nel campo dell’arte e della scrittura.

“Credo di essere riuscito – spiega Francesco Canale nel suo sito web www.animablu.it – a trasformare una vita considerata persa in partenza in un’esistenza unica e meravigliosa”. Il suo motto è “vivere sempre, sopravvivere mai”.

Una testimonianza di grande coraggio e di profonda accettazione di se stesso e del proprio corpo, privilegiando la bellezza dell’anima e del cuore. Per la sua storia, Francesco ha ricevuto dal vescovo di Gubbio mons. Mario Ceccobelli il premio “Lupo di Gubbio per la riconciliazione” che – seguendo il tema del pellegrinaggio Assisi-Gubbio – quest’anno era dedicato proprio alla riconciliazione con se stessi. Ecco la motivazione integrale del premio consegnato a Canale:

 

Per aver trovato dentro di sé tutte le energie e la forza per non essere vittima della sua condizione fisica, da una parte, e – dall’altra – di una società che è abituata a inserire le persone in categorie a seconda delle diversità. Per aver trasformato quella che poteva essere considerata una “vita persa in partenza” in un’esistenza unica e meravigliosa. Per tutto il coraggio che – con la sua arte e la sua stessa vita – trasmette alle persone che lo incontrano sul loro cammino.

 

Il pubblico della serata conclusiva del “Sentiero di Francesco2014 ha potuto ascoltare anche le musiche cantate dal tenore fra’ Alessandro Brustenghi e dalla corale Cantores Beati Ubaldi, diretti e accompagnati al pianoforte dal maestro Renzo Menichetti.

Molto emozionante anche la testimonianza dell’attore, regista e scrittore Fabio Salvatore che da anni sta lottando contro il cancro e che ha appena scritto il libro “Il tuo nome è Francesco - A piedi nudi lungo la via del perdono”, dopo aver sperimentato il dolore per l’uccisione del padre in un incidente, causato da un pirata della strada.

Tra i riconoscimenti della serata, un saluto speciale alla famiglia di Luca e Chiara Belotti, arrivati dalla provincia di Bergamo per mettersi in cammino sul Sentiero francescano con i loro cinque figli, dai 5 ai 15 anni. La loro testimonianza di “famiglia extralarge” attenta ai temi della custodia del creato sarà raccontata anche da Rai Uno, nella puntata della rubrica “A Sua immagine” di domenica 7 settembre (ore 10,30-12,20). L’autore del programma Daniele Morini e la regista Danila Filippone li hanno seguiti proprio nell’ultima giornata di cammino, da Vallingegno a Gubbio.

Nel pomeriggio di ieri il gruppo dei pellegrini del Sentiero aveva completato il pellegrinaggio, arrivando – come di consueto – presso il Parco della Riconciliazione, davanti alla Chiesetta di Santa Maria della Vittorina. Poi, nella Chiesa di San Francesco è stata celebrata la liturgia conclusiva del pellegrinaggio e diffuso il messaggio scritto dalla diocesi eugubina e dalle famiglie francescane. Ecco il testo integrale:

 

Il Sentiero di Francesco” giunge nel 2014 alla sua sesta edizione! Un bel traguardo!

In questa edizione del “sentiero” siamo chiamati a riflettere su “la riconciliazione dell’uomo con sé stesso”. Solo un uomo riconciliato con se stesso può vivere in armonia con gli altri e con l’intero creato. Il Santo, nel cammino di questi giorni, ci accompagni e ci sia di esempio per ritrovare l’armonia originale voluta da Dio per noi stessi e con il creato!

Nel racconto della Creazione, secondo il libro della Genesi, si legge che Dio plasmò l’uomo con il fango tratto dalla terra. Come un vasaio Dio lo impastò, gli diede forma, ma alla fine pose in esso il “soffio della vita”, il soffio della sua stessa Vita. (Gen 2,7).

La riconciliazione dell’uomo con se stesso consiste nel ritrovare e dare valore a quel “soffio divino, vitale”. L’uomo perciò, pur fatto di terra e a differenza delle altre creature, ha in sé uno “spirito” che lo rende unico nel suo genere e per questo simile a Dio. Riconciliarsi con se stessi significa riscoprire e far vivere in noi tale “soffio vitale”. Fu la scoperta che cambiò la vita di Francesco. Rifiutato dal padre terreno, Pietro di Bernardone, scoprì una nuova “paternità”, quella celeste. Una scoperta che lo fece trasalire di gioia: “Finalmente posso dire: Padre mio che sei nei cieli!”. E’ la scoperta che siamo chiamati a fare nella nostra vita: scoprire di essere “figli di Dio”!

San Francesco ricorda questa verità nella I Ammonizione: “Il Padre abita una luce inaccessibile perché Dio è spirito, e nessuno ha mai visto Dio. Perciò Dio non può essere visto che nello spirito, poiché è lo spirito che dà la vita; la carne non giova a nulla” (FF141). L’uomo per ritrovare se stesso deve riscoprire e ravvivare questa sua origine, “il soffio divino” che lo rende figlio del Padre che è nei cieli.

I Vescovi italiani, nel messaggio scritto per la IX giornata delle custodia del creato (1 settembre 2014), ricordano all’uomo che se viene spezzato questo rapporto con Dio, “si spezza anche l’armonia con la terra, si diventa nemici gli uni degli altri, versando sangue su sangue e il nostro cuore si chiude in paura reciproca, con falsità e violenza…  La fedeltà a Dio invece garantisce la reciproca fraternità fra gli uomini e si fa ancora più dolce la bellezza del creato, in luminosa armonia con tutti gli esseri viventi”.

Quando l’uomo perde di vista questa sua originale dimensione, non vive più in armonia con se stesso, infrange la comunione con Dio e quindi perde l’armonia con le altre creature. E quanto avvenne nel paradiso terrestre, allorché Adamo ed Eva, su istigazione del malino, si sono posti al di fuori dell’alleanza con Dio, si sono trovati “nudi”, soli, sommersi dalla paura e privi di armonia e di bellezza con le altre creature.

San Francesco, dopo aver ritrovato se stesso e aver scoperto di essere figlio di Dio, ci invita a ritrovare anche in noi tale identità. Nella XII ammonizione ci ricorda: “Questo è il segno da cui si può riconoscere il vero servo di Dio: se ha lo spirito del Signore!”. E nella XX ammonizione ricorda: “Beato quel servo che non ripone la sua gioia e la sua felicità se non nelle santissime parole e opere del Signore; e mediante queste, conduce gli uomini all’amore di Dio con gaudio e letizia”.

Proviamo allora a chiedere scusa all’Altissimo, Onnipotente e buon Signore per tutte le volte in cui abbiamo dimenticato la nostra origine, abbiamo smarrito il senso della nostra vita, abbiamo perso di vista “lo spirito del Signore” con cui Dio ci aveva comunicato la sua vita stessa e ci aveva fatto simili a sé.

Proviamo allora a ritrovare noi stessi, a vivere secondo “il soffio divino” ricevuto da Dio nei nostri pensieri, nelle nostre scelte, nella nostra vita! Perché non chiedere a Dio per noi il dono di uno sguardo che sia ancora capace di stupirsi e di stupire? Perché non chiederGli il dono di guardare noi stessi, le persone, le cose, la vita con gli occhi di Dio? Perché non chiederGli il dono di un’anima sempre più bella capace di far emergere ogni giorno gratitudine per le meraviglie della Creazione?

Con Francesco allora potremo anche noi cantare: “Laudate et benedicete mi’ Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate”.   




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