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  30/07/2014 09:29


Ad Assisi in occasione della festa del Perdono, conferenza di Enzo Bianchi. Anche in Terra Santa “non c’è Pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”



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Enzo Bianchi è intervenuto durante la Festa del Perdono di Assisi alla Porziuncola per sottolineare il valore del perdono per i cristiani e per tutta la società. Un riferimento carico di significato è andato alla situazione in Terra Santa alla quale tutta la Diocesi di Assisi e la Comunità francescana hanno voluto dedicare questa Festa del Perdono. Queste le forti ed incisive parole di Enzo Bianchi, che trovate nel video allegato e che a breve saranno disponibili integralmente sul sito http://www.assisiofm.it:

Il Vescovo di Assisi ha voluto che in questo giorno del Perdono ci fosse una preghiera ardente per la situazione in Medio Oriente. E soprattutto per ciò che sta accadendo tra Israele e Palestina. Noi dobbiamo dire una parola come cristiani, proprio nel momento in cui siamo cacciati e perseguitati in quelle terre. Mai quella terra ha conosciuto una persecuzione e un'oppressione dei cristiani come in questi giorni, in tutto il Medio Oriente. E proprio perché noi cristiani siamo vittime in questo momento, e non siamo attori del conflitto, dovremmo avere il coraggio, un forte coraggio di dire che l'unica via per portare la pace in quelle terre è il perdono. Se si guarda la giustizia, i palestinesi hanno molte cose da rimproverare agli ebrei e gli ebrei hanno altrettanto da rimproverare ai palestinesi. Solo con la giustizia non si viene fuori da quel conflitto. Occorre un perdono reciproco per ricominciare una nuova storia. E noi cristiani dobbiamo avere la forza e l'audacia di portare questo che è il messaggio di Cristo.

Nel suo recente testo dedicato proprio al Perdono, Enzo Bianchi scrive: «Chi è arrivato a perdonare sa che questo è un cammino lungo e faticoso, compiuto a caro prezzo poiché deve fare i conti con il problema del male. Di fronte ad esso le differenti vie religiose percorse dall’umanità hanno percepito che l’unica cosa seria che si può fare è “soffrire insieme”, praticare la compassione. Essa, anche secondo la rivelazione ebraico-cristiana, è l’unica risposta sensata che l’uomo può dare davanti alla sofferenza. Questo sentimento, questa passione, da assumere in primo luogo nelle relazioni interpersonali, non si può limitare a tale dimensione, ma deve aprire una strada a livello sociale e anche politico ed economico». Il perdono è dunque una vera e propria opportunità. Anche Francesco d'Assisi ha cercato di offrire insistentemente ai suoi confratelli e alla società di allora questa occasione di conversione e di crescita. La sua insistenza infatti su questo tema è nota, in specie il suo carattere decisivo in ordine alla fraternità. Emblematiche le sue parole rivolte ad un superiore: «E ama coloro che agiscono con te in questo modo, e non esigere da loro altro se non ciò che il Signore darà a te. E in questo amali e non pretendere che diventino cristiani migliori.

E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli» (Francesco d’Assisi, Lettera ad un ministro).

 

Enzo Bianchi è nato a Castel Boglione (AT) in Monferrato il 3 marzo 1943. Dopo gli studi alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino, alla fine del 1965 si è recato a Bose, una frazione abbandonata del Comune di Magnano sulla Serra di Ivrea, con l’intenzione di dare inizio a una comunità monastica. Raggiunto nel 1968 dai primi fratelli e sorelle, ha scritto la regola della comunità. È a tutt’oggi priore della comunità la quale conta un’ottantina di membri tra fratelli e sorelle di cinque diverse nazionalità ed è presente, oltre che a Bose, anche a Gerusalemme (Israele), Ostuni (BR)  Assisi (PG) e Cellole- San Gimignano (SI). Nel 1983 ha fondato la casa editrice Edizioni Qiqajon che pubblica testi di spiritualità biblica, patristica, liturgica e monastica. Nel 2000 l’Università degli Studi di Torino gli ha conferito la laurea honoris causa in “Scienze Politiche”. Membro del Consiglio del Comitato cattolico per la collaborazione culturale con le Chiese ortodosse e orientali del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha fatto parte della delegazione nominata e inviata da papa Giovanni Paolo II a Mosca nell’agosto 2004 per offrire in dono al patriarca Aleksij II l'icona della Madre di Dio di KazaÅ„. Ha partecipato come "esperto" nominato da papa Benedetto XVI ai Sinodi dei vescovi sulla Parola di Dio (ottobre 2008) e sulla Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana (ottobre 2012). Nel 2009 ha ricevuto il “Premio Cesare Pavese” e il “Premio Cesare Angelini” per il libro Il pane di ieri.




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