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  14/07/2014 17:29


Città di Castello: le prime parole da vescovo di mons. Nazzareno Marconi, pastore della Diocesi marchigiana di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia: «la Chiesa deve essere restaurata, ma da sempre, dal giorno dopo la Pentecoste». Il suo commosso ringraziamento ai «ragazzi della Carità dell’Umbria»



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Davanti a centinaia di fedeli giunti anche da tutta l’Umbria e dalla Diocesi marchigiana di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, che hanno gremito le due basiliche (superiore ed inferiore) del complesso della cattedrale di Città di Castello domenica pomeriggio 13 luglio, il neo vescovo mons. Nazzareno Marconi, al termine della solenne concelebrazione eucaristica della sua ordinazione episcopale, ha tenuto il suo primo discorso da presule. E’ stato un discorso molto informale, ma molto incisivo e toccante. «Non vi preoccupate, non è un’altra predica e prometto ai fedeli (in particolare a quelli della sua Diocesi marchigiana, n.d.r.) che i pontificali non saranno così lunghi – ha esordito mons. Marconi –. Però spero che siano così devoti e spero anche che siano come questa celebrazione eucaristica, perché è il risultato dell’impegno volontario, gratuito, dedicato di tantissime persone. Questa è la Chiesa! La forza della Chiesa è questa capacità, per amore di Dio e dei fratelli, di fare tante cose e di farle grandi e di farle bene. Questa è la giornata odierna, così si cammina… Devo dire grazie a tutti, ma sono certo che lo dirà il Signore. Grazie e avanti con questo impegno, perché quando ci impegniamo tutti facciamo grandi cose».

            Mons. Marconi ha poi parlato del «bel regalo» che Dio gli ha fatto nella sua vita, soprattutto di parroco: comprendere il significato del «restauro» nel vederlo realizzato tante volte anche in tante opere, «ad iniziare dall’immagine della Madonna di Donatello (custodita in una chiesa di Citerna suo paese d’origine, n.d.r.) al restauro bellissimo con i miei seminaristi del nostro Seminario Regionale di Assisi», del quale il neo vescovo è stato rettore per otto anni, seguendo i lavori della ricostruzione post-terremoto Umbria-Marche del 1997-98. A proposito di «restauro», mons. Marconi ha detto con voce ferma: «ti insegna una cosa, che sotto quello che sembra brutto e che vale poco, c’è qualcosa di prezioso. La Chiesa deve essere restaurata, ma da sempre, dal giorno dopo la Pentecoste. Avanti in quest’opera! Lo Spirito ci aiuti e questo è il cammino della nostra Chiesa. Avanti con coraggio e chi mi conosce sa che posso commuovermi, ma la “zucca” l’ho dura. Il Signore ci aiuti tutti, aiuti tutti questi fratelli vescovi (hanno preso parte alla solenne concelebrazione ventotto presuli giunti un po’ da tutt’Italia oltre che dall’Umbria e dalle Marche, n.d.r.). Una preghiera particolare – ha aggiunto – ho per due di loro: il mio vescovo, padre Domenico, e il mio predecessore, don Claudio». Mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, e mons. Claudio Giuliodori, amministratore apostolico della Diocesi di Macerata, sono stati i due vescovi consacranti l’ordinazione presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti.

            Un ultimo commosso ringraziamento il neo vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia l’ha voluto rivolgere ai «ragazzi della Carità dell’Umbria», che hanno lavorato molto alla riuscita di questa celebrazione, una vera festa di popolo di Dio. Mons. Marconi ha citato singolarmente le realtà di carità in cui tanti giovani operano con gratuità esemplare: «i ragazzi dell’Operazione Mato Grosso, delle Case delle Caritas diocesane e regionale, dell’Alto Tevere Senza Frontiere, degli Scout e della Pastorale diocesana giovanile». Tutti loro hanno contribuito ad organizzare una festa-ristoro sobria al termine dell’ordinazione episcopale per i duemila e più partecipanti. E’ un modo, ha commentato mons. Marconi avviandosi alla conclusione del suo primo discorso da vescovo, «per essere vicini anche a tanti amici e fratelli che in molte parti del mondo mancano di tanto, a volte di tutto. Per questo, ciò che è stato raccolto durante l’offertorio e nella giornata odierna, va per le necessità della Caritas e delle persone che hanno bisogno, perché bisogna fare così!».

      a cura di Riccardo Liguori




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