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  11/08/2014 15:03


Perugia: celebrate le esequie di mons. Remo Bistoni. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «don Remo un prete che ha consumato la vita per noi, spendendosi per la nostra Chiesa»



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«Don Remo ci ha lasciati. Il nostro Presbiterio si è sicuramente impoverito. Aveva la grinta degli aretini - era nato novanta anni orsono ad Arezzo ad un passo dalla cattedrale di San Donato e dalla basilica di San Domenico -, ma, venendo da piccolo a Perugia, aveva incarnato il cuore e i sentimenti degli umbri». A dirlo è stato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inizio dell’omelia delle esequie di mons. Remo Bistoni, ritornato alla Casa del Padre lo scorso 9 agosto, pronunciata questa mattina nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia, nella quale per tantissimi anni mons. Bistoni, in qualità di canonico penitenziere, esercitò il suo ministero sacerdotale iniziato a 24 anni, il 29 giugno 1948. «Don Remo è il 130° sacerdote, in questi miei venti anni di vescovo, di cui celebro le esequie – ha commentato il cardinale –. Questi preti hanno consumato la vita per noi e noi siamo il dono del loro spendersi per la nostra Chiesa locale. Per cui sentiamo il bisogno di dire grazie Signore per averceli donati. Questi sacerdoti, don Remo in particolare per la sua fede, la sua cultura, la sua grande apertura e sensibilità umana, ci riportano al nostro passato. Purtroppo, come ha detto recentemente a Perugia il grande sociologo Zygmunt Bauman, questa nostra società ha un carattere “liquido”, quindi instabile, fugace: non si fa a tempo a vivere un attimo, che è già lasciato alle spalle e dimenticato. Ma purtroppo senza passato rimane difficile costruire il futuro e si vive una vita a frammenti. Si rischia così di perdere le relazioni, che hanno fondato la nostra vita, la bellezza e la ricchezza delle amicizie, la reciprocità del dare e del ricevere. Ricordare mons. Remo Bistoni e i sacerdoti che ci hanno preceduto, è rendersi conto di quanto, anche per mezzo di loro, nella vita ci è stato donato. Don Remo, che ha camminato nello spirito del Vangelo e ci ha sempre testimoniato la gioia del vivere, l’amore e il perdono di Cristo, ha avuto un cuore colmo di grazia e di tenerezza di Dio. Grazie don Remo per la tua fede, a volte semplice come quella di un bambino; grazie per il dono della tua vita nel ministero sacerdotale. Noi non dimenticheremo il tuo esempio e tu non dimenticarti di noi». Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione, ha ricordato le parole di mons. Bistoni pronunciate durante un loro recente incontro a casa del sacerdote scomparso: «non ho che da sperare nella misericordia di Dio. So che la morte verrà presto e che la Vergine Santissima mi accolga e mi protegga».

Numerosi perugini hanno voluto dare l’ultimo saluto al “loro” don Remo e il Comune di Perugia l’ha omaggiato con la presenza del Gonfalone, avendogli conferito il 20 giugno 2009 il prestigioso riconoscimento dell’iscrizione all’Albo d’Oro della Città.

A concelebrale le esequie c’erano il vescovo di Gubbio mons. Mario Ceccobelli e il suo emerito mons. Pietro Bottaccioli, i canonici della cattedrale di San Lorenzo, i vicari episcopali delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi e diversi sacerdoti e religiosi della città.

All’inizio della S. Messa, mons. Elio Bromuri, canonico di San Lorenzo, vicario episcopale per la cultura e successore di mons. Bistoni alla direzione del settimanale cattolico umbro «La Voce», ha tracciato un profilo biografico dell’amico defunto. «Don Remo – ha evidenziato mons. Bromuri – era un personaggio molto conosciuto, apprezzato e amato e spesso anche discusso. Non passava indifferente in nessuno degli ambienti in cui aveva occasione di entrare. Di intelligenza viva, acuta e sempre in movimento, che gli consentiva di intervenire in ogni tema e questione con prontezza lucidità e spesso anche con ironia e paradosso». Mons. Bromuri ha ricordato anche l’episodio dell’udienza privata che papa Giovanni XXIII concesse all’allora arcivescovo di Perugia, mons. Pietro Parente, divenuto in seguito cardinale, e ad un piccolo gruppo di suoi sacerdoti. «In quell’udienza – ha raccontato mons. Bromuri – anche don Remo avvertì il nuovo che stava avanzando nella Chiesa e che portò al Concilio. Don Remo, come tanti altri di noi è figlio di due “stagioni” apprezzando ciò che di buono rappresentavano e cogliendo soprattutto ciò che stava venendo fuori. Questo culturalmente e teologicamente era don Remo, nell’equilibrio dell’impostazione culturale e religiosa legata alla tradizione con apertura alla novità». Anche per questo, ha sottolineato mons. Bromuri, la figura di mons. Bistoni «merita una dettagliata e documentata biografia nella quale e dalla quale potremo trarre uno spaccato della nostra storia diocesana e cittadina. La sua biografia, infatti, si intreccia con la biografia di altri personaggi che lui ha personalmente conosciuto. Personaggi che anche noi suoi contemporanei abbiamo conosciuto, con la differenza che lui di quei personaggi ha segnato note e descrizioni, inquadramenti storici, che meritano di essere ricordati». Mons. Bromuri ha evidenziato anche la passione di mons. Bistoni per la storia, la scrittura, la poesia e per il giornalismo, soprattutto la sua vicinanza pastorale ai più deboli e piccoli della terra, come le popolazioni di uno dei Paesi più poveri del continente africano, il Malawi, fondando insieme a numerosi fedeli l’Associazione “Amici del Malawi”, alla quale sono state devolute le offerte raccolte durante la S. Messa. In Malawi mons. Bistoni si recò non poche volte riuscendo, come ha sottolineato mons. Bromuri, «ad avviare una serie di progetti umanitari e di cooperazione internazionale coinvolgendo anche le principali Istituzioni civili, socio-sanitarie e culturali dell’Umbria».




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